In tre per l'MVP

Sarà  difficile non far vincere questo ragazzo di 21 anni…

E' stata la stagione dei record e delle prestazioni folli, Pistons e Kobe su tutti, degli Hornets post-Katrina e di Boris Diaw, di un altro Titanic colato a picco nonostante il miglior ammiraglio sulla piazza, Larry Brown e i New York Knicks.

È stata la stagione della resurrezione con annessa nuova vita di Ron Artest, quella della nascita di un nuovo fenomeno, Chris Paul, quella della costituzione di Team USA alla conquista dell'oriente (Giappone 2006 e Pechino 2008).

È stata la stagione del ritorno sul pino di due guru, Jackson e Riley, quella dei Clippers che faranno i playoffs, quella che sarà  l'ultima con la griglia della postseason in cui la 8 ha un miglior record della 3. E' stata la stagione NBA e come tale ha bisogno di un re.

Credo che mai come quest'anno le singole prestazioni siano state così evidenti e così roboanti da non finire per forza sulle prime pagine di tutto il mondo. Pistons a parte, non si possono dimenticare i 62 in tre quarti e poi gli 81 di Kobe, le triple doppie ai 40 punti di Lebron, lo spettacolo che mette insieme Nash tutte le notti e le zingarate di Wade.

Posso affermare con certezza che nessuna lega come l'NBA racchiuda i migliori interpreti di questo sport. Ma di MVP bisogna parlare e non si può non iniziare dalle nominations: ho deciso di racchiuderle in quattro categorie ben definite affinché si possa analizzare al meglio i pretendenti.

Superuomini

In questa prima categoria ci vanno di diritto i più seri candidati alla scultura, quelli che dominano una partita imponendo il ritmo e giocando con l'interruttore, quelli che migliorano i compagni, quelli che fanno la fortuna per le rispettive squadre.

Il mio personale MVP è Kobe Bryant: anche se non rientrerebbe tra quelli che migliorano i compagni, il ragazzo da Lower Marion HS ha la capacità  jordanesca di decidere quando e come sbranare una partita, è l'uomo a cui ogni allenatore affiderebbe l'ultimo tiro e ha quell'istinto da killer che lo distanzia dagli altri all stars.

Le cifre sono dalla sua parte: capocannoniere a 35.2 di media cui aggiunge 5.3 rimblazi e 4.6 assistenze. Inoltre sul piatto ci sono quelle due prestazioncine da 62 e 81 punti che lo collocano già  da ora tra i grandi di sempre.

Ovviamente c'è di contro il fatto che i Lakers non sono la miglior squadra della lega, che il ragazzo forza troppo e troppo spesso e che non riesce a coinvolgere i compagni come fanno gli altri due di cui andiamo a parlare.

A contendere a Kobe il trofeo di MVP abbiamo Nash e Lebron James: il primo è il campione uscente, è il miglior assist man della lega a 10.4 a sera, sta replicando la stagione dello scorso anno senza però Amare Stoudemire, Joe Johnson e Q Richardson (mica pizza e fichi), in più tutti i Suns sono al career high di media punti in regular season.
Non c'è niente contro il canadese.

Per quanto riguarda il prescelto, va vicino alla tripla doppia di media, 31.7+7.1+6.7, ha riportato i Cavs alla post-season dal '98, è migliorato in modo pazzesco nel tiro da fuori e in più sembra avere trovato la spalla che gli può far vincere il titolo, Flip Murray. Rispetto a Kobe ha meno cattiveria ma la carta di identità  parla per lui: ha appena compiuto 21 anni!

Umani

In questa categoria ci metto quelli che stanno un gradino sotto i tre alieni ma che meriterebbero il premio quanto gli altri per quanto sono decisivi all'interno della loro squadra.

Il primo è Dwyane Wade: certo, pure lui è un alieno ma secondo me ha qualcosa in meno degli altri anche se indipendente da lui. Mi riferisco al fatto che gioca nella squadra di Shaq, dove l'attenzione e molti palloni vanno al totem da LSU, in più ci sono altri mangiapalloni come Williams, Walker e Payton.

Inoltre il ragazzo non ha tiro da fuori e per una guardia di poco sopra l'1.90 è un grosso handicap, anche se non sembra fermabile quando parte in uno contro uno. Le sue cifre non distano molto da quelle di Lebron, 27.5+5.8+6.8, considerando che è 10 cm e 10 kg in meno: quando Shaq non c'è, sta coi primi, decisamente!

Billups è il miglior giocatore, con Kobe e Melo Anthony, nel Crunch Time ovvero nei momenti decisivi delle partite, è cattivo come pochi, sta diventando un playmaker nel senso più letterale del termine, porta quasi 20+10 assists alla causa ed è il leader dei Pistons già  campioni nel 2004 con lui MVP delle finali. Credo che se davvero l'MVP è il giocatore simbolo della miglior squadra, allora non lo si può non dare al ragazzo da Colorado.

Di sicuro ci stà  anche Classe Dirk tra i papabili visto che le sue cifre sono eccellenti, 26+9 ad allacciata di nike, col 41% da tre e quasi il 90% dalla lunetta, e migliorano di anno in anno in una squadra in cui è il leader designato e guida di un gruppo di giovani leoni insieme all'esperto Stackhouse. Le prestazioni non gli sono mancate, cinquantelli compresi, ma il fatto di essere un giocatore d'area FIBA lo rende un gradino sotto gli altri candidati, anche se, concorderanno con me Cuban e tutti i tifosi di Nowitzki, che se i Mavs sono la terza squadra del lotto, lo devono solo esclusivamente a lui.

Ultimo tra questi ci metto Elton Brand, uomo faro dei Clippers che tornano ai playoffs. Il ragazzone da Duke, prima scelta del '99, sta dimostrando di essere il vero erede di Moses Malone, ha mani forti, grande rimbalzista (10.1 a sera), e scrive anche 25 punti su ogni referto. È migliorato di anno in anno e si è preso una bella rivincita nei confronti di cui non ha creduto in un'ala forte di due metri scarsi. È praticamente impossibile che vinca l'MVP ma sarà  comunque una stagione da ricordare per lui e per i Clippers.

Outsiders

Due nomi in questa categoria che navigano nelle corsie esterne ma che secondo me meritano una menzione, almeno nei quintetti ideali di fine stagione. Il primo è Melo Anthony. Il ragazzo da Syracuse, dopo una stagione da rookie in cui ha trascinato Denver ai playoffs e meritava il Rookie of the Year più di Lebron e una da sophomore molto difficile per i problemi seguenti alle olimpiadi, ne è griffata una in cui è il leader incontrastato dei Nuggets, ha la fiducia di Karl e dei compagni, sembra aver messo a posto le grane fuori dal parquet e ha più volte dimostrato di essere uno dei migliori della lega quando la partita si decide.

Più volte ha vinto la partita per i Nuggets grazie alla sua freddezza, inoltre ha vinto un titolo Ncaa a 18 anni dominando ogni gara. Credo sia scandaloso che non abbia ancora giocato all'All Star Game a differenza dei suoi compagni di draft, Wade, Lebron e Bosh. Ne mette 27 a sera e credo sia il migliore giocatore della lega nel mid range jump, il tiro dalla zona tra la vernice e la linea da tre.

Il secondo è Gilbert Arenas. Raramente si è visto un Mvp scelto al secondo giro ma il ragazzo californiano sta crescendo costantemente, sta imparando a fare il play e porterà  per il secondo anno consecutivo Washington alla postseason, nonostante la perdita del gemello Larry Hughes. È il quarto cannoniere assoluto dell'Nba, il primo di quelli sotto i 30 di media a 29.2. Ci aggiunge 6 assistenze ed è andato per due sere consecutive oltre i 40 punti, 44 e 47: l'ultimo a riuscirci per i maghi era stato un certo Michael Jordan.

Vi sarete accorti che nella rassegna non ci sono i nomi di Duncan, Garnett, Kidd e Shaq: per quanto riguarda Garnett, decisivo è il fatto che non farà  i playoffs e i TWolves sono una squadra alla deriva, nonostante le cifre del bigliettone. Per gli altri tre, gli infortuni li hanno frenati e i compagni in crescita, Wade, Parker, Carter e Jefferson rispettivamente, li hanno un po' oscurati.

La corsa all'MVP è in dirittura d'arrivo, chiunque riceverà  il premio l'avrà  comunque meritato!

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