Losing effort per Vince Carter, troppo solo…
Alleluja. Dopo due partite a senso unico finalmente abbiamo avuto una gara equilibrata, sperando che d'ora in poi la serie si mantenga su questi binari. Alla fine la partita l' hanno vinta gli Heat (103-92) che, espugnando la Continental Airlines Arena, si riappropriano del fattore campo nella serie.
Gli uomini copertina di questa gara sono ormai degli habitué alle grandi partite, Dwayne Wade e Vince Carter.
Wade, dopo un primo match della serie dove è stato meno decisivo del solito in una partita che Miami in pratica non ha giocato, ha guidato, sin dalla gara precedente, la riscossa dei suoi, confermando ancora una volta che ormai il centro della squadra è lui. Gli Heat dipendono enormemente dalla sua capacità di segnare e di creare spazio per gli altri giocatori, tanto più che il ragazzo di Chicago dà il suo contributo in ogni parte del campo, non limitandosi alla fase realizzativa.
Anche ieri notte, infatti, il numero tre ha chiuso con 30 punti 7 rimbalzi e 10 assist, andando vicino alla tripla doppia e facendo pagare ogni fallo che la difesa avversari spendeva su di lui (14/15 dalla lunetta).
A fine gara i complimenti sono tutti per lui, con Riley che ne esalta le qualità : "E' un giocatore veramente unico, quando si mette in post alto, poi riesce a vedere tutti i compagni e a trovare i buchi nella difesa. Lo fa sembrare semplice anche se non lo è".
Vincredible, invece, si è esibito in quello che in America chiamano "loosing effort", cioè ha giocato una grande partita ma, alla fine, non ha portato a casa la doppia vu. Il numero quindici dei Nets è stato protagonista di una prova realizzativa notevole, ha segnato quarantatre punti (record di franchigia nei playoffs) e si è preso sulle spalle tutto il peso dell'attacco di New Jersey.
E' chiaro che alla lunga la situazione non potesse essere delle migliori, visto che Carter comunque, per segnare i suoi punti, ha dovuto tentare ben trentaquattro conclusioni dal campo (diciassette realizzate), costretto a forzare e a prendersi anche troppe responsabilità dalle difficoltà offensive dei compagni.
La vera differenza in questa partita, infatti, non sono state le non fantastiche percentuali al tiro di Carter, ma piuttosto la sua necessità di prendersi tanti tiri anche per sopperire al mancato contributo offensivo degli altri due componenti del trio, Jefferson e Kidd. Se, infatti, il primo, dopo aver realizzato quindici punti nella prima metà di gara, si è fermato a due nei successivi ventiquattro minuti di gioco, Kidd ha fatto ancora peggio, rimanendo a secco nel secondo tempo. E' chiaro che la chiave di lettura della partita sta qui, nella impossibilità per i Nets di trovare un contributo in attacco da qualcuno che non si chiamasse Carter.
Anche Riley ha sottolineato come il lavoro su Jefferson e Carter sia stato decisivo: "Kidd non ha segnato nel secondo tempo, mente Jefferson ha fatto solo due punti. Di conseguenza sono andati molto da Vince, e Vince faceva canestro, ma il fatto che abbiamo bloccato gli altri ci ha aiutati. Infatti, credo che una delle cose decisive del secondo tempo è che Vince ha sì fatto 43 punti, ma ha avuto bisogno di 34 tiri".
Ma nonostante questo, come anticipato in precedenza, la partita è stata equilibrata in pratica fino alla metà del quarto periodo, quando poi Miami ha preso qualche punto di vantaggio ed ha chiuso la pratica. Incredibilmente, almeno a giudicare dall'andamento delle prime due partite, dove i primi due quarti si sono conclusi con uno scarto complessivo di trentanove punti, i primi dodici minuti di gara tre si sono conclusi in perfetta parità (27-27).
Anche nel secondo periodo la situazione non è cambiata, con la partita che è andata avanti un po' a strappi, senza che nessuna delle due squadre riuscisse a trovare un po' di continuità . Unica nota importante avrebbe potuto essere il terzo fallo, con poco meno di cinque minuti sul cronometro, di O'Neal, ma Miami non ha risentito della pausa forzata in panchina del suo big man ed alla fine è anche andata negli spogliatoi con cinque punti di vantaggio (54-49).
Nel secondo tempo la situazione sembra definirsi un po' di più, con i Nets che segnano quindici punti consecutivi (otto di Carter) sfruttando anche l'assenza per qualche possesso di Wade, costretto a rientrare momentaneamente negli spogliatoi da una gomitata involontaria di Vince Carter. Il problema per New Jersey è che Miami, con il ritorno di Wade, ritorna in partita ed alla fine del terzo periodo la gara è ancora in perfetta parità (72-72).
L'ultimo quarto si rivela il territorio di conquista degli Heat, che alzano il volume della loro difesa, estendendola con il pressing a tutto campo e forzando così molte palle perse degli avversari, soprattutto con Carter.
L'attacco dei Nets è in difficoltà , fatica a trovare le sue solite soluzioni e quindi Miami allunga sempre di più con il solito Wade ma anche con il contributo difensivo di Payton e Posey. Alla fine il punteggio conclusivo non rende pienamente giustizia ai Nets, che comunque hanno giocato bene ed hanno ceduto solo nel finale. A dimostrazione dell'equilibrio della partita sta il fatto che il +13 finale è anche il massimo vantaggio nella gara per Miami, che dunque ha allargato il divario solo negli ultimi giri di lancetta.
Per i Nets la serata non è stata delle migliori, un po' per la sconfitta, un po' per il modo in cui è arrivata, con New Jersey che ha fatto fatica in quello che normalmente è la sua caratteristica principale, vale a dire l'esecuzione in attacco, riuscendo a penetrare troppo poco, come dimostrano i soli venti tiri liberi tentati in tutta la gara.
La questione è stata sollevata anche da Lawrence Frank: "Siamo fieri della nostra esecuzione negli ultimi sei minuti di gara, il problem è che oggi non ci siamo aiutati e non abbiamo eseguito bene". Carter sottolinea invece il problema delle palle perse: "Le palle perse portano canestri facili. Loro hanno aumentato il loro vantaggio, ed hanno creato un po' di separazione. Abbiamo fatto errori stupidi in entrambi i lati del campo, perdendo concentrazione. Così, quando abbiamo cercato di rientrare, era ormai troppo tardi".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Kidd: "E' una combinazione del fatto che noi abbiamo perso la pazienza e loro hanno acquistato aggressività in difesa Abbiamo fatto errori che di solito non commettiamo e loro li hanno capitalizzati".
E' una brutta serata per New Jersey anche a causa della notizia che Cliff Robinson è stato sospeso dalla NBA per cinque gara per aver violato il regolamento antidroga della NBA; il giocatore dei Nets, avendo già saltato la gara di ieri notte, ha ancora quattro partite di squalifica e, anche in caso si arrivasse alla settima partita, non riuscirà più a mettere piede in campo in questa serie.
La notizia potrebbe sembrare marginale ma Robinson, pur non dando un contributo fondamentale, è sempre stato utile nelle rotazioni un po' striminzite dei Nets, soprattutto per il suo contributo difensivo dove, nonostante i trentanove anni, è ancora un fattore.
Miami invece non può che essere soddisfatta della vittoria che le permette di riportare il fattore campo a suo vantaggio ed in più ha mostrato chiaramente come gli Heat abbiano le caratteristiche per bloccare o comunque mettere in difficoltà l'attacco degli avversari. Particolarmente interessante la difesa allungata a tutto campo nell'ultimo quarto, che ha sorpreso gli avversari ed ha permesso di recuperare palloni e compiere lo strappo decisivo.
Oltre a Wade tra le fila di Miami hanno giocato bene in tanti, tra i quali O'Neal (19 e 9 rimbalzi), ma anche Antoine Walker (16 punti), Gary Payton e James Posey (8 e 10 rimbalzi).
La prossima gara, che si giocherà domenica notte, ha già tutta l'aria di essere decisiva per New Jersey, che non può permettersi di perdere due partite consecutive sul suo campo.