L'ultimo capo Primavera Estate del guardaroba di Shaq
Pat Riley si coccola il suo Dwyane Wade che è l'unico a dargli soddisfazione; il talento da Marquette è risultato decisivo anche nell'ultima gara di Toronto, segnando 16 punti nel quarto periodo per rimontarne 13 negli ultimi 10 minuti. Fino a quel momento gli Heat erano sembrati davvero ben sintonizzati sul clima da vacanze da primavera.
Più di tutti, nemmeno a dirlo Shaquille O'Neal. Per uno di quegli strani misteri che rendono l'universo Nba, qui non si può parlare di America, molto lontano dal nostro, l'Air Canada Center era tutto esaurito, per la seconda volta quest'anno. Siccome le prospettive immediate dei Raptors non sono brillantissime, azzardiamo che i canadesi volevano vedere Shaq e Wade.
Ma O'Neal ha marcato visita. Un "lancinante" dolore al ginocchio lo ha tenuto in fondo alla panchina, in borghese grigio.
"La definirei un'irritazione, nulla più", ha detto Pat Riley fra il prudente e il rassegnato. "Non so di preciso - ha spiegato Shaquille in conferenza stampa prima della partita - credo d'aver preso un calcio lunedì contro i Pacers. Però li per li non me ne sono accorto." Probabilmente non se n'è accorto nessuno, magari non è nemmeno successo: la settimana scorsa il pollice, ora il ginocchio. Il pivot sta attuando quel proposito di andarci con i piedi di piombo. Evidentemente neppure Riley può dire qualcosa.
L'ex architetto dello show time è sembrato abbastanza reticente sull'argomento. Meno sulle critiche al gruppo dopo la gara contro i Raptors: "E' la prima volta - ha spiegato il coach che è subentrato a Stan van Gundy - che mi capita di allenare una squadra del genere. Ed è abbastanza sconcertante vedere che a volte sembra che vogliamo arrivare quindicesimi." Peraltro, la squadra fin dall'inizio dell'anno ha sviluppato l'abitudine di cominciare a giocare "con calma" una volta accumulato uno svantaggio in doppia cifra; non ci si può certo stupire se la stessa cosa è accaduta anche a Toronto, a fine stagione regolare, senza O'Neal e Mourning.
Era successo anche qualche giorno prima in una partita molto più calda contro gli Indiana Pacers. Se quella con Detroit è la rivalità di riferimento a Miami, quella contro gli uomini di Carslile è sicuramente una sfida alla quale gli Heat tengono; e non potrebbe essere altrimenti visto che nelle 15 precedenti sfide di stagione regolare, Indiana aveva vinto 14 volte.
Questa volta ha vinto Miami, 96-91. La partita è stata intensa e non sono mancati i colpi proibiti. Jermaine O'Neal e Haslem hanno inscenato una mini rissa che ha prima causato l'espulsione del lungo degli Heat e poi generato una serie di polemiche tra i due degne dei peggiori bulli del quartiere. "Non avevo certo bisogno di colpirlo - ha spiegato ai giornalisti Haslem che ha ricevuto anche una multa di 5.000 dollari per aver lanciato la maglia mentre tornava negli spogliatoi - avevo già preso il rimbalzo. Non ho paura di lui e sa dove trovarmi." "Non mi fa certo paura - ha risposto l'ex Blazers - e non sono l'uomo adatto ad essere coinvolto in queste sfide." Manca il pacchetto di sigarette nel risvolto della maglietta e poi lo scenario è completo.
Pochi minuti prima l' O'Neal degli Heat era stato sanzionato di un fallo antisportivo contro Foster che ha fatto molto arrabbiare Riley: "E' ridicolo - ha spiegato il coach alla fine - quante volte nel corso di una partita Shaq viene colpito duramente? Eppure non ricordo troppi falli di questo tipo fischiati a suo favore. Questo è il quinto contro di lui." Il nervosismo dell'ex allenatore dei Knicks al riguardo nasce dal fatto che al prossimo, "the Diesel" subirà una giornata di sospensione.
Nei playoffs però il conteggio sarà azzerato.
Fatto sta che anche in un contesto del genere Miami ha terminato il primo tempo sotto di 11. Ci hanno ripensato Jason Wiliams e Shaquille O'Neal a riportare sotto Miami nel terzo periodo. Tutto questo conta relativamente perché è chiaro che la squadra cambierà passo, se può realmente farlo, all'inizio della post season. Miami però è attesa da 10 giorni in cui affronterà Cleveland, New Jersey, Milwakee e Detroit. Dato che proprio i Nets sono in striscia positiva e non lontanissimi in classifica, c'è il rischio, come dice Riley "di ritrovarci a lottare per quello che per lungo tempo è stato nostro." E cioè il secondo posto che significherebbe il vantaggio del fattore campo nella probabile semifinale contro Kidd e Carter.
Dipenderà anche dalla voglia di mettersi in calzoncini e maglietta del figlio del sergente: a Toronto è arrivata l'ennesima indiretta conferma dell'importanza del giocatore, al di là del suo rendimento personale.
Quella vittoria infatti è stata la decima in venti partita. Con O'Neal in campo il bilancio è di 38-13, di un soffio sotto il 75%. Ecco perché, per quanto sconcertato, Riley sa di non poter scontentare il suo pivot.
Mourning updates Il giocatore che si è infortunato al polpaccio nella partita contro Detroit si sta curando con ultrasuoni e massaggi. Qualche giorno fa, in conferenza stampa,l'ex Georgetown ha spiegato di "aver rifiutato gli antinfiammatori per bocca per potermi rendere conto di preciso della situazione". Della serie: differenze di riabilitazione fra gicatori in piena efficienza e giocatori trapiantati al rene.
"If I was the coach In una recente lunga intervista Gary Payton ha parlato della sua capacità difensiva e dell'origine del suo soprannome "the glove, il guanto". "Fu mio cugino nel 1994 a darmelo - ha spiegato l'ex Seattle - la mattina dopo una partita in cui avevo tenuto Kevin Johnson (play dei Suns ndr) a 14 punti." Il giocatore ha poi parlato anche di come abbia cominciato a lavorare sulla sua difesa: "Arrivai al college che ero un giocatore che segnava tantissimo ma concedeva troppo; il mio coach dell'epoca Ralph Miller, mi spiegò subito che non avrei giocato sino a quando non mi fossi messo anche a difendere. Qualche giorno dopo, durante una partitella di allenamento concessi due punti al mio avversario e Ralph fermò l'allenamento: Ok, disse, tutti sulla linea di fondo, farete suicidi fino a quando il signor Payton non difenderà . Alla fine di quella stagione fui nominato "Difensore dell'anno". " Usando questo sistema, quanti suicidi avrebbe dovuto ordinare Riley quest'anno?