Josh Howard tira sulla testa di Steve Nash
Per fortuna che non doveva neanche giocare. Di chi sto parlando? Di Josh Howard, guardia dei Dallas Mavericks, dato in forse per una distorsione alla caviglia subita nella prima gara della serie, e divenuto probabilmente il giocatore più decisivo della partita, riuscendo non solo giocare, ma anche a contribuire alla causa dei Mavs con 29 punti e 7 rimbalzi.
Niente male di certo, soprattutto per un giocatore snobbato da molti al momento della sua entrata nella Lega, per un giocatore che in molti credevano essere un interessante ma sicuramente non decisivo all'interno di una squadra di vertice. L'ex Wake Forest, invece, sta smentendo tutti, come dimostra anche la prova di ieri sera dove, insieme al sempre più incredibile Nowitzki e alla variante impazzita Diop, ha aiutato i Mavs a vincere gara 2.
Ma la chiave ancora più evidente e la differenza maggiore rispetto a gara 1 l'ha fatta la difesa dei Mavs, che sono riusciti a controllare meglio la velocità dell'attacco avversario, riuscendo ad imporre più della precedente partita il loro ritmo alla gara.
Le cifre, una volta tanto, sono abbastanza eloquenti del cambiamento avvenuto da una partita all'altra: se in gara 1 i Suns avevano tirato con il 55.3% dal campo, segnato 32 punti in contropiede e realizzato un parziale di 30-23 nel quarto periodo, quando i Mavs invece hanno rallentato, nella seconda partita la situazione si è capovolta. I Mavs, infatti, hanno concesso solo il 44.9% dal campo e 21 punti in contropiede, riuscendo ad avere, questa volta, il parziale dell'ultimo quarto a loro favore (30-21).
Anche Steve Nash ha riconosciuto che i Mavs hanno cambiato atteggiamento difensivo, soprattutto contro di lui: "Non so dire se hanno cercato di togliermi la palla dalle mani, di certo hanno aumentato la pressione su di me.".
Questi accorgimenti difensivi hanno contribuito ad influenzare offensivamente Nash, che non a caso è sceso dai 27 punti in gara 1, letteralmente dominata, ai 16 di una gara 2 un pochino più silenziosa da parte del regista canadese.
La differenza più importante è stata nel quarto periodo di gioco, dove al contrario della prima gara della serie, i Mavs hanno accelerato, impedendo agli avversari di ribaltare la situazione come era successo nel primo match, impedendo loro di correre (solo due punti in contropiede in dodici minuti per Phoenix) e fare il loro gioco, anche grazie ad il controllo dei tabelloni e ad un attacco più bilanciato.
Coach Johnson analizza la situazione, mostrando quale può essere la via per i Mavs per riconquistare il fattore campo: "Contro gli Spurs eravamo molto concentrati, avevamo fiducia in noi stessi, ma eravamo anche preoccupati dall' avversario. In gara 1 avevamo fiducia, ma non eravamo abbastanza preoccupati, il livello di concentrazione non era alto come avrebbe dovuto essere. Ora abbiamo capito che squadra pericolosa sia Phoenix, una squadra che l'anno scorso ci ha eliminati e che, se vogliamo batterla, dobbiamo giocare bene".
A Phoenix la situazione è tranquilla dopo una gara 2 nella quale i Mavs sono sembrati in grado, più di altre volte, di trovare delle contromisure per l'attacco dei Suns che, ancora una volta, non sono riusciti a vincere una gara nella quale hanno segnato meno di cento punti (98 per la precisione), dimostrando ancora una vota che il loro destino nei playoffs è legato all'attacco e alle percentuali di tiro (soprattutto da tre punti).
Tranquillo come sempre Mike D'Antoni, che sottolinea che: "E' buffo, se avessimo segnato qualche tiro che di solito mettiamo, ora saremmo qui a parlare di quanto siamo forti". Invece la situazione è un po' più complessa, anche perché la rotazione è ormai sempre più striminzita dopo l'infortunio di Raja Bell. Infatti, al di là dell'importanza di Bell nel contesto della squadra (come sostiene anche Steve Nash), il suo infortunio costringe ancora una volta coach D'Antoni a cambiare la rotazione della squadra.
Nella città dell'Arizona sono comunque tutti tranquilli e vicini alla squadra, convinti che le critiche piovute addosso ai Suns dopo gara 2 siano ormai un ritornello conosciuto, come conferma lo stesso Nash: "E' vero, a volte siamo stanchi, ma chi non lo è a questo punto dei playoff? Ed è vero che non abbiamo una panchina profonda come quella di altre squadre, ma siamo forti quanto loro".
Il discorso di Nash non fa una piega, ma i detrattori dello stile di gioco dei Suns si fanno sentire puntualmente dopo ogni partita persa dagli uomini di D'Antoni, sottolineando come lo stile di Phoenix non è, forse (e sottolineo forse), quello migliore per cercare di portare a casa un anello.
Comunque il livello di interesse della comunità per le sorti della squadra è molto alto, come dimostrano anche i problemi relativi ai bagarini, che vendono biglietti falsi o rubati, o lo sviluppo e il successo di un mercato di gadgets non ufficiali riguardanti la squadra, come denunciato in questi giorni dalla autorità , che hanno avvertito di non fidarsi delle persone che vendono biglietti per strada.
Le notizie che arrivano dall'infermeria dicono che Bell non scenderà in campo neanche stasera e probabilmente non lo farà neanche Kurt Thomas. Il lungo di Phoenix sembra ormai aver recuperato la piena efficienza fisica dopo la frattura da stress subita la piede destro due mesi fa, ma D'Antoni non è convinto che possa veramente essere utile alla squadra a questo punto: "Mi piace la squadra com'è adesso e il modo in cui giochiamo. Non so se Kurt è in forma e, oltretutto, non è il migliore difensore per Nowitzki. Quindi dovrebbe marcare un giocatore (Diop o Dampier) che noi non abbiamo bisogno di controllare. La caratteristica principale di Thomas è di bloccare un avversario, ma chi dovrebbe cercare i bloccare in questa serie?".
I punti da migliorare rispetto a gara 2 sono abbastanza evidenti, e partono dal fatto che i Suns non si possono permettere un Nash da un tiro nel secondo tempo della gara se vogliono vincere contro Dallas, come non possono permettersi che Tim Thomas catturi un solo rimbalzo in tutta la partita. La riscossa parte da qui, da un attacco più efficace e dal fatto che Phoenix non può prescindere da un Leandro Barbosa più efficace di quello visto nelle prime due gare.
La serie si è dunque accesa e Phoenix vuole rispondere, a casa sua, alle parole degli avversari, come quelle pronunciate da Stackhouse, che ha sostenuto che: "Se avessimo gestito gli ultimi tre minuti di gara 1 come abbiamo fatto nel secondo match, ora saremmo 2-0. Ora tutti stanno parlando del ritmo della gara, ma se avessimo segnato qualche tiro libero che di solito mettiamo, anche in gara 2 saremmo andati vicini ai 120 punti. Quindi possiamo gestire bene anche questo ritmo di gioco, non dico che li abbiamo sotto controllo, ma di sicuro siamo tranquilli".
Sta ai Suns mostrare che la situazione per i Mavs non è poi così positiva.