Cronache dal fronte

Le divise verdi in occasione di San Patrizio hanno portato bene a JC e compagni

Gli americani, si sa, sono dei maniaci delle statistiche. Catalogano e classificano qualsiasi cosa, forse anche le volte in cui vanno in bagno. Capita però anche ai migliori di avere degli "scheletri nell'armadio", tanto per usare un'espressione negli ultimi tempi cara al nostro primo ministro. La statistica che manca, infatti, è quella su quanto sia passato dall'ultimo giorno in cui si è potuto leggere un commento tecnico o tattico riguardante i Knicks sui quotidiani di New York, fatte salve le nude cronache delle gare disputate. Ormai è solo un rincorrersi di notizie sulle guerre intestine che si stanno consumando dentro e fuori lo spogliatoio bluarancio.

I più, forse, prenderebbero questo fatto per una "mancanza di serietà ", parafrasando di nuovo un nostro uomo politico, ossia chi primo ministro vorrebbe diventarlo (ed è così che la par condicio è salva). Obiettivamente, è difficile parlare di basket giocato per una squadra che si sta stancamente trascinando verso la fine dell'ennesima stagione fallimentare.

E chi siamo noi, scribacchini a tempo perso, per non seguire fior fiori di insider, analyst e reporter professionisti? Magari qualcuno non se n'è accorto, ma qui le notizie sono di seconda mano e si riporta quello che viene raccontato al di là  dell'oceano. Non capiamo perché, ciclicamente, qualcuno si scandalizza di fronte a questo "segreto di Pulcinella", dal momento che pure giornalisti VERI nostrani lo hanno sempre ammesso candidamente (American Super Basket vi dice qualcosa?).

Largo ai nostri eroi della carta stampata ed agli opinionisti sportivi, dunque.

Iniziamo dal fronte iraqueno" pardon, dal fronte, in continua espansione, di chi considera il lavoro fatto da Larry Brown un completo fallimento. Durante le ultime settimane, a fare i cosiddetti "bandwagon" ci hanno pensato, nell'ordine, i due analyst Tim Legler e Greg Anothony (per i meno smaliziati, due ex giocatori che grossomodo qualcosa di basket dovrebbero sapere). Interpellati nell'intervallo di una gara dei Knicks, hanno chiaramente detto che quest'anno è Brown il peggior coach NBA. Rincarando la dose, hanno definito scandaloso avere un record così perdente visto il roster a disposizione, ed altrettanto chiaramente hanno detto che non c'è altra spiegazione se non quella del tentativo di Brown di far cacciare Thomas per prendere il controllo totale delle operazioni.

Nell'ultima settimana anche il portale di Sport Illustrated, nella figura di Andy Gray, ha iniziato a ritenere Brown "Il più grande errore della gestione Thomas". Per i meno attenti, sono le stesse parole usate da Berman (NY Post) che riportammo nello scorso report. Gray, oltretutto, non c'è di certo andato leggero. Citiamo testualmente, sperando che le educande all'ascolto posino gli occhi da altre parti: "In his first season in New York, Brown has flushed the Knicks straight down the NBA toilet". Non c'è bisogno di traduzione.

Dopo aver elencato anche gli insuccessi professionali del coach (evidentemente la vita di Brown non è costellata solo di vittorie), il reporter di si.com si rivolge direttamente ai "die-hard fans" di Larry: "E' stata un'annata costellata di vere e proprie atrocità  per quel che concerne la panchina. Certo, i suoi simpatizzanti diranno che i Knicks sono un'accozzaglia di doppioni e di ego sconfinati, ma non è forse compito dell'allenatore far combaciare tutti i tasselli e indirizzare questi ego nella giusta direzione come fatto in precedenza con Allen Iverson? Questo è un team da corsa? Che si adegui ai giocatori che ha".

Ancora, Bill Simmons dalle pagine della ESPN: "E' difficile immaginare un lavoro peggiore di quello fatto quest'anno da Brown. Anzi, è impossibile. Il coach si è mostrato ostile verso tutti, aleatorio, vago, incoerente, impreparato, con sconfitte volute e cercate, deprimente e non realistico nei confronti del materiale che aveva" davvero, prendete una parola negativa dal dizionario e state certi che gli calzerà  a pennello. Questo roster non sarà  da Titolo, ma neppure da 20 vittorie stagionali. Brown ha steccato alle olimpiadi del 2004, ha distratto i Pistons nella corsa verso il secondo Titolo nel 2005 con le voci del suo ingaggio a Cleveland ed ha distrutto definitivamente i Knicks nel 2006. Questi sono i fatti.

La lista, dunque, si allunga e potrebbe continuare ma per brevità  vi riportiamo solo quelli citati nei nostri report. Prima Marc Berman, poi Stephen A. Smith, ancora Jack Ramsey, per non parlare di Jeff Van Gundy e Pat Riley, due dei tanti coach che meno hanno riso quando Zeke ha parlato di Francis-Marbury come dei nuovi Walt Frazier-Earl Monroe (paragone tra l'altro ripreso dallo stesso Brown in occasione delle lamentele di Francis sul suo scarso minutaggio).

Visto che ci pare ovvio che quella coppia non avrà  più eguali nella storia dei Knicks, tutto dovrebbe essere preso con le dovute proporzioni e non estremizzato, visto che pure allenatori di una certa caratura hanno ritenuto il paragone non così peregrino. Il problema, spesso, resta quello di ridere per ogni uscita dei GM Thomas, senza ovviamente fare lo sforzo di contestualizzare il tutto. Prova ne sia che quando Brown ha parlato dei futuri "The Clyde" e di "The Pearl", nessuno ha riso" evidentemente, o non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire o è l'ennesima prova della prevenzione nei confronti di Isiah.

Dal canto suo, tra le più eclatanti dichiarazioni di Brown rilasciate ultimamente va senz'altro messa in evidenza quella estenata alla trasmissione di Stephen A. Smith sulla ESPN Radio, nella quale si è detto rammaricato per non avere tra le mani un quintetto Marbury-Richardson-Tim Thomas-Sweetney-James con il quale, a suo dire, avrebbe vinto molte più gare, dato che questi cinque lo avrebbero seguito molto di più nella sua "Play the right way". Purtroppo, però, gli sono stati mandati via Thomas e Sweetney e due settimane di training camp più tutte le gare da lì fino ad ora (comprese dunque quelle di preseason) non gli sono bastate per allenare a dovere il gruppo privato dei due giocatori.

Degna di menzione un'altra esternazione del coach, quella secondo cui i migliori difensori del lotto sarebbero Quentin Richardson e Jamal Crawford, due players che nell'ambiente NBA non stanno di certo passando alla storia per essere dei mastini, ma tant'è.

Arriviamo dunque al fronte Marbury. In questi giorni i botta e risposta tra i due sono continuati senza sosta ed a nulla sono valsi i richiami all'ordine da parte di Isiah Thomas e James Dolan. A dare fuoco alle polveri, come sempre quest'anno, è stato Brown, ovviamente a mezzo stampa. In tutta la stagione ha sempre rimproverato al suo playmaker qualsiasi cosa, soprattutto di pensare più a se stesso che al bene della squadra, proprio quando al resto degli addetti ai lavori pareva che invece il giocatore avesse cambiato registro.

Alla fine Marbury, di cui tutti conosciamo ovviamente il caratterino, ha sbottato a sua volta, dicendo che forse è davvero arrivato il momento di tornare a fare lo "Starbury" per vincere qualche gara in più, aggiungendo: "Ormai credo che sia una cosa personale tra me e lui. Come fa a paragonare 30 anni della sua carriera con neanche i miei 10? Per i primi tre-quattro mesi della stagione non ha fatto altro che criticarmi pubblicamente, mentre io me ne sono rimasto zitto, non proferendo parola. Ha perfino riportato cose sui media che dovrebbero restare nello spogliatoio. Ora basta, è giusto il momento che io mi difenda altrettanto pubblicamente. Ha passato la linea".

Brown ha attaccato prima e risposto poi come fanno tutti i suoi (sempre meno) sostenitori, ossia snocciolando per l'ennesima volta il suo curriculum.
Per la verità , le dichiarazioni di Steph hanno trovato il favore di molti, non di certo quando dice di tornare a fare l'All-Alone, per carità , ma quando ha risposto a riguardo del curriculum: "Il passato è il passato. La gente di New York vuole vincere ora e non gli interessano i suoi precedenti successi. Il newyorkese vuole che quei successi di cui parla arrivino adesso, visto che vive nel presente e non nel passato".

Brown, che fino ad oggi non si era mai preso le responsabilità  per quello che sta accadendo ed anzi aveva sempre accusato un suo giocatore a turno per giustificare l'ennesima sconfitta, ha finalmente parlato di responsabilità , ma in maniera molto aprioristica: "Sono l'allenatore di una squadra di basket. L'unica cosa che mi interessa è "play the right way". Se vuoi far parte del team, allora devi anche essere un buon compagno e ti deve importare degli altri, non solo di te stesso. Mi prenderò le responsabilità  per questo record negativo ma" tu sei il miglior play della Lega e hai un record di 17-45? Sì come no, è colpa dell'allenatore".

Arrivati sull'orlo di una squalifica per il giocatore, i due hanno riappianato le divergenze a seguito di un faccia a faccia, un pagliativo inutile se ce n'è mai stato uno. Due giorni dopo, infatti, a seguito della vittoria contro i Pistons, Brown ha comunicato ai giornalisti che Marbury non si è voluto prendere la responsabilità  dell'ultimo tiro. Steph ha replicato che, vedendo Crawford più "caldo", ha preferito delegare a lui la responsabilità " la guerra dunque continua.

Una cosa pare però certa. Di ambedue si può essere o meno sostenitori, ma quello che dovrebbe saltare agli occhi in modo palese è che un fondo di verità  nelle parole di Marbury c'è eccome. Anche in merito all'ultima sparata nel post partita, non era meglio che la cosa del rifiutare l'ultimo tiro restasse tra le mura dello spogliatoio? O vogliamo continuare a negare che Brown, a turno ha davvero criticato tutti, ma proprio tutti i suoi giocatori a mezzo stampa? Per quanto ci riguarda, non è il modo giusto di compattare un team che in primis avrebbe proprio bisogno di equilibrio e tranquillità .

Un accenno al basket giocato va comunque fatto. Il record è, ad oggi, 19 vinte e 47 perse. La vittoria al Garden contro i Pistons è stata il solito lampo nel buio, visto che poi lo stesso team è stato capace di perdere con Toronto ed Atlanta. Contro i Raptors ha purtroppo chiuso qui la stagione il rookie Channing Frye, infortunatosi ai legamenti dei ginocchio sinistro. Si parla di semplice sfilacciamento, quindi la diagnosi è fortunatamente non troppo grave. Ora tre settimane di completo riposo, poi fisioterapia. Si spera di averlo a disposizione per la summer league di Las Vegas.

Infine, una comunicazione di servizio. Per ragioni personali, questo sarà  il mio ultimo Knicks report. Grazie a chi in questi anni non ha mancato di farmi avere il suo supporto ed un in bocca al lupo al mio successore, con l'augurio che possa finalmente raccontarvi trionfi e non sempre delusioni. Go Knicks Go!!!

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