Il Team USA sembra esserci

Dwyane Wade in versione Team USA

Parafrasando un film del 1998 del tifosissimo dei Lakers Jack Nicholson si potrebbe certamente dire che nel team USA "Qualcosa è cambiato". In queste prime tre amichevoli di preparazione della nazionale allenata da coach Mike Krzyzewski si notano dei cambiamenti notevoli che fanno ben sperare per il torneo mondiale che inizierà  il 19 agosto prossimo e che dovrà  portare gli Stati Uniti, dopo anni di gestione aprrossimata e sconfitte incredibili (pensate il team USA nella sua storia olimpica ha subito più sconfitte nell'edizione di Atene 2004 che in tutto il resto delle precedenti edizioni dei Giochi Olimpici dal 36 in avanti!) nel posto che li ha sempre contraddistinti: ossia la prima piazza.

I primi passi del nuovo Team USA targato Jerry Colangelo e Coach K sono incoraggianti nelle prime due uscite due vittorie scintillanti con Wade e compagni che hanno asfaltato Portorico e Cina rispettivamente 114 - 69 e 119 a 73. Mentre qualche difficoltà  il team a stelle e strisce l'ha incontrata nell'ultimo test contro il Brasile di Barbosa e Varejao buttato di misura 90 - 86.

Da queste uscite però si evince per prima cosa uno spirito diverso. Si nota subito come il progetto e la programmazione decisa da Colangelo e dal suo staff stia dando i suoi frutti. I 14 ragazzi scelti per rappresentare gli States nel mondiale assomigliano moltissimo a una vera e propria SQUADRA e non ad una accozzaglia di talenti ammorbanti dotati di mezzi atletici spaventosi ma privi spirito di sacrificio, umiltà , grinta e soprattutto incapaci di accantonare il proprio ego per il bene comune.

Questa versione del Team USA sin dall'inizio ha mostrato una grande determinazione una enorme fame e soprattutto una confortante voglia di giocare di squadra difendendo, correndo, andando a rimbalzo consapevoli della loro forza ma anche consci che gli avversari che incontreranno sulla loro strada non siano alieni che non hanno mai visto una palla a spicchi in vita loro ma giocatori dotati probabilmente di un talento inferiore ma certamente ordinati, determinati e vogliosi di fare bene contro gli spocchiosi e irritanti statunitensi.

La cosa che ha stupito molto di questi nuovi Stati Uniti è la voglia di sporcarsi le mani in difesa. Nelle tre partite disputate il team USA ha forzato un totale di 67 palle perse agli avversari imprimendo una grandissima pressione difensiva sui portatori di palla, recuperando tantissimi palloni (44 in totale) che hanno portato inevitabilmente a tantissimi canestri facili, come ha spiegato dopo la vittoria contro la Cina il capitano Dwyane Wade: "Giocare una buona difesa ti porta inevitabilmente benefici anche in attacco perché forzi delle palle perse mandando in confusione gli avversari. Abbiamo giocato un pressing a tutto campo per gran parte del match perché abbiamo giocatori molto veloci. Qualunque giocatore esca dalla panchina capisce immediatamente che deve mettere pressione sulla palla e mettere energia in difesa".

Questa prerogativa tecnica è stato il leit motiv delle prime due gare contro Porto Rico e Cina che hanno trattato in maniera orrida il pallone e dopo un primo quarto equilibrato si sono ritrovate sotto di 20 - 30 punti.

Ha fatto un certo effetto vedere assenteisti difensivi della prima ora come Brad Miller o Carmelo Anthony muovere i piedi anche lontano dal canestro nella metà  campo difensiva segno che coach K ha fatto capire a tutti i suoi uomini che solo sbattendosi in difesa si può rimanere in campo e divertirsi in fase offensiva.

Krzyzewski ha ruotato molto i suoi uomini concedendo almeno 10 minuti di utilizzo a tutti i suoi uomini e ricevendo di volta in volta ottime prestazioni da tutti i giocatori e come ha spiegato bene Carmelo Anthony: "Noi stessi facciamo fatica a prevedere chi sarà  il miglior realizzatore della squadra, perché disponiamo di tantissime opzioni".

Anthony, Jamison e Wade contro Porto Rico, James, Brand e Miller contro la Cina, Johnson e Hinrich contro il Brasile gli Stati Uniti hanno mostrato di disporre di tantissimi giocatori capaci di mettere punti a referto e di trascinare la squadra in qualsiasi momento ciò che però va sottolineato è la confortante mancanza di gelosia tra i compagni: sembrano davvero non esistere prime donne ma una serie di giocatori che sono sulla stessa pagina in grado a turno di portare il proprio contributo alla causa comune.

Questo Team USA sembra assai preparato ad affrontare anche un altro dei demoni delle passate edizioni ossia la zona. In queste prime amichevoli hanno mostrato una buona pazienza e una discreta tranquillità , facendo girare la palla e soprattutto trovando i tiratori perimetrali che la possono affondare in particolare Joe Johnson (6 triple a segno), l'atipico Brad Miller ( 3 / 4 dall'arco, capace di uscire dall'area e non dare punti di riferimento alla difesa), Kirk Hinrich (3 canestri anche per lui) e anche l'ottimo Carmelo Anthony.

Proprio la stella dei Nuggets finora è stato il giocatore che si è espresso sui migliori livelli segnando 17.3 punti di media, non forzando quasi mai conclusioni azzardate e risultando mortifero con il suo jump shot anche dalla distanza. Nell'ultimo match contro il Brasile Melo si è però infortunato alla fine del secondo quarto per recuperare una palla che stava uscendo fuori dal campo e ha avuto una distorsione al ginocchio. Per fortuna di coach K la torsione del ginocchio non è stata particolarmente grave e il giocatore si è già  allenato coi compagni giovedì per 2 ore senza sentire grosso dolore e dovrebbe certamente essere ai nastri di partenza per l'inizio della competizione continentale.

La partita che ha destato certamente più interesse fino ad ora è stata certamente l'ultima contro la nazionale verdeoro come ha sottolineato infatti Krzyzewski ai suoi ragazzi nel discorso post partita: "Questo è stato il benvenuto al campionato del mondo, abbiamo subito un parziale di 16 punti e ci siamo trovati per lunghi tratti a lottare punto a punto contro una squadra di medio livello. Questa prestazione ci dimostra che dobbiamo migliorare in molte cose ma è anche stata un fondamentale esempio che ci serve per capire cosa ci aspetterà  nei prossimi 20 giorni".

Contro Barbosa e compagni gli Stati Uniti dopo un buon primo tempo concluso sopra di 14 punti hanno subito la rimonta dei brasiliani che alzando il volume della radio in difesa, attaccando con più costrutto, lottando a rimbalzo con un monumentale Varejao e insaccando qualche canestro si sono rifatti sotto.

Dopo questa sfuriata brasiliana gli States hanno pian piano risalito la china, ritrovato punti e giocate difensive importanti (come la stoppata di Johnson sul tiro da tre di Dos Santos a pochi secondi dallo scadere) per portare a casa il risultato.

Questa partita ha messo a nudo anche delle inaspettate problematiche a rimbalzo infatti per la prima volta il team USA è andato in maniera abbastanza netta sotto a rimbalzo (41 a 28 in totale, 31 - 14 difensivamente) e può aver insinuato qualche tarlo nella testa degli americani che hanno capito che non possono assolutamente rilassarsi sotto i propri tabelloni e anche nelle decisioni di coach K che ha probabilmente capito che quando ci sarà  bisogno di energia e intimidazione sotto le plance la coppia di lunghi più indicata ed assortita è certamente quella composta da Elton Brand e Dwight Howard.

In questo contesto così confortante manca stranamente l'apporto di un giocatore abbastanza atteso alla vigilia, stiamo parlando di Bruce
Bowen il trentacinquenne giocatore degli Spurs che doveva essere uno dei leader silenziosi dello spogliatoio e soprattutto lo specialista difensivo preposto alla marcatura dei migliori giocatori avversari. In realtà  coach K fino ad ora ha preferito in questo ruolo il suo pupillo, ovviamente ex Duke, Shane Battier, egregio in fase difensiva e decisamente più pericoloso e completo nella metacampo offensiva. Il neoacquisto degli Houston Rockets sta ripagando la fiducia dell'allenatore mettendo grande intensità  sul parquet, subendo diversi sfondamenti e insaccando di tanto in tanto qualche tripla.

Bowen sembra dunque essere uno dei candidati più plausibili ad abbandonare il roster che giocherà  i mondiali dal 19 agosto e a non partecipare alla missione "Riconquistiamoci lo scettro del mondo che era nostro".

Una missione certamente difficile ma che con lo spirito intravisto e la grinta intravista in queste settimane sembra meno irraggiungibile.

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