Dwyane Wade accerchiato dalla difesa Pistons
Rientrati da Miami verso le 4 di notte, squassati dalle polemiche interne, con le spalle appesantite dal 3-1 che li poneva sull'orlo dell'eliminazione, i giocatori dei Pistons si aspettavano qualche ora di sonno e poi una lunga seduta di videotape per vedere cosa non aveva funzionato nella trasferta in Florida.
Coach Saunders, rinforzando le convinzione di chi vede Detroit come un gruppo ormai ai ferri corti, ha invece optato per la giornata libera. "In questo momento non stiamo giocando come dovremmo e come siamo abituati a fare - erano state le sue ultime parole scendendo dall'aereo - viviamo di troppe iniziative personali in un momento in cui ognuno non sembra credere nei suoi compagni." Inutile dire che l'umore dei giocatori era simile a quelle nuvole nere che a novembre fanno accendere l'illuminazione pubblica alle quattro del pomeriggio.
Prima della partita l'ex coach di Kevin Garnett ha ricordato a tutti i suoi giocatori il motivo per cui la società li aveva scelti: "Ho spiegato che non era ancora arrivato il momento di considerare chiusa questa stagione - ha detto Flip dopo la partita - e che non dovevano giocare timorosi. Chi ha troppa paura di cadere alla fine lo fa per davvero."
In qualche modo tutto questo ha dato i suoi risultati: Detroit è ancora in vita e domani notte si giocherà il match point reale degli avversari.
Perché Miami non è mai sembrata troppo convinta della possibilità di chiudere la questione al Palace; sotto di 11 già nel primo tempo i ragazzi di Riley sono sembrati in tappa di trasferimento del giro d'Italia. Lo si è notato quando Ben Wallace ha stoppato Shaq che ha giocato come se la partita non fosse poi così importante.
Lo si è notato dall'atteggiamento dell'inguardabile Payton.
La cartina di tornasole è stata però la partita di Wade: i Pistons hanno messo sul campo una difesa allungata con l'obiettivo di raddoppiarlo per non fargli ricevere la palla.
La fame dell'ex Marquette, sei punti nell'ultimo periodo, non è sembrata quella delle due gare casalinghe: "Hanno alzato e di molto la loro intensità difensiva", ha detto Riley mandando un messaggio indiretto ai suoi giocatori; non gli deve essere piaciuto il modo in cui gli Heat sono scesi in campo.
"Questa sera - ha ripetuto l'ex architetto dello Show Time - Detroit ha voluto vincere più di noi: lo si è visto da come andavano a rimbalzo, dalla loro pressione difensiva e dal modo in cui abbiamo tirato i liberi."
Un primo segnale dell'aggressività della squadra della Florida dovrebbe essere il numero di conclusioni dalla lunetta: 20, a Miami erano stati più del doppio. Va bene la difesa degli avversari; ma se non conquisti liberi significa che non stai attaccando troppo.
La percentuale di tiro, 6 su 20 imbarazzante e record negativo di franchigia può esser dipesa solo dalla concentrazione. Lasciamo stare l'1 su 5 di Shaq: ha sbagliato Haslem, ha sbagliato Payton, ha sbagliato anche Wade.
"Sappiamo cosa abbiamo sbagliato - ha ammesso onestamente O'Neal - e sappiamo venerdì (gara6 ndr) non potremo giocare così. Ma saremo pronti." Miami non può esser stata schiacciata dalla pressione nella gara che, dal punto di vista psicologico, era più leggera. "Ora la pressione è tutta su di loro - ha confermato indirettamente Billups - noi non dobbiamo fare altro che scendere in campo e giocare come se fossimo disperati."
"Nonostante tutto, nonostante gli errori dalla lunetta siamo arrivati nel finale in equilibrio", ha precisato Haslem. Effettivamente al 44' il punteggio era pressoché in parità . Da quel momento gli Heat si sono liquefatti, non segnando per i tre minuti e mezzo finali e subendo gli ultimi 9 punti.
"Non abbiamo nessuna pressione sulle spalle - ha risposto Wade che non ha i Pistons in cima alla lista delle simpatie - perché non siamo i campioni dell'est in carica e perché abbiamo una grande chanche di chiudere la serie davanti al nostro pubblico."
Come dire: stasera siamo venuti per esigenze televisive, ci interessa la partita di venerdì. Pericoloso se i Pistons dovessero decidere che è il caso di provarci. Anche perché, sarà un caso, ma con Wade e Shaq normali, il cast di supporto non è stato in grado di prendere in mano la situazione. Un fatto per tutti: nel quarto periodo, 13 punti di Miami, han segnato solo i soliti due.
Sappiamo già da chi deve passare l'eventuale successo in gara6 di Miami.