Vacanze di primavera

Dwyane Wade è uno dei pochi che sembra giocare sempre al massimo delle possibilità 

La stagione regolare di Miami è già  finita; il record di 43-21 assicura la seconda testa di serie della Eastern Conference ma è troppo lontano dal primato dei Detroit Pistons. Quindi quel che succederà  da qui all'82esima partita sarà  contorno. Lo ha fatto capire chiaramente Shaq O'Neal, avviando la solita mini polemica col suo coach. "Da qui a fine stagione - ha detto il pivot - spero di potermela prendere un po' più comoda"

Il ricordo dell'ultima annata in cui Miami arrivò prima, ma O'Neal compromise il suo playoff con un infortunio contro Indiana, è ancora molto vivo nella mente dell'organizzazione della Florida: "L'anno scorso - ha continuato l'ex Lakers - mi feci male in una partita che non significava nulla per noi. Per questo motivo è il caso di stare molto attenti a queste ultime gare"

Evidentemente Pat Riley può essere d'accordo con quest'ultima parte del discorso, non con l'affermazione di intenti del suo giocatore: "Ne abbiamo parlato - ha fatto sapere l'ex architetto dello show time - in spogliatoio, i giocatori sanno che vogliamo arrivare alla post season con una squadra in salute, riposata e allenata. Non solo con una squadra riposata."

Attraverso questa considerazione il coach ha criticato la recente abitudine dei suoi giocatori di iniziare le partite lentamente per poi "costringersi" a furiose rimonte.

"Questa sera si è visto - ha dichiarato Riley dopo la vittoria 121-83 contro gli Utah Jazz - che la squadra è scesa in campo per giocare da subito con quell'energia e quell'aggressività  di cui ci sarebbe bisogno." Grazie a 19 punti nel primo quarto di Wade, gli Heat hanno concluso la prima frazione sul 41-17. E da li sono andati via lisci. Diamo altri numeri di quest'energia: Heat al 70% al tiro dal campo, Utah poco sopra al 30, 17 punti da azioni di contropiede, Jazz battuti a rimbalzo 17-9 e 5 conclusioni da halley-oops. La classica eccezione che conferma la regola se pensiamo che dal 12 febbraio, giorno in cui Miami rimontò 13 punti nell'ultimo quarto per battere Detroit, la squadra si è trovata 6 volte a dover rimontare iniziali svantaggi in doppia cifra.

Solo contro Golden State è arrivata la sconfitta. Contro Boston si è arrivati al limite: 61-36 a 2'50" dalla fine del primo tempo, fra i furibondi cori di disapprovazione del pubblico, prima di cominciare a giocare. La rimonta si è concretizzata grazie a 10 punti di Shaq e 25 nell'intero secondo tempo di Wade. Ma non è certo quello che Riley avrebbe voluto vedere. "La gente - ha provato a giustificarsi Mourning - pensa che scendiamo in campo senza troppa voglia; spesso però dovrebbe considerare che tutte le squadre con noi giocano con grande identità  perché, anche quelle con record negativo, sperano di batterci per poterci esibire come un trofeo."

Sarà  anche così. Ma la percezione visiva, all'inizio delle partite contro Warriors e Celtics, non testimoniava a favore di una ferrea determinazione di Miami.

"E' chiaro - ha dichiarato Riley, riprendendo la richiesta fatta dal suo centro - che tutti noi speriamo di arrivare alle partite che contano nelle condizioni migliori. Però non possiamo pensare di giocare le ultime 20 partite sulle uova." La ricetta del coach sarebbe molto semplice: approccio aggressivo, come contro i Jazz, per indirizzare da subito le partite e poter dare spazio a tutti gli uomini. In allenamento poi, sedute sempre più orientate al cardiofitness e tempo per recuperare da eventuali contusioni e piccoli acciacchi.

Tutto questo servirebbe all'allenatore per definire anche gli ultimi dettagli della rotazione: "Ai Lakers - ha spiegato Riley recentemente - partivamo con Rambis e finivamo con Bob Mc Adoo" Un indizio sull'intenzione di affidarsi all'energia di Haslem per iniziare le gare. " Antoine (Walker)- ha poi confessato recentemente al suo entourage - nell'ultimo periodo ha giocato molto bene nelle ultime fasi delle partite. Forse abbiamo finalmente trovato la rotazione giusta.

Di certo non è la scelta, specie nei ruoli di ala piccola e ala grande, a mancare: contro Cleveland, per almeno 4 minuti, si sono addirittura visti assieme Shaq e Mourning. I sostenitori delle "due torri" si sono affrettati a far notare, come se avesse un reale significato tecnico, che gli Heat hanno vinto quel parziale 13-9.

Di reale ci sarebbe la necessità  di trovare più spazio per l'ex Georgetown: "Ci siamo trovati molto bene - s'è affrettato a spiegare O'Neal - Zo è il miglior compagno che si possa chiedere. Le discussioni che abbiamo avuto i passato sono superate; in realtà  non si trattò mai di cose serie, solo di punzecchiature tra giocatori che andavano l'uno contro l'altro." Possibile che O'Neal veda in lui la guardia del corpo più credibile in vista delle battaglie d'area che aspettano Miami nei playoffs.

Perché la stagione regolare è già  archiviata.

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