La faccia dei Kings che sembrano aver perso nuovamente il filo della stagione
Ron Artest è un uomo di fede e come tale non smette di credere che i Kings faranno i playoffs. Lo dichiarò dopo le due sconfitte "d'esordio" a Boston e Toronto. Lo ha fatto anche dopo l'ultima settimana che riproposto più di un interrogativo sul futuro a medio termine della squadra e su quella striscia positiva che ancora tiene vive le speranze degli uomini di Rick Adelman.
Ron Artest continua a credere che Sacramento farà i playoffs nonostante il margine di sicurezza si sia ridotto a mezza partita dopo l'ultima sconfitta, 87-80, contro i Los Angeles Lakers. Partita piatta, da Kings vecchio stile, allo Staples Center: 30-14 dopo il primo periodi e via dicendo attraverso due quarti che hanno ridotto il margine dei gialloviola di soli due punti.
Solo nell'ultima frazione Sacramento ha abbozzato un tentativo di rimonta, arrivando a 5 punti di distacco, 85-80 a ridosso dell'ultimo minuto. A quel punto ci ha pensato Kobe Bryant, ovviamente marcato dall'ex Pacers, a mettere la parola fine.
"Spero che Bryant faccia 70 punti e che Sacramento vinca la partita", aveva dichiarato Artest a chi, memore di quel che era successo qualche settimana fa all'Arco Arena, aveva enfatizzato il duello diretto fra i due giocatori. Non c'è stato bisogno: Bryant ne ha fatti 28, persino pochi per i suoi canoni. Altro indizio di Kings vecchia maniera: la front line che concede una seratona a Kwame Brown che da Lakers 21 punti e 12 rimbalzi non li aveva ancora fatti.
"Più ti avvicini al termine della regular season - ha spiegato in sala stampa Rick Adelman - meno ti vuoi trovare nella condizione di dover vincere per forza le partite che giochi. Un po' perché non siamo né gli Spurs, né i Mavs, un po' perché può sempre succedere qualcosa di brutto."
Sottoscrive Mike Bibby che ha dovuto lasciare la partita nel terzo quarto, con 10 punti, per un doloroso colpo sotto il ginocchio.
"Qualcuno - aveva già fatto notare il coach ex Portland dopo la brutta prova di Minneapolis - dopo aver vinto 8 partite su 10 ha pensato che il più fosse fatto. In realtà è stata una bella striscia ma non abbiamo fatto niente" Deve far male perdere una partita di 7 punti, 95-88,tirando sotto il 42% dal campo con 28 palle perse. Deve fare ancora più male se la sconfitta viene contro una squadra che sta aspettando il termine della stagione per regolare alcuni conti.
"Dovremmo lavorare per migliorarci - ha ammesso onestamente Brad Miller, uno dei più sotto tono a Los Angeles - invece abbiamo fatto più di un passo indietro.
Al coach mancherà tutto ma non l'esperienza: se ha deciso di spendere certe parole è perché deve aver visto che il gruppo, dopo aver giocato le 5-6 partite spalle al muro, ha di nuovo riabbassato la guardia.
Al Target Center, con Sacramento sotto di 5 punti a un minuto dalla fine, Artest ha rubato palla per involarsi verso il canestro uno contro zero. Sfortunatamente il -3 non è mai arrivato perché l'ala s'è palleggiato sul piede. Il suo 4 su 15 per soli 13 punti e 5 palle perse parla della partita.
Il giocatore peraltro ha vissuto una di quelle settimane che fanno sembrare lo sport professionistico americano simile a un reality show.
Artest è tornato alla Conseco Field House che fu sua per giocare contro Indiana; tutt'America di conseguenza ha parlato di lui. "In questi giorni - ha spiegato il giocatore - ho ricevuto tante telefonate di tifosi che mi hanno chiesto come ho potuto fare quello che ho fatto."
Sul campo la pressione si è tradotta in un 6 su 22 dal campo per 18 punti. La squadra ha perso, Ron è stato contestato per tutta la sera. "Non ti sorprendere di nulla - lo aveva avvertito la sera prima il compagno di bevute, e scazzottate, Stephen Jackson - perché questo pubblico ogni tanto fischia anche me che gioco per loro."
Il passaggio da Indianapolis è servito ai Maloofs per far sapere quanto apprezzano la Conseco Field House, ribadendo sibillinamente tutto lo scontento per l'attuale sistemazione, e per rivendicare la paternità "dell'affaire Artest": "Tutte le volte che scende in campo - ha spiegato Gavin Maloof - mi rendo conto della scossa e dell'energia che Ron ha dato a tutto l'ambiente. Per me è stato come rinascere." Che la stagione sia cambiata è fuori di dubbio.
Rimane quella linea sottile, mezza partita, fra il futuro e l'oblio. E l'ultimo mese da vivere pericolosamente. "Sono stato nella Nba abbastanza - ha spiegato prima della partita contro i Lakers Artest - per capire quali sono le regole del marketing che dominano questa lega. Ma se dico che andremo ai playoffs è solo per convinzione." Non si può dire che il ragazzo non attiri attenzione su di sé.