Wade trascina Miami in finale
Ancora lui, Dwayne Wade, ha sigillato la vittoria di Miami (106-105) con un recupero su Vince Carter negli attimi finali della partita, togliendo ai Nets la possibilità dell'ultimo tiro per cercare di vincere e di conseguenza consegnando agli Heat la partita e la serie.
Un anno dopo, quindi, la storia si ripete e i Miami Heat si conquistano il diritto di andare alle finali di Conference, con la seria possibilità di ritrovarsi di nuovo fra i piedi i Pistons. I Nets hanno ceduto alla distanza, mentre Miami, che ha vinto tutte le partite dopo la debacle di gara 1, ha dimostrato carattere e soprattutto di essere più lucida ed efficace nei finali tirati.
Anche gara 5 è stata equilibrata, con New Jersey che ha iniziato forte, cercando di dare un'impronta alla partita, ed arrivando anche a conquistare un vantaggio in doppia cifra nel corso della prima metà del match. Il problema per i Nets é che lentamente gli avversari sono riusciti a rosicchiare un punto alla volta, fino ad arrivare al sorpasso (88-86) con una schiacciata di Wade a poco meno di cinque minuti dalla fine dei regolamentari.
A questo punto la squadra di Frank ha rallentato o, forse, ha iniziato ad avere paura dell'eliminazione che si faceva sempre più vicina mentre gli avversari, sulla ali dell'entusiasmo, allungavano fino al 105-99 con 1'53'' da giocare. A questo punto i Nets, colti dalla disperazione, si sono affidati a Vince Carter, che non ha tradito i suoi segnando tre canestri consecutivi che hanno riportato i Nets a -1 (106-105), visto che nel frattempo O'Neal, mandato sette volte in lunetta, aveva segnato un solo tiro libero.
Il cronometro della partita segnava ancora ventinove secondi dopo l'ultimo canestro di Carter, con gli Heat in attacco. Miami però, visti i raddoppi su Wade, riusciva a combinare poco ed era costretta ad un time out, dopo il quale Payton ha dovuto forzare un tiro, lasciando 1.4 secondi a New Jersey. Il problema per Kidd e compagni è che il tempo rimasto era molto poco e le cose dovevano essere fatte senza errori, mentre invece il passaggio di Kidd per Carter non è stato perfetto e così il numero tre di Miami ha potuto recuperare il pallone più importante della gara.
Chiara e comprensibile la soddisfazione in casa Miami, per una squadra che sembra aver trovato un buon equilibrio e per la conquista delle finali di Conference per la seconda volta consecutiva, tra l'altro essendo la prima squadra a centrare questo risultato. Ora deve aspettare la fiine dell'altro scontro della Eastern Conference per sapere quale saranno i suoi avversari, se i Detroit Pistons o i Cleveland Cavaliers di Lebron James.
La notizia migliore per Miami è quella di aver trovato un buon contributo, dopo la scoppola iniziale, da parte del cosiddetto supporting cast che, nella serie, è risultato decisivo riuscendo sfruttare tutti i buchi concessi da una difesa concentrata a cercare di limitare Wade sul perimetro e O'Neal in area. Gli Heat sono riusciti a passare il turno nonostante uno Shaq non sempre decisivo, afflitto spesso e volentieri da problemi di falli, che ne hanno limitato il rendimento, ma partecipe delle sorti della sua squadra. Shaq ha mostrato una voglia di lavorare e sbattersi per la causa fuori dal comune, mostrando ancora una volta che, se vuole, può tranquillamente fare la differenza su due lati del campo.
Alla fine di gara 5, il tabellino è generoso per gli Heat, che hanno tirato dal campo con il 56% (43% da tre punti) ma, soprattutto, hanno avuto ben sei uomini in doppia cifra. Oltre a Wade (21 punti e comunque più silenzioso del solito) che si è riscattato nel finale dopo una partenza non magnifica, e a Shaq (17), sono andati oltre la doppia cifra anche il redivivo Walker (23 punti e 7 rimbalzi), Williams (12), Payton (10) e Mourning (11), oltre ad Haslem che si è fermato a quota otto. Questo denota una distribuzione dei tiri che non sempre si è vista tra le fila della squadra della Florida, ed è la dimostrazione lampante che, se gli Heat possono contare su più attaccanti, il loro gioco non può che trarne dei benefici, come sintetizza bene Haslem: "Per tutto l'anno la gente si è chiesta chi fosse il nostro terzo giocatore dopo Shaq e Wade. E' importante per noi avere varie opzioni".
Ma Miami non è, e non può, sentirsi appagata del risultato raggiunto, visto che gli Heat sono una squadra costruita per arrivare al titolo, come dice anche Riley: "Abbiamo vinto otto gare ma ne vogliamo vincere sedici. Abbiamo fatto il nostro dovere contro i Nets, che sono una grande squadra, soprattutto giocando bene in trasferta e riprendendoci da un'orribile gara 1. Stiamo iniziando ad avere sicurezza e fiducia in noi stessi.".
In questo contesto s'inserisce la volontà di Wade di marcare Vince Carter nell'ultima azione, nonostante non l'avesse fatto nel resto della partita, come rivela in conferenza stampa Gary Payton: "Mi è piaciuto quando è venuto nell'huddle e mi ha detto "Lasciami marcare Carter"". E così, con la giocata finale di Wade, gli Heat si conquistano qualche giorno di relax (relativo) prima di sapere come e quando si concluderà l'altra serie di semifinale.
Per New Jersey la delusione è tanta, soprattutto per aver perso una serie che non solo era alla portata di Kidd e compagni, ma che poteva in ogni caso essere condotta e giocata meglio. I Nets si sono lasciati sfuggire troppe opportunità e di certo non si può pensare di vincere una serie di playoff se non si riesce a proteggere il fattore campo, come hanno fatto i Nets sconfitti due volte su due alla Continental Airlines Arena.
Anche in gara 5 la squadra è stata guidata e trascinata dal solito trio, Carter, Jefferson e Kidd (20 punti per lui, mentre gli altri due ne hanno collezionati 33 a testa), che hanno fatto di tutto per recuperare e questa volta non hanno trovato l'usuale contributo di Krstic, fermo ad un punto e due rimbalzi. Ora nel New Jersey sarà però necessario interrogarsi su una srutturazione di squadra che ha probabilmente la possibilità di ottenere buone stagioni anche in futuro, ma che difficilmente, se non vengono fatte delle modifiche, riuscirà a fare il salto al livello successivo.
A nulla è valso il career high nei playoffs di Jefferson e a nulla è servito un Jason Kidd che per buona parte della gara aveva controllato Wade: "Tutti hanno dato il loro contributo, con qualche giocata andata in modo diverso probabilmente ora avremmo ancora una serie da giocare. Ma Miami è stata la squadra migliore di questa serie." ha detto alla fine Kidd.
Mentre Riley rende comunque onore agli avversari: "I Nets hanno giocato bene, nelle ultime partite chiunque poteva vincere e noi siamo stati fortunati", Lawrence Frank non riesce a darsi pace, soprattutto per l'ultimo possesso "Ho sbagliato io. Noi dobbiamo essere in grado di prendere un tiro in quella situazione e non l'abbiamo fatto. Ho sbagliato io. E' un peccato che abbiamo perso questa gara. Sono insoddisfatto, prima di tutto, del mio lavoro, perché nei playoffs è questione di centimetri".
La serie quindi si chiude qui ed ora i Nets sono, loro malgrado, in vacanza. Ma i playoff NBA continuano.