Bryant contro Houston aggancia il record di Elgin Baylor e sogna l'MVP
Anche se non si vede e soprattutto non si sente, la primavera è ormai arrivata e superata la March Madness, che per qualche settimana mette in secondo piano la stagione del basket professionistico a favore della NCAA, ci stiamo per buttare nell'avventura dei play-off NBA.
Con una novità rispetto al 2005: nel 2006 (anche senza la certezza matematica) i Lakers torneranno ad essere della partita!
Risultati
Lakers Vs Milwaukee 101 – 96
Lakers Vs New Orleans 105 – 94
Lakers Vs San Antonio 85 – 96
Lakers @ Seattle 106 – 93
Lakers Vs Houston 104 – 88
Lakers @Denver 108 - 110 dts
Lakers Vs Phoenix 96 -107
Lakers Vs Clippers 100 – 83
Ebbene si, scaramanzie a parte, sembra proprio che il lavoro dello Zenmaister, per dirla all'americana, abbia dato i suoi frutti.
Phil Jackson ha fino adesso, raggiunto la meta minima che si era imposto rientrando sullo scranno di direttore d'orchestra della banda giallo viola.
Lo ha fatto, come confermano le prestazioni delle ultime giornate, con una squadra limitata quanto a talento, con una panchina poco profonda, un gioco poco propenso alla difesa e con una star egocentrica come poche.
In compenso però, l'attuale residente del Montana, ha potuto contare su di una squadra che ha nettamente migliorato la capacità offensiva rispetto a dodici mesi fa, ha sfruttato al meglio le caratteristiche dei pochi giocatori veramente di livello medio-alto per gli standard NBA e soprattutto lo ha fatto grazie alla star di cui sopra, che anche grazie al proprio ego, ha riscritto alcune pagine del libro dei record della franchigia.
Dopo gli 81 punti di gennaio infatti, Kobe Bryant si è tolto un ulteriore soddisfazione: nella partita contro i Phoenix Suns, peraltro persa, il capitano dei Lakers ha toccato quota 25 nel numero di partite con almeno 40 punti segnati in stagione, staccando di due partite il vecchio record che apparteneva ad Elgin Baylor nella stagione 1962/63.
Il commento del capitano è stato improntato all'umiltà : "Non sapevo neppure che esistesse il record fino a quando non ho pareggiato il conto a quota 23 partite. Non ho mai neppure sognato di potere essere in così grande compagnia come con Elgin. Ci sono stati davvero tantissimi grandi giocatori in questa franchigia e io ho sempre cercato di ispirarmi a loro".
La dichiarazione di Bryant, bugia diplomatica se ve ne è stata una quest'anno, profuma tanti di dichiarazione pre- MVP.
Il capitano dei californiani terrebbe infatti moltissimo a questo riconoscimento, non tanto per il titolo in sé, quanto per dimostrare che i suoi punti ed il suo egoismo sono stati un fattore determinate nella stagione comunque positiva dei Lakers, più del ritorno di Phil Jackson, almeno a suo modo di vedere.
Al di là di queste illazioni comunque, il dato reale è che questi Lakers stanno finendo la stagione meglio di quanto l'abbiano cominciata: la squadra ha trovato una chimica accettabile, vince le partite che deve vincere, ovvero con le squadre sulla carta più deboli, sfrutta il fattore campo (23 - 14 il bilancio ad oggi allo Staples Center), se la gioca con le squadre di medio livello, vedi la sconfitta di Denver con doppio errore di Walton in finale di over time, e contro le grandi tende a "sbracare" di meno, anche se c'è un gradino netto fra le prestazioni delle prime quattro ad Ovest e quelle dei giallo viola.
Le ultime 5 vittorie ottenute, a fronte di 3 sconfitte, sono arrivate tutte con avversarie di medio peso: Milwaukee, New Orleans, Seattle, Houston ed I Clippers; in tutte le partite i Lakers hanno segnato almeno 100 punti (media di 103.2) e hanno finalmente sfatato il taboo che li vedeva cedere nei momenti decisivi delle gare, avvero all'inizio della prima e della terza frazione di gioco.
I Lakers sono finalmente riusciti a limitare quelle "entrate a freddo" nel gioco, che tanto li avevano limitati lo scorso anno e anche nei primi mesi del 2006.
Hanno evitato che dei parziali all'inizio della partita e poi dopo l'intervallo, li costringessero a rimonte dispendiose dal punto di vista energetico e mentali.
Così, contro i Bucks sono partiti con un 35 a 22 di parziale, contro gli Hornets hanno limitato l'attacco avversario nel terzo quarto a soli 15 punti contro i propri 21, contro Seattle hanno firmato un 54 a 37 di parziale nella seconda metà della gara mentre solo contro Denver la partita è stata condizionata da un primo quarto chiuso con 39 a 23 di parziale per Carmelo Anthony e soci.
Il meglio della settimana: nelle ultime settimane, il gioco di Kobe Bryant è tornato a scintillare come in pieno inverno. Nella gara contro i cugini dei Clippers, il numero 8 ha segnato 38 punti con 14 su 27 al tiro, 5 assist e altrettanti rimbalzi, ma questo non fa proprio più notizia.
Quello che sembra fare più notizia è l'ultimo mese giocato da Kwame Brown. Il numero 54 sembra essersi lasciato alle spalle i mesi bui della panchina e sembra invece avere assestato il proprio rendimento su valori davvero più interessanti.
Il suo contributo in fatto di punti segnati è arrivato quasi alla media di 13 punti per gara (quasi 7 nella stagione) sfiorando spesso e volentieri la doppia doppia.
Quello che però traspare è la fiducia che evidentemente il lavoro dello staff Lakers ha inculcato nelle mille insicurezze di questo giocatore dimostrava ad ogni allacciata di scarpe.
Al contempo è da segnalare il contributo sempre molto rilevante di Lamar Odom, esemplare nel suo ruolo di secondo violino, che ha portato le sue medie stagionali a 15 punti per gara, con 9.1 rimbalzi e soprattutto oltre 5 assist per gara. (23 punti con 15 rimbalzi e 4 assist solo nell'ultima uscita del derby angelino)
Il peggio della settimana: le brutte notizie in casa L.A. vengono probabilmente dall'infermeria e dalla panchina.
E' infatti ancora piuttosto dubbia la situazione di Chris Mihm, il cui rientro dal brutto infortunio alla caviglia non sembra essere certo e soprattutto è ancora molto precaria la situazione veterani.
In particolare giacciono sul fondo della rotazione dei californiani i due giocatori che avrebbero dovuto esser il braccio pensante di coach Jackson e al contempo un rinforzo significativo per la distribuzione dei palloni nell'attacco: Aaron Mckey e Jim Jackson.
L'acquisto di questi giocatori sembra ad oggi essere abbastanza inspiegabile, unica consolazione e che il loro scarso utilizzo lascia il posto a forze fresche come quella di Parker e di Walton, quest'ultimo sempre più coinvolto nelle alchimie del gioco pensato dal maestro Zen.
E adesso?
Ad oggi il bilancio dei Lakers è esattamente lo stesso dei cugini di Sacramento. Con questa situazione lo spot numero 7 sarebbe dei giocatori stipendiati dai fratelli Maloof, con conseguente primo turno di post season Spurs - Lakers.
Nelle quattro partite che rimangono però, i Lakers potranno giocarsela sempre davanti al pubblico amico contro Golden State, Portland, Phoenix e per chiudere contro New Orleans.
Solamente la mattina del 20 si saprà l'accoppiamento reale del primo turno"scaramanzie e terremoti imprevedibili a parte, s'intende.
Alla prossima"