50 volte Dirk

Nowitzki è il pericolo pubblico n.1 per la difesa dei Suns

50 punti. Ebbene sì, 50 punti. Il buon Dirk Nowitzki ha scacciato in una partita tutte le critiche che gli erano piovute addosso dopo una gara 5 steccata. Perché la verità  è che ormai, per lo status che ha raggiunto, nessuno si aspetta più che Dirk Nowitzki possa steccare una partita.

E, se ce ne fosse ancora bisogno, nell'ultimo match ha ricacciato indietro tutte le critiche e, penso io, dissipato tutti i dubbi sul suo valore come giocatore, sul fatto che ormai è nella cràªme della cràªme di questa Lega. Perché 50 punti in una gara di playoffs li segnano solo i giocatori che sono grandi per davvero.

In gara 5, vinta dai Suns, il tedesco aveva interrotto una serie di 42 partite consecutive nelle quali aveva segnato almeno venti punti, ma nell'ultimo mach ha tirato fuori il meglio del suo repertorio, mentre il suo palazzo, quando è uscito ad un minuto dalla fine dopo una tripla che è valsa il suo cinquantesimo punto, gli dedicava un maxi-coro "M-V-P! M-V-P!", come a voler sottolineare che la nostalgia di Steve Nash, ora avversario, non è poi così tanta in Texas.

Alla fine è stato D'Antoni a riassumere meglio la prova del numero 41 avversario: "E' stato incredibile, non riuscivamo a fermarlo".

In casa Mavs, al di là  della prova stratosferica di Nowitzki, l'atmosfera sembra tranquilla, visto che a Dallas sono abbastanza convinti che i Mavs saranno capaci di sfruttare almeno uno dei due match ball che hanno a disposizione per chiudere la serie.

Ma se, da un certo punto di vista, è confortante la possibilità  di avere, anche perdendo stanotte, una gara 7 da giocare tra le mura amiche, i Mavs sanno benissimo di dover cercare a tutti i costi di chiudere la serie il prima possibile, per non rischiare di doversi pentire dell'occasione sprecata: "Chiaramente non vuoi dare a nessuna squadra arrivata fin qua più possibilità  di quelle che già  non hanno" sostiene Stackhouse "Vogliamo gestire la situazione nel miglior modo possibile".

Ed il miglior modo possibile di gestire la situazione è sicuramente chiudere il conto stasera a Phoenix, con la motivazione extra di restituire l'eliminazione subita l'anno scorso, come dice anche il leader emotivo della squadra Darrel Armstrong: "Ci ricordiamo come si sono sentiti loro l'anno scorso, quando ci hanno eliminai in casa nostra, e noi vorremmo provare le stesse sensazioni".

La situazione a Dallas è complessa soprattutto dal punto di vista psicologico, visto che la squadra si trova davanti alla possibilità  di ottenere un risultato storico per la franchigia che mai, in ventisei anni di storia, era riuscita ad arrivare in finale, sfiorando solo il sogno nel 1988, quando però furono i Lakers a conquistare l'accesso all'atto finale della stagione.

C'è stato anche spazio per una polemica tra il solito, immancabile Cuban e Mike D'Antoni. Cuban, infatti, oltre ad aver sedato la disputa tra la signora Johnson e alcuni tifosi dei Suns nella stessa occasione in cui a DJ Mbenga sono state affibiate dalla Lega 6 (!!!) giornate di squalifica per essere andato sugli spalti a sedare gli animi, ha anche trovato il tempo di mandare una cassetta alla NBA.

In questa cassetta veniva mostrato un intervento di Shawn Marion, che ha colpito con il gomito un giocatore dei Mavs. Cuban ha chiesto che il filmato fosse visionato dalla NBA, che puntualmente ha visto la cassetta ma non ha preso provvedimenti contro l'ala di Phoenix.

D'Antoni ha sottolineato come Cuban potrebbe trovare un modo migliore e più produttivo di spendere il suo tempo, mentre invece il proprietario dei Mavs ha sottolineato come lui abbia solo cercato di difendere un suo giocatore e gli interessi della sua squadra. Ma al di là  di questo la situazione sembra essersi risolta subito.

In Arizona, invece, puntano sulla forza dei Suns soprattutto a livello psicologico, nella loro dimostrata capacità  di non farsi impressionare dai problemi e di andare dritti per la loro strada sempre e comunque. Il primo a credere ancora nelle possibilità  della sua squadra è il leader Steve Nash: "Non avranno vita facile, questo è sicuro, il livello della competizione si è alzato e noi abbiamo accettato la sfida. Non c'è nessuno che dica o pensi che è la situazione sta diventando difficile, siamo sempre stati in partita in tutte le gare. E' chiaro che se ti fermi e consideri gli ostacoli che hanno loro e tutti quelli che invece dobbiamo superare noi, bé, allora può sembrare un confronto impari. Ma noi non ci preoccupiamo di questo, ma solo di giocare la prossima partita".

La situazione comunque non è agevole per Phoenix, che comunque deve far fronte ai soliti problemi, la rotazione scarsa e gli infortuni, primo tra tutti quello di Bell che, nonostante abbia giocato le ultime due partite, è ben lungi dall'esser completamente guarito. Ma proprio ora i Suns devono ulteriormente alzare il volume del loro gioco per cercare di arrivare al traguardo della Finale NBA che è lì, a due vittorie di distanza.

Per farlo e prendere fiducia potrebbe essere utilizzata anche la cabala o la storia NBA secondo la quale nessuna squadra NBA dai tempi dei Lakers del 1988 è arrivata in Finale vincendo tre serie finite tutte alla settima gara e, con l'arrivo di Miami alla Finale per il Titolo solo 13 su 62 squadre che si sono ritrovate sotto 3-2 nella finale di Conference hanno poi rimontato lo svantaggio e vinto la serie.

I Suns tenteranno quindi di sfatare questo tabù, iniziando dalla gara di stasera allo US Airways Center, dove Phoenix dovrà  fare lo sforzo maggiore per conquistarsi il diritto a giocare l'ultima partita della serie sul campo di Dallas, in un gara 7 che, sebbene si giocherà  in Texas, è da sempre imprevedibile.

La chiavi per Phoenix per ribaltare a serie?
Difendere meglio, come in gara 3 e 4, su Nowitzki che, al di là  dell'ultima prova da cinquanta punti, è sempre stato una spina nel fianco della squadra dell' Arizona, ed arrivare più freschi (se è possibile) ai finali della gara, per gestire in modo più lucido i possessi decisivi della partita.

A Phoenix stanno cercando di mobilitare un pubblico delle grandi occasioni, non solo a livello numerico quanto soprattutto per la quantità  di confusione che i tifosi potranno produrre, soprattutto per creare un ambiente che aiuti ed esalti i Suns e che influenzi gli avversari. Certo è che per vincere la partita non basterà  di certo un pubblico numeroso o rumoroso, ma servirà  anche una squadra in grado di reagire ancora una volta psicologicamente prima di tutto, ad una situazione in cui si ritrova con le spalle al muro, con la serie possibilità  di ritrovarsi, domani a quest'ora, in vacanza.

Ma questo è il momento in cui i Suns sono sempre riusciti a fare la differenza in questi playoffs, visto che sono 4-0 quando le avversarie hanno raggiunto le tre vittorie nella serie. La speranza, a Phoenix, è che la statistica sia confermata ancora una volta.

Stasera scopriremo se la finale ad Ovest può già  decretare la sfidante di Miami o se invece dovremmo aspettare ancora un po'. Shawn Marion, dal canto suo, è convinto che non si ancora finita. Vedremo se ha ragione.

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