La faccia dolorante di Mourning che dovrà star fermo fino all'ultima settimana di aprile
Aiuto, s'è smarrito il piano "B". E' successo al Palace of Auburn Hills dove Miami ha perso 82-73 contro i Detroit Pistons. Pat Riley, che allora era ancora un dirigente della squadra, durante l'estate ha rivoltato la squadra, per avere un'alternative alle serate sotto il par delle sue due stelle.
A giudicare dall'ultimo scontro diretto tanto lavoro per nulla.
Miami è stata in controllo della partita per tutto il primo tempo, arrivando anche a +12 a metà secondo quarto, per poi sbagliare molti tiri facili che avrebbero esteso ancora di più il vantaggio. Nel terzo periodo s'è capito subito che la musica era cambiata: Detroit ha rimontato è s'è aggiudicata la sfida in una quarta frazione da 22 a 14. Gli Heat hanno segnato 30 punti nel secondo tempo; Shaquille O'Neal è stato l'unico attaccante efficace con 27 punti ma alla lunga la difesa dei due Wallace lo ha contenuto. Dwyane Wade, con i postumi dell'infortunio al polso destro, cortesia della sera prima di Rashad McCants, ha fatto peggio con 13 punti e 3 su 15 al tiro.
Jason Williams, Gary Payton e Antoine Walker hanno racimolato 22 punti totali con un modesto 8 su 25 dal campo. La sconfitta è stato un piccolo campanello d'allarme per la squadra che dal 12 febbraio, giorno in cui aveva battuto proprio i Pistons a Miami, aveva costruito un record di 15 vinte e 2 perse. C'è di peggio visto che Alonzo Mourning s'è fatto male nel secondo quarto di quella partita: l'ex Georgtown s'è prodotto una lesione al polpaccio destro, andando a canestro contro Antonio Mc Dyess. Probabilmente dovrà stare fermo fino alla fine della stagione regolare.
"Non sono impressionato - ha detto Shaq O'Neal dopo la partita - per quel che ha fatto Detroit stasera. E' colpa nostra abbiamo giocato molto male." Rimane però scolpito nella memoria degli osservatori l'attacco asfittico della squadra della Florida. Detroit ha tirato col 31% dal campo nel primo tempo; quando ha messo a posto e cose ha ribaltato la gara.
"Penso che si debba cercare di tenere tutti coinvolti - ha spiegato Gary Payton - e muovere di più la palla. Stasera non è successo. Ma è anche vero che non ci abbiamo lavorato molto. Sono sicuro che Pat avrà visto certe cose e saprà porvi rimedio." "Non abbiamo avuto troppo tempo per preparare la sfida - ha ribadito Riley riconoscendo il merito degli avversari - ma penso che avremmo potuto fare molto meglio. Sono sicuro che il loro orgoglio è stato pungolato da quanto successo nell'utima gara; per questo stasera Detroit ha giocato così bene."
Si tratta di discorsi tipici della regular season. Come detto, gli Heat ne venivano direttamente dal Target Center e dalla sconfitta 100-96.
L'unico dato rilevante della sfida con Garnett e soci è l'assunto secondo il quale Wade gioca, anche infortunato, O'Neal no. Detto questo, è chiaro che Detroit ha un piano che, contro Miami, porterà anche nella probabile sfida dei playoffs: Hamilton e Hunter si alterneranno su Wade, i due Wallace e McDyes faranno parte del "comitato di benvenuto" a Shaq.
In un contesto del genere non si può contare sul fatto che le due stelle degli Heat giochino 4 partite da 65 punti su 7. "Dobbiamo togliercelo dalla testa", ha chiarito Payton. Ecco che quindi sarà fondamentale il ruolo degli "altri"; come d'altronde l'anno scorso quando l'illusoria vittoria in gara5 contro i Pistons arrivò con grande merito del supportin' cast.
"Questa sera - ha riconosciuto Wade, non lesinando un po' di polemica - sono stati bravi a tenermi lontano dalle mie posizioni favorite; è anche più facile quando gli arbitri ti concedono di usare così tanto mani e braccia."
D'altronde questo è lo stile del gioco della post season; lo sa bene l'ex Marquette, che per il suo stile di gioco, è particolarmente esposto a strattoni e colpi. Sarebbe diverso se Wade, per essere efficace, non avesse così bisogno di rimanere a ridosso degli ultimi cinque metri di campo.
"I Pistons sono una squadra molto metodica - ha spiegato ancora Riley contraddicendo in parte quanto dichiarato dal suo centro - che gioca senza forzare nulla." Una dichiarazione strumentale per far notare, di contrasto, gli sprechi dei suoi giocatori; in questo senso il bilancio di 16 palle perse contro 5 non ammette repliche. "Sul campo vogliamo correre - assicura l'ex coach dei Lakers - però dovremmo evitare passaggi avventati, lob e tutto quello che non ci serve."
Sembra strano detto dall'architetto dello Show Time; ma nel 2006 quello stile di gioco è più adatto a una partita con i derelitti Knicks che ad una finale di conference.