Il tiro di Allan Ray, sarà un'arma in più per i Celtics
Il Draft 2006 è già stato consegnato alla storia come il primo con un Europeo, e più precisamente italiano, ad aprire le danze, in un susseguirsi di scambi, promesse e telefonate.
Il primo Draft senza gli high schooler, con un numero minore di stranieri, la maggior parte dei quali hanno già giocato in Eurolega, vedi Bargnani, Rodriguez, Perovic, Markota e Halperin, o hanno giocato in campionati di prima fascia, vedi Sefolosha.
Poi ci sono i progetti, come Saer Sene e Cheikh Samb, ma in questi casi il consiglio non giudicherà prima di tre-quattro stagioni. Ma ci sono anche quelli che non hanno avuto l'onore di sentire chiamato il proprio nome, da parte di David Stern o di Russ Granik.
Il trend però è chiaro: sperare che un proprio osservato non venga scelto per poi portarselo alla Summer League e magari offrirgli un contratto da free agent, senza troppi vincoli. Sempre di più sono i giocatori scelti al secondo giro, o addirittura non scelti, che riescono a fare il roster, e non solo per occupare le sedie della panchina.
Recentemente, ne abbiamo di casi di giocatori non scelti che comunque hanno avuto impatto: su tutti Chris Duhon e Marquis Daniels, di Bulls e Pacers (appena scambiato dai Mavs, che lo avevano scoperto, per Croshere).
Il primo autore di una discreta carriera collegiale, grande leader, solido difensore, attaccante non di prima fascia ma che ha saputo costruirsi un tiro da fuori più che affidabile, nella squadra che forse tira di più e meglio da dietro l'arco.
Daniels invece è il classico giocatore che non eccelle in niente di particolare ma che fa tutto piuttosto bene: può giocare tutti e tre i ruoli di dietro, attacca, difende, va a rimbalzo, ha un buon atletismo, il suo tiro da fuori è più che discreto. Un ottimo sesto uomo che, anche nelle finals, ha saputo contribuire quando è stato chiamato in causa.
Altri casi sono quelli di Damien Wilkins, figlio di gerald e nipote del grande Dominique Wilkins, che ha saputo ritagliarsi spazio a Seattle, di Smush Parker, talento da Fordham, che ha saputo risalire dagli inferi del campionato greco e diventare il play titolare dei Los Angeles Lakers.
Anche in quest'ultimo Draft ci sono state diverse sorprese, giocatori che fino ad una settimana prima erano dati addirittura al primo giro, o all'inizio del secondo, non sono stati scelti ma che hanno subito ricevuto un invito per la summer league o addirittura un contratto da free agent.
Quest'ultimo è il caso del tiratore di Notre Dame Chris Quinn e della guardia di West Virginia Mike Gansey, non scelto come il compagno Kevin Pittsnogle, che sono stati subito messi sotto contratto dai Miami Heat freschi campioni del mondo. Del resto, anche il Pittsnogle di cui sopra, farà la Summer League proprio con gli Heat.
Certo è che in West Virginia non deve essere stato un grande Draft visto che i due giocatori di maggior caratura dei Mountaneers valevano sicuramente una chiamata, per lo meno al secondo giro. Due non grandissimi atleti, ma solidi, eccellenti tiratori, e, Pittsnogle soprattutto, è un lungo vero, vicino ai 210 cm, che tira come una guardia e che può essere utile per mettere punti in poco tempo: di lui si parlava come una specie di nuovo Sam Perkins.
Altri due giocatori ignorati sono stati Allan Ray, compagno di backcourt di Foye a Villanova, e Gerry McNamara, leader degli Orangemen di Syracuse.
Ray è stato subito firmato dai Celtics, pur avendo già Telfair, West e Rondo, ma le sue doti di cannoniere e di tiratore ne fanno una combo guard che può incidere, soprattutto se riesce anche a migliorare dal punto di vista del point man.
Discorso simile per McNamara: leader, faccia tosta, playmaker fatto e finito, tiratore mortifero senza limite di raggio, ma piccolo e troppo poco atletico per l'Nba, almeno per ora. I Magic gli daranno una chance per la Summer League, anche se credevo e speravo che i Nuggets, del suo amico ed ex compagno Carmelo Anthony, che tanto necessitano di un tiratore, gli dessero una possibilità , e spendessero per lui la loro seconda scelta.
A proposito di tiratori, non possiamo dimenticarci di Rashad Anderson, di UConn, non scelto ma invitato al camp dai Wizards: sa fare solo quello, tirare, piazzato possibilmente, ma senza limite, soprattutto nei momenti chiave, sotto pressione, come al torneo Ncaa di tre anni fa, quando vinse con Gordon e Okafor. Il fisico c'è, non è troppo esplosivo ed è piuttosto lento nel muovere i piedi, soprattutto in difesa, ma credo che con quel tiro, sia più adatto all'Nba che non all'Europa.
Per chiudere il panorama sui piccoli, non ci si può dimenticare di due play un po' diversi fra loro, ma che potrebbero incidere, forse più oltreoceano che negli States, ma ai quali il talento puro sgorga dalle mani: Juan Barea e Darius Washington.
Portoricano il primo, farà la summer league coi Warriors, è il classico play portoricano, alla Carlos Arroyo, rispetto al quale ha più tiro ma è meno atletico, ma ha la stessa visione e la stessa imprevedibilità , non sempre è sotto controllo e tende, molto spesso, a esagerare.
Washington è un grandissimo penetratore, è la classica guardia nel corpo di un play, alla Iverson per intenderci, ma non ha tiro da fuori ed è spesso sopra le righe: ha un cuore che fa provincia ma non è detto che basti.
Per quanto riguarda i giocatori interni, a parte Pittsongle, lungo solo sulla carta, cito solo tre giocatori, ma che secondo me hanno grosse possibilità di fare la squadra.
Uno è l'inglese di passaporto Pops Mensah-Bonsu, subito preso dai Dallas Mavs, non altissimo ma un candelotto di dinamite, atleta super, rimbalzista e stoppatore di livello Nba, grezzo e selvaggio, senza un movimento che uno in attacco ma giocatore che può incidere con la sua energia.
Discorso simile anche per Taj Gray, da Oklahoma: ragazzo del Junior College, grande atleta, rimbalzista, stoppatore, sempre attivo, fisicamente spaziale, ha mano educate anche dai tre-quattro metri. Ai Kings, che lo hanno invitato al camp, può servire.
Chiudo con Eric Williams, da Wake Forest, lungo undersized, forse 2 m, ma tosto, solido, con mani rotonde e una grande etica del lavoro. Ai Nets, che di lunghi non ne hanno proprio, può fare la squadra e dare qualche minuto di energia: secondo me assomiglia molto a Danny Fortson, per la durezza e il lavoro vicino al ferro.
Ora aspettiamo i responsi, per quanto validi, delle Summer League, che sono iniziate benino, con 20 punti alla prima per il Mago e un bel trentello di Foye per i Twolves.
Buone vacanze a tutti!