Interno della Key Arena, la quale è il motivo di scontro tra la nuova proprietà e i politici locali
Sono passate delle settimane dalla vendita dei Supersonics; il polverone iniziale si stà dileguando ed è possibile ora disegnare alcuni tratti della situazione della società .
Come sapete la vecchia dirigenza, con a capo Howard Schulz; ha venduto con una trattativa celere della durata di 12 giorni le squadre dei Sonics e delle Storms, ad un gruppo finanziario con sede ad Oklahoma City. La vendita è chiusa con l'accordo delle parti, ma si deve comunque aspettare il parere del Board of Governors della NBA, che non arriverà prima di Ottobre.
Il gruppo finanziario eredita in pratica la stessa situazione che aveva la proprietà precedente; una difficile trattativa aperta con le autorità cittadine per rinnovare profondamente la Key Arena oppure costruirne una di nuova; e per rinegoziare il peggior contratto d'affitto di tutta la lega.
Howard Schulz(a capo di un gruppo di 58 investitori) aveva acquistato i Sonics e le Storms nel 2001 da Barry Ackerley per la cifra di 200 milioni di $, ed in questi anni ha perso più di 60 milioni di $; il problema risiede nel contratto d'affitto che le due squadre di pallacanestro hanno con la città per usufruire della Key Arena. Tale contratto attivo fino al 2010 li costringe a dividere con la città i proventi derivanti dalle luxury-suite e dalle attività commerciali presenti nell'Arena.
Si è scoperto in questi giorni che Schulz ha rifiutato offerte più alte da parte di altri gruppi, ricercando qualcuno che almeno sulla carta facesse l'impossibile per mantenere la squadra in città . Si era fatto avanti anche il ben noto Larry Ellison, CEO di Oracle, il quale aveva messo sul piatto 425 milioni di dollari da un lato, e dall'altro aveva reso esplicita la sua intenzione di trasferire in caso di buona riuscita della trattativa, la squadra a San Jose in California.
Il gruppo di Shultz aveva inoltre tentato inutilmente di ricollocare la squadra a Bellevue o Renton; senza trasferirla dallo stato quindi.
Della vendita si è detto completamente all'oscuro Ray Allen, che in questi giorni è per cosi dire “impegnato” sui campi da golf fin dalle sette del mattino: ” Sono settimane che non parlavo con Howard; questa operazione mi coglie di sorpresa e speravo di creare con lui lo stesso rapporto che avevo con il senatore Herb a Milwaukee(prima di essere ceduto….); ora cercherò di avere un incontro con la nuova proprietà appena possibile”.
Per la cronaca lo stesso Allen si è detto sicuro della permanenza del club a Seattle e della buona fede della nuova dirigenza.
Ora, a capo del nuovo gruppo dei proprietari c'e' Clay Bennett; il chairman della Dorchester Capital, un gruppo d'investimento privato. Bennett si è sempre definito un proud Okie; nato e cresciuto ad Oklahoma City, si è laureato nel 1981 nella stessa città ha promesso pubblicamente ai tifosi di pallacanestro locali, che prima o dopo avrebbe portato una squadra NBA in città . C'e' già riuscito in quanto è anche merito suo se gli Hornets dopo il disatro provocato dall'uragano Katrina sono temporaneamente collocati ad O. City.
Il gruppo comprende anche tra gli altri Aubrey McClendon, CEO di un' importante società energetica; e varie società e gruppi tra i quali uno bancario, la MidFirstBank.
Molti politici di Seattle si sono detti dispiaciuti della vendita improvvisa della squadra, ma si sono anche detti pronti, a partire dal governatore Christine Gregoire; a lavorare per trovare una soluzione che possa mantenere i Sonics in città .
Arrivati a questo punto è cominciato quel gioco di cattivo gusto dello scarica barile; nessuno si prende la responsabilità politica del fallimento delle negoziazioni con la squadra; in primis il presidente del consiglio cittadino Nick Licata: “Abbiamo fatto quello che potevamo, i proprietari devono prendere una decisione e convenire che la città non si può spingere oltre un certo limite..
Ha inoltre aggiunto (opinione che certamente si poteva risparmiare):“Tanto la partenza dei Sonics avrebbe un impatto pari a zero sull'economia cittadina”.
Tra parentesi, Licata si è in pratica espresso pubblicamente a sfavore della possibilità che i Sonics restino in città .
Un'altro politico che si è espresso a sfavore di una permanenza dei Sonics alle condizioni finora proposte è il Repubblicano Hans Dunshee il quale ha dichiarato:“Era un cattivo contratto prima; ora dovremmo dare loro probabilmente i nopstri primogeniti, le nostre macchine e le nostre case”; in pratica il costo delle tasse per mantenere i Sonics in città ora è addirittura maggiore che non in precedenza.
Incurante naturalmente delle dichiarazioni dei politici il dottor Bennett si è detto: ” Disponibile ad ascoltare ogni proposta che possa permettere ai Sonics di avere un futuro finanziario roseo”; ma ha anche fissato dei paletti precisi e ha girato, punto più importante; per cosi dire la clessidra.
Ha posto un termine temporale di 12 mesi, oltre il quale se non si sarà trovata una soluzione; la squadra verrà ricollocata ad Oklahoma. Fra dodici mesi infatti, scadrà l'accordo che gli Hornets hanno con Oklahoma City di giocare parte della prossima stagione in città , prima di tornare a New Orleans.
Particolare interessante è che il trasferimento ad O.City non è impedito da nessun cavillo legale, in quanto nel contratto d'acquisto e in quello del leasing a detta del presidente dei Sonics Walker: “Non c'e' una sola riga in cui si parli anche solo di una cifra da pagare in caso di trasferimento della franchigia”.
Una eventuale partenza dei Sonics avrebbe forti ripercussioni anche sull'economia cittadina, per tutte quelle attività esterne ai Sonics ma che dipendono dalla quantità di pubblico che questi generano con le loro partite.
Per esempio il manager dell'Ozzie's Restaurant, quello posto in Mercer Street ha rilasciato questa dichiarazione:“La nostra attivtà senza i Sonics potrebbe perdere anche 100.000 $ l'anno; abbiamo assunto anche del personale extra per le cene del dopo partita che ora saremmo costretti a licenziare se la squadra si trasferisce”.
E' di ieri un'altra intervista di Bennett che ha spiazzato il fronte a lui avverso dei politici; in parole povere si stà studiando la fattibilità di costruire una nuova arena dove possano giocare oltre alle due squadre di pallacanestro anche una franchigia NHL. Si, proprio una squadra di hockey. Non è chiaro se sia stata contattata la lega NHL per un allargamento del numero di squadre o se il gruppo propietario dei Sonics sia in trattativa per acquistare una franchigia e ricollocarla a Seattle.
Di sicuro è che Clay Bennett non è quel tipo di persona avvezza ai bluff; il suo gruppo ha un piano preciso, speriamo solo che a rimetterci non siano i tifosi dei Sonics.
Ecco i tifosi, meriterebbero un articolo a parte; qui mi limito a riportare quello che ha scritto un tifoso su un cartello esposto di fronte al municipio durante una manifestazione: ” I Sonics sono stati l'unica squadra ad aver portato un titolo professionistico a Seattle, a loro sono legati molti ricordi di noi tifosi, vi prego non permettete che la nostra infanzia sia venduta ad Oklahoma City”.
I Sonics si unirono alla lega NBA nel lontano 1967 e vinsero il loro primo e unico titolo fino ad ora nel 1979. Quell'anno vinsero 53 partite, che è il record nella storia della franchigia. Di quella squadra facevano parte giocatori come Jack Sikma, Dennis Johnson, Gus Williams e anche quel Wally Walker che è l'attuale presidente e CEO della franchigia.
Al momento a Seattle regna una grande confusione sul futuro del basket in città , sono troppi i punti interrogativi che non ci permettono di fare una previsione neanche lontanamente fondata. Come facciamo sempre, non mancheremo però di tenervi informati riportandovi le notizie principali.
A presto…