15 storie da titolo

Si sapeva che Wade era molto forte… ma così forte? Forse no…

Nel 1959 un uomo soprannominato "The Great Blondin" dichiarò che avrebbe attraversato la portata d'acqua delle cascate del Niagara sostenuto da una cariola e appeso a una fune; una massa di gente, fra curiosi e scettici, si presentò all'appuntamento per assistere a quell'impresa. Prima di provarci l'uomo arringò la folla: "Credete davvero che io possa farcela?", chiese quattro cinque volte ricevendo risposte affermative sempre più entusiastiche.

La storia di "The Great Blondin" è uno dei tanti racconti attraverso i quali Pat Riley ha ottenuto il suo scopo di convincere i giocatori che per essere uomini da titolo dovevano prima di tutto volerlo. Eravamo tutti scettici quando, a metà  novembre, rimpiazzando Stan Van Gundy, Riley disse che questa squadra aveva "la possibilità  di diventare grande."

Ora gli Heat sono campioni Nba, dopo aver vinto 95-92 in trasferta contro i Dallas Mavs, quarta vittoria consecutiva dopo lo 0-2 iniziale.

In un fiume di champagne che ha inondato lo spogliatoio dei vincitori a fine gara6, è stato rivelato il segreto della "Palla del Mistero", voluta da Riley e tenuta gelosamente a distanza da giornalisti ed esterni allo spogliatoio: all'interno di essa c'erano migliaia di figurine. Su di un lato c'erano foto, immagini personali o personalmente scelte da chi le aveva infilate nella palla; sull'altro c'era il motto, la frase che ha tenuto uniti questi giocatori, dalla prima partita contro Chicago all'ultima contro Dallas.

15STRONG

Pat Riley ha voluto enfatizzare il concetto di gruppo. "Fin dall'inizio della stagione - ha spiegato l'ex architetto dello Show time - su di noi avete fatto tantissime parole. Eppure io sapevo che i giocatori avevano capito; la gente non sa quanto questi giocatori hanno lavorato per far funzionare le cose e non sa quanto hanno voluto vincere. "15strong" è il nostro motto, la nostra frase."

Ce n'è stato bisogno anche in gara6. Shaq O'Neal non è stato un fattore, "non ho giocato le finali che avrei voluto giocare" ha poi confessato, per i problemi di falli che lo hanno relegato in panchina all'inizio del quarto periodo. Il gruppo è venuto fuori: Hudonis Haslem ha giocato la partita della vita, aggiungendo a tutto quello che ha fatto in questa serie, 17 punti e 10 rimbalzi.

James Posey ha segnato 5 punti cruciali: la tripla che ha portato la sua squadra sull'87-81 a 3'41" dalla fine e il canestro del 91-88 con 1'21" alla sirena. Alonzo Mourning ha fatto quello che Shaq non è riuscito a fare: entrato al secondo fallo dell'ex LSU, Zo ha subito preso possesso delle due aree con una stoppata, un ribalzo offensivo e susseguente schiacciata. Come ultimo uomo della zona di Riley ha pattugliato l'area producendo 5 stoppate complessive. Quel che più conta: con lui in campo, Miami ha rimontato l'iniziale svantaggio di 14 punti.

"Grande merito va dato a Riley - ha detto gary Payton, al suo primo anello in 16 anni di carriera, dopo una finale in cui ha segnato 16 punti in tutto ma due canestri pesantissimi – perché è stato in grado di farci giocare assieme come tutti ci aspettavamo e come dovevamo fare." Il grande motivatore, il Riley che sembra un po' fanatico quando per convincere a "volere qualcosa fino in fondo" infila la testa in un secchio d'acqua ghiacciata.

"Ho sempre considerato un momento chiave della nostra annata - ha spiegato il coach – un incontro in cui i giornalisti continuavano a parlare di come sarebbe stato difficile assemblare giocatori d'esperienza, abituati ad avere tanto spazio nelle loro precedenti esperienze. Alla fine Walker è venuto da me e mi ha detto di avere capito cosa gli avremmo chiesto. Chi ci ha seguito per tutto l'anno ha sottovalutato quanto i giocatori abbiano voluto cogliere quest'occasione."

L'ultima probabilmente: l'ex Celtics, Gary Payton e Alonzo Mourning nelle loro carriere avevano subito ogni tipo di sconfitta. Jason Williams è stato disarcionato dai Kings quando hanno scelto di diventare adulti ed è poi stato scaricato da Mike Fratello e Memphis.

"Quando sono arrivato a Miami - ha detto Mourning – avete detto le stesse cose che ho sentito quando sono arrivati i nuovi. Ma avete sottovalutato l'esperienza di chi è arrivato."

"A 20 anni - ha confermato Walker - sarebbe stato difficile accettare meno tiri e minuti come quest'anno perché vuoi avere riconoscimenti personali. A 30 è diverso.” Per la verità  l'ex Kentucky spazio ne ha avuto, tirando anche più di Shaq O'Neal.

Tutti pazzi per Flash

E' finita con Wade che ha preso il rimbalzo, ha lasciato trascorrere l'ultimo secondo senza un Mav nelle vicinanze e poi in segno di giubilo ha lanciato la palla in aria; questo è il primo titolo di Wade, al suo terzo anno di carriera Nba. Nel peggiore dei casi potrà  dire di esserci arrivato prima di Lebron James, Carmelo Antony e Chris Bosh, gli altri rookie meravigliosi della sua classe.

Wade nell'ultima partita ha segnato 36 punti, con 34.7 punti di media è il secondo giocatore della storia per media punti in una finale a sei partite, alle spalle di Rick Berry, e il secondo più giovane di sempre, dietro a George Mikan, a issarsi sopra i 30. A 24 anni è entrato a far parte del ristretto club di giocatori che hanno segnato almeno 30 punti con 10 rimbalzi e 5 assist. Gli altri: Havliceck ('68), Magic Johnson ('80), Worthy ('88) e Olajuwon ('95). "Avete visto tutti che ha giocato a un livello superiore", ha detto Riley. I tiri liberi sbagliati che, a 9" dalla fine, hanno concesso l'ultimo tentativo a Dallas saranno presto dimenticati.

"Non vi dirò che ho preso la squadra sulle mie spalle - ha detto l'ex Marquette ai giornalisti - perché siamo stati forti in 15 (15 strong ndr). All'inizio di queste finali qualcuno ha detto che non so tirare; mi hanno dato la possibilità  di smentirli e io ho fatto quel che dovevo fare."

"E' stato il cuore di una grande squadra", ha confermato David Stern che gongola perché Wade è giovane, ha un'immagine di ragazzo legato alla famiglia che la Nba amerebbe propagandare fra i suoi atleti.

Di certo anche grazie alle prodezze del nuovo fenomeno Miami ha potuto vincere giocando sostanzialmente male, almeno per i canoni dell'ortodossia Nba: 2 su 18 da tre, 14 liberi sbagliati, 19 palle perse sono dati che stupiscono chi è abituato a guardare a certi parametri come al sinonimo dell'eccellenza.

Uno dei tanti concetti che Riley ha sovvertito in questa lunga stagione. Tornando campione Nba a 24 anni dal suo primo titolo con LA e a 18 dall'ultimo.

La promessa di Shaq

Shaquille O'Neal al suo arrivo in Florida aveva promesso un titolo: ora è arrivato. Non ci fossero stati il suo ematoma e la costola incrinata di Wade magari sarebbe arrivato prima. Ma il destino spesso ci mette lo zampino.

Il giudizio sulle 6 partite in cui ha segnato una media di 14 punti, non andando mai oltre i 18, l'ha già  dato: nel 2000, a 28 anni, Shaq rase al suolo i Pacers con 38 punti media. Tempi diversi, ora la ribalta è di Wade che però sulle sue penetrazioni avrebbe visto qualche aiuto in più senza "The most dominant ever": "Quando sono arrivato - ha spiegato a fine gara Shaq che ora, come Chamberlain e Jabbar ha vinto il titolo con due squadre diverse - ho deciso che avrei lasciato il ruolo di "prima punta" a Flash che ha dimostrato d'essere il migliore di sempre. Io mi sono tenuto il secondo e ha funzionato: questa è la vittoria che ho sognato ogni giorno da quando ho lasciato Los Angeles. Ora che ho nelle mani quattro titoli posso cominciare a lavorare per il quinto."

Immaginiamo non subito. Mourning stesso ha dichiarato di voler prima festeggiare e poi "pensare a un eventuale ritorno". Sono tanti i nodi per una squadra che ha vinto, non dominato, non è giovane, ed è andata oltre limiti evidenti.

C'è un'estate davanti. Così come una parata che, immaginiamo, non sarà  il massimo della gioia vista dalla California meridionale. "15strong" e per quest'anno può bastare.

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