Artest combatte contro i Suns; per molti quello con Phoenix sarebbe l'accoppiamento migliore
Manca ancora l'ufficialità ; ma quello che il 27 gennaio sembrava un miraggio è li a portata di mano.
Sacramento è all'ottavo posto a ovest, al momento in cui scriviamo, con 41-38. Gli Utah Jazz inseguono a 39-39. I Los Angeles Lakers sono avanti di un'inezia sul settimo gradino.
Qualcuno in città ha già spiegato quanto sarebbe importante sfilare la settima piazza alla squadra più odiata per ottenere al primo turno un accoppiamento, almeno in teoria più semplice, contro i Phoenix Suns.
Appare molto lontano il periodo in cui la squadra non aveva prospettiva, alla fine di gennaio abbiamo detto, in una fredda serata nel Massachussets: quella sera fece il suo esordio Ron Artest. E da quel giorno le cose sono cambiate; i freddi numeri dicono che la squadra che fino a quel momento aveva "compilato" un misero 18-24, da quel momento ha viaggiato con 23 vittorie e 14 sconfitte. Più o meno in linea con l'andamento che, all'indomani dello scambio, avevamo indicato come condizione necessaria e non sufficiente per andare alla post season.
Dovrebbe bastare invece, a patto di non fare scherzi nelle ultime tre gare. "Sarebbe molto bello andare ai playoffs se consideriamo da dove siamo partiti. – assicurava Rick Adelman prima della sconfitta interna 123-110 contro i Suns - Ma non voglio neppure pensare all'opportunità di rimanerne fuori." In queste parole troviamo l'essenza di un allenatore che pensa vincente ma anche tutta l'ansia della sua stagione più difficile nel North California.
"Siamo partiti molto male - ha raccontato il coach in una lunga intervista a cuore aperto - dopo la trade abbiamo cambiato marcia. Poi siamo di nuovo caduti e ci siamo rialzati. Il reale problema è che con Ron Artest arrivato a fine gennaio, Bonzi Wells e Shareef Abdur Rahim dentro e fuori coi loro infortuni, non siamo riusciti a costruirci una vera identità ." Problemi di un allenatore che nell'ultimo anno e mezzo ha dovuto lavorare con le porte girevoli e che sa che, in un mondo in cui l'attualità è l'unica cosa che conta, la memoria è patrimonio di pochi addetti ai lavori.
Eppure l'uomo che ha cambiato la stagione è stato chiaramente Ron Artest; l'ex Indiana, sul quale i fratelli Maloof hanno deciso di scommettere, ha dato una carica e un atteggiamento nuovo che il gruppo nemmeno immaginava. "Da quando è arrivato - ha spiegato Brad Miller dopo la fondamentale vittoria sul campo dei Los Angeles Clippers - abbiamo cominciato a sviluppare che concetto di difesa di squadra in cui tutti cercano di aiutarsi che prima non c'era." Quel concetto ha portato i Kings a vincere due partite, quella citata in California e la precedente a casa dei campioni del mondo degli Spurs, subendo una media di 85 punti.
"Siamo una squadra che vuole vincere il titolo - ha detto Artest prima della partita con Phoenix con una di quelle sbruffonate che, quando le cose vanno bene, te lo fanno amare - come i Detroit Pistons. Poi ci sono altre squadre che devono essere contente se arrivano ai playoffs e noi le dobbiamo battere." Il riferimento non è piaciuto a Shawn Marion ma dice dell'atteggiamento col quale il newyorkese ha giocato questa fetta di stagione.
Il 23-14 probabilmente sufficiente per andare ai playoffs, e che tra l'altro dev'essere parametrato alla parte più disagevole del calendario, non è ancora garanzia di conferma per il coach con contratto in scadenza. "Non so cosa succederà alla fine della stagione - ha ripetuto Adelman nella sua intervista - non so cosa pensino i fratelli Maloof della stagione. Io ho sempre e solo cercato di fare il mio lavoro che è quello di allenare questa squadra a dispetto di tutti i discorsi e di tutto quello che avete scritto."
Difficile strappare dall'ex Portland una parola di critica nei confronti della proprietà . Non lo fece nemmeno all'indomani del famoso colloquio fra i due fratelli e l'agente di Phil Jackson.
Forse tutta quest'incertezza è ingenerosa per un allenatore che è al decimo posto per percentuale di vittorie (60.8) fra i 67 allenatori che hanno vinto almeno 200 partite Nba; la prospettiva per la off season al momento è tornare nell'Oregon, dove Adelman ha casa, e aspettare gli sviluppi. C'è chi dice che l'Università di Portland farebbe carte false per assumerlo; lui nega.
Ed è giusto che sia così, ci sono ancora tre partite da vincere per andare ai playoffs. C'è una sfida di primo turno che, con qualunque avversario, si preannuncia in salita, ma non può non stimolare che della competizione ha fatto la sua vita. A volte è un bene che lo sport sia solo attualità .