Adam Morrison: pronto per l'NBA.
C'è molta curiosità nell'NBA per vedere cosa potrà succedere nello contro del 18 aprile tra Clippers e Grizzlies, dove obbiettivamente le due squadre potranno ritrovarsi in una sfida paradossale, ossia chi vince arriva 5° ad Ovest e prende Dallas o San Antonio senza il vantaggio del campo, mentre chi perde prende i Nuggets probabilmente pure con il fattore campo.
E' chiaro che siamo di fronte ad una di quelle assurde situazioni che andavano previste, ma che purtroppo Stern e soci hanno sottovaluto. Rischiamo dunque di vedere una sfida a perdere, che forse sarebbe quanto di meno edificante potrebbe esprimere l'NBA odierna.
Stern in merito a già ribadito che per la stagione in corso non potrà far nulla, perchè giustamente non si modificano le regole in corsa, però ha promesso un intervento a partire dalla prossima stagione, possibile quindi un ritorno all'antico con due sole division per conference, oppure rimane l'attuale suddivisione assegnando la griglia playoff solo in base al ranking delle conference senza tener conto delle vittorie divisionali.
Il bello è che comunque Memphis e LA non possono mollare più di tanto prima perchè i Kings stanno rimontando forte, e perdendo qualche gara più del dovuto rischierebbero di scivolare alla settima piazza per finire nelle grinfie dei Suns di Mike D'Antoni, che saranno privi di Amare ma che hanno trovato un equilibrio di tutto rispetto comunque.
A Portland si sta creando obbiettivamente una brutta situazione, la proprietà attuale sta attraversando un momento di indubbia difficoltà , lo storico Owner Paul Allen di fatto è stato costretto a farsi da parte suo malgrado e mancano i capitali freschi, il che per una piazza storica che ha visto una serie infinita o quasi di sold out fino a pochi anni fa, rischia di essere un colpo letale o quasi perchè ci sarebbe da parte di alcuni soci la ferma volontà di emigrare a Seattle, costringendo di fatto i Sonics, anche loro in crisi a fare altrettanto.
L'ultimo piccolo ma importante segnale di questa crisi sarebbe emerso di recente con Nate McMillan coach preso non più tardi della scorsa estate per varare un piano di rilancio, che avrebbe dichiarato che sta valutando con il suo agente e con la proprietà la possibilità di interrompere il suo lungo pluriennale, in quanto i Blazers non potranno di sicuro garantirgli il supporto adeguato per mandare in porto quella ricostruzione di cui lui doveva essere parte integrante, anzi ormai si parla chiaramente di non rifirmare nessun Free Agents in scadenza, ma anche della possibilità di disfarsi di contratti pesanti accorpandoli a qualche giovane, giusto per svuotare il cap e per invogliare ulteriormente eventuali acquirenti a rilevare la proprietà .
La situazione obbiettivamente sembra molto più seria di quanto possa sembrare al punto che lo stesso Stern sarebbe intervenuto per evitare di doversi trovare a perdere una piazza Storica come Portland, cercando di persona eventuali acquirenti e coinvolgendo in questa cosa pure le recalcitranti autorità locali. Peccato davvero perchè comunque nonostante la stagione appena chiusa sia stata poco buona ai Blazers di sicuro c'era un gruppo giovane che poteva far bene e crescere nel tempo sotto la guida di un coach positivo come l'ex Sonics.
Come tutti gli anni scendiamo di un piano per fare due parole sul torneo NCAA chiuso qualche giorno fa. L'NCAA ha come sempre il grande pregio di generare eroi dal nulla e quindi di auto rilanciarsi ogni anno indipendentemente dai protagonisti, ma senza dubbio si può ammettere che il torneo NCAA 2006 sia stato ai livelli più bassi degli ultimi 30 anni, e questo non tanto perchè gli upset si sono sprecati o perchè nessuna delle teste di serie è arrivata alle Final Four di Indianapolis, ma bensì proprio per la qualità del gioco visto in campo.
Alla fine una squadra tutta cuore con clamorosi limiti offensivi come UCLA si è ritrovata in finale un po' a sorpresa, dopo aver abbattuto avversarie temibili come la sorprendente LSU e come la Gonzaga di Adam Morrison che forse con il senno di poi è la squadra che ha più da recriminare, visto che nella gara contro UCLA ha dilapidato nel secondo tempo un enorme vantaggio. Lo stesso Morrison nei giorni seguenti la fine del torneo ha affermato a mio modo di vedere giustamente che se non incappavano in quegli infausti 20 minuti i Bulldog sarebbero approdati senza problemi alla finale con Florida.
Che sarebbe stata una stagione così così a livello qualitativo si sapeva sin dall'inizio, visto che comunque l'incertezza che c'era sul CBA dell'NBA aveva fatto uscire quelli più forti al draft 2005, e che i liceali più forti avendo l'ultima possibilità se ne erano scappati tutti in NBA.
Nonostante tutto il torneo ha regalato al prossimo draft alcuni giocatori inattesi che danno un valore qualitativamente un po' più alto ad un draft già definito da tutti a priori come il peggiore dell'ultimo ventennio.
Se c'è un ragazzo che ha eccitato il mondo questi non può che essere Tyrus Thomas, eroe di LSU, difensore clamoroso con mezzi fisici notevoli e un tiro fronte a canestro già pronto per l'uso che ne fa la probabilissima prima scelta al prossimo draft, a patto che si dichiari, cosa per ora da non dare per scontata.
Ormai in odore di NBA anche l'eroe Joackim Noah, che ha trascinato la combriccola di Billy Donovan al primo titolo, dopo la finale persa sempre ad Indianapolis 6 anni prima. Noah però nonostante una buona visione di gioco braccia lunghissime montate su un corpo da 6-11 vero potrebbe necessitare di qualche ritocco in più rispetto ad un Thomas, in ottica NBA, dovrà lavorare in sala pesi moltissimo e questo tipo di lavoro spesso ti cambia il fisico al punto che poi tutti i meccanismo di movimento rinecessitano di un nuovo apprendistato.
Il figlio del grande Yannick è senza dubbio candidato ad una scelta tra le top3. Nonostante la sconfitta contro UCLA nelle Sweet16 restano immutate le chance di essere scelto nei primi 3 di Adam Morrison, su cui ormai non danno più fastidio nemmeno i presunti dubbi suo suo diabete.
Il problema di Morrison è un problema comune a molti atleti e ormai in completa gestione da staff medici di grandissimo livello come quelli NBA, tant'è che poi si è fatto tanto clamore per nulla visto che nell'NBA Chris Dudley centro dei Nets e di Portland affetto dal medesimo problema ci ha giocato per tanti anni senza mai risentire di nulla, per di più in un'epoca in cui la medicina sportiva era poco o nulla rispetto a quella attuale.
Per tre Atleti che hanno fatto un bel salto di qualità o si sono confermati ad alti livelli al torneo ecco gente che scende. Rudy Gay, con il suo Dream Team di UConn dato da tutti come l'unica alternativa concreta a Duke è affondato nella Elite8 di fronte alla cenerentola di turno George Mason, e in molti hanno puntato il dito contro Gay, accusato di essere soft e poco concreto nei momenti topici a fronte comunque di statistiche più che notevoli.
Gay credo sia uno di quei casi di difficile soluzione, il problema è che di gente come lui in NBA se ne trova molta, fortissimi atleticamente, buoni fondamentali, la differenza spesso rischia di farla l'attitudine al gioco e quindi non c'è da stupirsi se al draft è protagonista di un mini crollo, perchè certe doti negative per i lunghi vengano soprassedute, ma per gli esterni hanno il loro peso determinante.
Infatti a proposito di attitudine rivedibile LaMarcus Aldridge è stato letteralmente messo in croce per la sua deleteria prova contro LSU, dove Tyrus Thomas e il suo compagno Glen Davis lo hanno letteralmente violentato sotto il canestro, costringendo ad accontentarsi del tiro dalla media che poi per inciso non entrava quella sera.
Da quello che fino a due settimane fa sembrava la prima scelta quasi sicura e che doveva dominare il torneo obbiettivamente ci si aspettava di più, rimane un corpo che l'NBA non può trascurare, e su cui qualcuno scommetterà nelle prime cinque chiamate, ma rimarrà senza dubbio la più grande delusione del torneo.
Chiudiamo la sezione dei delusi, con tutti o quasi i playmaker candidati al primo giro, Gibson è affondato nel marasma tecnico di Texas, Rondo dato a metà primo giro di fatto non ha mai giocato play nei suoi Wildcats, Foye che sembrava un dominatore è affondato con Villanova prima del tempo, alla fine forse il più concreto risulta essere Marcus Williams di UConn, dato a ridosso delle prime 10 chiamate, ma se obbiettivamente qualche squadra cerca dal draft un playmaker di valore, sappia da subito che è l'anno sbagliato.