Coach Krzyzewski ha portato il suo stile nell'ambito del Team USA
Umiltà .
Si stenta a crederlo, se si pensa al passato recente (e non solo) di questa squadra, ma se si dovesse riassumere in una sola parola il nuovo spirito portato da coach Mike Krzyzewski al training camp di Las Vegas, quella sarebbe la risposta più giusta. Umiltà .
Dopo tutto, è stato proprio quello l'ingrediente principale mancato agli Stati Uniti nelle ultime competizioni internazionali.
Mancanza di umiltà dei giocatori nel mettersi a disposizione della Nazionale;
mancanza di umiltà dei selezionatori, interessati più a mettere insieme grandi nomi che una vera squadra di pallacanestro;
mancanza di umiltà dei coach, interessati più a portare avanti il "loro" gioco, la "loro" filosofia, troppo poco disposti ad adattarsi alle regole internazionali.
Si respira un'aria nuova, completamente nuova, al training camp del Team USA a Las Vegas.
Sembra finalmente finita l'era della Nazionale vissuta come dovere dai giocatori, come formalità dalla Federazione, coi giocatori scelti da un comitato e non dall'allenatore, con una preparazione tattica a dir poco approssimativa.
L'obiettivo, si sa, non sono soltanto i Mondiali che inizieranno fra poco meno di un mese in Giappone: nella mente di giocatori e allenatori la posta in palio è un posto alle Olimpiadi del 2008 a Pechino, oltre che il ritorno sul tetto del mondo dopo le ultime sciagurate spedizioni del 2002 (sesto posto ai Mondiali) e del 2004 (bronzo alle Olimpiadi di Atene).
Significative, e convincenti, le novità introdotte: prima fra tutte il gruppo allargato di giocatori "nel giro della nazionale", come diremmo noi italiani: 23 i convocati al training camp, dal quale usciranno i 12 prescelti che voleranno prima in Cina e Corea per un tour di amichevoli, e quindi in Giappone per l'esordio con Portorico (Carlos Arroyo who?) il 19 agosto.
Ecco l'elenco completo:
BACKCOURT
DwyaneWade (Heat), Gilbert Arenas (Wizards), Shane Battier (Rockets), Chauncey Billups (Pistons), Kirk Hinrich (Bulls), Chris Paul (Hornets), Michael Redd (Bucks), Luke Ridnour (Sonics).
FRONTCOURT
Lebron James (Cavs), Elton Brand (Clippers), Carmelo Anthony (Nuggets), Chris Bosh (Raptors), Bruce Bowen (Spurs), Dwight Howard (Magic), Antawn Jamison (Wizards), Joe Johnson (Hawks), Shawn Marion (Suns), Brad Miller (Kings), Adam Morrison (Bobcats), Amare Stoudemire (Suns).
Tanti i grandi nomi, e non è una novità ; pochi i lunghi di peso e centimetri, e neanche questa è una novità . L'ultima non-novità sono le grandi assenze: da chi non ha dato affatto la sua disponibilità (Garnett, Shaq, Duncan), alle star infortunate o comunque impossibilitate ad esserci (Kobe, Paul Pierce, Lamar Odom fra gli altri").
Le vere novità sono altre: ad esempio, la presenza di specialisti, da Bruce Bowen e Shane Battier, difensori 5 stelle e importanti uomini spogliatoio, a Adam Morrison, Michael Redd e Luke Ridnour, i tiratori da fuori indispensabili per fare strada nel basket FIBA.
Ma le novità fondamentali non sono tanto nei nomi quanto nello spirito: pochi sono i giocatori che possono dirsi già col biglietto per il Giappone in tasca, e nei primi giorni di training camp l'agonismo si è subito fatto sentire. Sono stati in particolare gli underdog come Bowen, Battier e Miller a dare fin dal primo minuto il 110 per cento: avendo un "pedigree" per certi versi meno pregiato di tante stelle, sanno bene di dover dimostrare qualcosa in più.
Ma il concetto di "umiltà " emerge molto bene quando andiamo a vedere il lavoro di preparazione del coaching staff: allenamenti con palloni Molten per abituarsi alla diversa zigrinatura e rimbalzo, esercizi specifici per abituare i lunghi alla diversa forma dell'area pitturata, istruzioni specifiche ai rimbalzisti di spazzare via la palla anche quando è dentro al "cilindro" del canestro, perché ai Mondali il regolamento lo permetterà .
Coach K, uno dei più vincenti allenatori del college basketball, uno dei personaggi più rispettati del panorama cestistico americano, si avvale inoltre della collaborazione di coach Mike D'Antoni, specialista per l'attacco, e coach Nate McMillan, specialista per la difesa.
Il primo sta sperimentando il suo gioco in velocità che ha fatto la fortuna della Benetton prima e dei Suns dopo, impiegando Chris Paul come nuovo Steve Nash; il secondo sta preparando la squadra ad una difesa uomo a uomo con adattamenti contro la principale tipologia di attaccanti che si trova in area FIBA: i tiratori. Raramente infatti nel "resto del mondo" i giocatori sono particolarmente pericolosi spalle a canestro, ma non c'è nazione che non abbia in roster almeno un paio di tiratori temibili.
Insomma, sembrano finalmente poste le basi per un nuovo inizio del Team USA: archiviato il Dream Team, assorbito lo choc delle prime sconfitte rimediate contro il "Resto del Mondo" - che nel corso degli anni è migliorato tantissimo proprio grazie ai propri giocatori abituati al livello NBA - gli Stati Uniti paiono presentarsi con la giusta dose di umiltà mista a rabbia, voglia di rivincita, tenacia e preparazione specifica. Il "Mondo" è avvisato"