D.C. United: di nuovo in vetta

Freddy Adu: dietro le punte sembra più a suo agio

Il Mondiale di Germania si avvicina a grandi passi; molte sono le aspettative per Team USA, chiamato a confermare quanto di buono visto 4 anni fa in Giappone. Ma sul territorio a stelle e strisce si sta svolgendo la regular season 2006 della MLS, che vede il gradito ritorno tra le protagoniste di quella squadra che ha dominato le prime stagioni della Lega: i D.C. United. I capitolini sono per ora al comando della Eastern Conference con un sensibile vantaggio (8 punti su Kansas City e 10 su Boston e Columbus).

Washington sembra essere tornata quella della stagione 2004 (quando vinse il titolo); l'anno scorso subì un momento di appannamento dovuto alla partecipazione ala Coppa Campioni, poi però si riprese. Quest'anno è partita pigiando sull'acceleratore fin dall'inizio e in 10 gare di campionato ha collezionato 6 vittorie, 3 pareggi e 1 sconfitta (il 6 maggio a Denver contro i Rapids). Le cifre sono uguali a quelle di Dallas, la dominatrice della Western Conference, ma rispetto agli Hoops i United hanno un attacco leggermente migliore (23 gol fatti) e una difesa un po' più attenta (10 gol subiti).

In sede di draft la società  ha rinforzato la squadra con uomini non appariscenti ma mordenti ed efficaci: 3 centrocampisti (Moose, Dyachenko e Jeff Carroll) e 1 difensore (Bertz). Quest'ultimo è stato tagliato, Moose e Dyachenko giocano nel campionato-riserve, mentre Carroll (fratello di Brian, suo compagno di reparto) ha avuto la sua 1ª presenza proprio nell'ultimo turno entrando in sostituzione del fratello.

Ciò significa che i United stanno portando avanti la stagione con gli stessi uomini dell'anno scorso, almeno per quanto riguarda i titolari. In panchina siedono elementi dalla Premier Development League (il portiere McIntosh) e dall'adidas generation (i centrocampisti McTavish e Metcalf), oltre al portiere (titolare lo scorso anno) Nick Rimando, finito in panchina a favore della promozione di Troy Perkins, meno esperto e meno sicuro ma probabilmente più abile sulle uscite in presa alta, dove in effetti Rimando ogni tanto ha denunciato qualche incertezza.

Al di là  di queste lievi differenze, è chiaro che i capitolini abbiano individuato un blocco-base sul quale intervenire con innesti graduali e che non mettano a repentaglio l'equilibrio che coach Peter Nowak ha trovato. Ma è anche ovvio che i United non potrebbero giganteggiare in questa maniera se non avessero anche gli uomini tecnicamente all'avanguardia.

In questo senso il 1° nome che viene in mente è quello di Jaime Moreno: il veterano MLS, alla sua 10ª stagione, ha già  segnato 6 gol e servito 1 assist, perfettamente in linea con le cifre delle sue precedenti stagioni, tutte passate a Washington (se escludiamo una parentesi newyorchese nel 2003). Alternativamente il boliviano si propone come uomo-assist o come cecchino: tutto dipende da quali sono i suoi compagni in attacco.

E allora notiamo che i suoi partner designati sono Alecko Eskandarian, il giocatore di origine iraniana che ha già  segnato 5 gol e servito 2 assist, e Freddy Adu, la giovanissima promessa del calcio mondiale (di cui tanto abbiamo parlato anche su questo sito) che quest'anno non ha segnato neppure 1 gol, ma in 10 gare ha smazzato 4 assist.

Proprio questo è il tema tecnico di quest'anno: Adu è sempre stato visto come un fortissimo attaccante fin da quando ha iniziato a giocare, e i United l'hanno firmato convinti di avere acquisito la punta del futuro. È ancora presto per capire se Freddy potrà  avanzare il suo raggio d'azione, incrementando così le sue segnature; per ora, però, se la cava egregiamente agendo dietro le punte (o addirittura come esterno di centrocampo, pur se molto avanzato) e, sfruttando la sua notevolissima velocità  di base, serve assist al bacio per Moreno e Eskandarian.

Questo accorgimento leva un punto di riferimento ai difensori avversari, perché Adu arretra sulla linea dei centrocampisti, che così non sono mai meno di 4; infatti il modulo di gioco finora adottato da Nowak è il 3-5-2, che può diventare un 3-4-3 se Adu (cosa che però non ha ancora fatto in questa stagione) decide di penetrare improvvisamente per cogliere impreparata la difesa avversaria.

Un centrocampo strutturato a questo modo si avvale di giocatori più muscolari che tecnici e infatti vi troviamo Brian Carroll, Joshua Gros, Bryan Namoff e Ben Olsen, gente tutta grinta e cuore e dai polmoni elefanteschi, non esempi di tecnica sopraffina ma difficili da superare; da questo si evince come anche la difesa possa permettersi di schierarsi a 3 (Prideaux, Stokes e Wilson) facendo leva sul filtro che i centrocampisti pongono sulla linea mediana.

Fin qui tutto bene: la squadra di Nowak non ha punti deboli? Be', a dire la verità  un paio ce ne sarebbero: 1) la quantità  di difensori presenti nel roster sembra un po' scarsa per poter affrontare la stagione con tranquillità : il rischio-infortuni è sempre presente, anche volendo arretrare qualche centrocampista (di cui invece a Washington abbondano); 2) in attacco non ci sono alternative validissime a Eskandarian e Moreno; Quaranta è un non disprezzabile attaccante di movimento con un discreto fiuto del gol, e Filomeno può essere un cambio valido per un finale di partita, ma non li vediamo adatti a sostenere il peso dell'attacco di una squadra come Washington.

Insomma, come spesso accade, il problema sta nei rincalzi (sia per qualità  che per quantità ); e questo è un fattore che può condizionare una stagione, soprattutto se si punta dichiaratamente al titolo.

Per ora Washington veleggia tranquilla in testa alla Conference: ma arriverà  un momento in cui dovrà  rallentare e Nowak dovrà  essere bravo a gestire le risorse, per dare la caccia al 5° titolo"

alla prossima!!

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