L'energia che Marion mette nel suo gioco è qualcosa di incontenibile…
Difficile poter trovare su un campo da basket qualcosa di simile a Shawn Marion, l'ala dei Phoenix Suns. Marion è, infatti, quello che si può definire il prototipo del giocatore del ventunesimo secolo.
Il suo gioco è "totale"come quello dell'Ajax di Crujf anni '70. Insieme a Steve Nash è la colonna portante dei Suns, che anche quest'anno si stanno confermando come una delle principali forze ad Ovest.
Il suo atletismo, spaventoso, lo rende quasi incontenibile nella parte offensiva e una macchina da rimbalzi sotto i tabelloni. Niente di sorprendente, quindi, nel leggere le sue statistiche, tra l'altro costantemente tra le migliori della NBA, che recitano 22 punti a partita con oltre 12 rimbalzi. Con 46 doppie-doppie, inoltre, è anche il giocatore, in questa stagione, che è riuscito a raggiungere la doppia cifra in almeno due campi numerici, per più volte.
Ma quello che più fa piacere allo staff tecnico di Phoenix, è la crescita costante, anno dopo anno, che il ragazzo sta avendo sin da quando è entrato nella NBA, nel 1999. Non solo numericamente parlando.
Dalla stagione 1999/00, la sua annata da rookie, si è avuto un incremento di 12 punti a partita e quasi 6 rimbalzi. Ma come si sa, le fredde statistiche, che spesso non sono tutto, sono però conseguenza di una maturazione del gioco. Maturazione che, secondo molti, per lui non è ancora arrivata all'apice.
E' terzo per rimbalzi totali, quarto per le palle rubate, tredicesimo per percentuale dal campo e sedicesimo per punti segnati. A coronamento di un superlativo periodo, recentemente, è stato insignito anche del titolo di miglior giocatore ad Ovest per il mese di febbraio.
Non dimentichiamoci inoltre, del grave infortunio al ginocchio di qualche anno fa, e che ancora oggi non gli permette di esprimere tutta la sua esplosività . Anche se in apparenza si può non notare, vista la facilità con cui arriva la ferro.
Non a caso è il giocatore con il maggior numero di schiacciate all'attivo fin qui, e il secondo per punti in vernice; davanti a lui solo "King" LeBron James. Ma allora, come giustamente ci faceva notare un famoso telecronista italiano, quando era completamente sano e al massimo della condizione dove arrivava a saltare?
La risposta al quesito, in parte, ce l'ha data il suo vecchio coach dell'Università , fornendo alla TNT, la celebre tv sportiva americana, una cassetta video con dei vecchi filmati di Marion che, staccando da terra, arrivava con il collo al livello del canestro. Semplicemente assurdo.
Il suo soprannome, "The Matrix", gli calza a pennello. Gli incredibili voli, e la velocità con cui si getta sulle palle vaganti, ricordano infatti, gli spettacolari effetti speciali del celeberrimo film di fantascienza. Lui stesso dice di sè:
Il mio modo di giocare è semplice e sempre lo stesso. Provo a giocare al massimo delle mie abilità ogni volta che esco in campo.
Ufficialmente, Shawn, sarebbe un'ala grande, ma la sua eccezionale versatilità gli permette di ricoprire anche altri ruoli. Come è successo in particolare quest'anno, quando, complici i tantissimi infortuni che hanno colpito i Suns, ultimo quello di Kurt Thomas, è capitato spesso che coach Mike D'Antoni gli chiedesse di adattarsi ad altre posizioni. Con ottimi risultati.
Qualche pecca, invece, si nota nei suoi movimenti spalle a canestro, che comunque sono più che accettabili per un giocatore di 201 centimetri che non è affatto un centro. La sua tecnica di tiro è orrenda, forse la più brutta di tutta la lega, ma non inficia più di tanto sull'efficacia, visto che tira dal campo con una percentuale maggiore al 50%. Il discorso cambia se si entra nello specifico dei tentativi da tre punti, dove il prodotto di UNLV ha un solo discreto .327.
Ma oltre alle sue ottime prestazioni in campo, un'altra ragione per cui è riuscito a conquistare il cuore dei tifosi della Valley of the Sun è la grande umanità , dote non proprio comunissima nel dorato mondo della National Basketball Association. In Arizona è risaputo il suo impegno sociale per la comunità , che si materializza annualmente con una donazione da un milione di dollari alle associazioni benefiche del posto.
Tornando a considerazioni prettamente cestistiche, proviamo a fare un'ulteriore riflessione sull'All Star. Quando parliamo ed elogiamo, come in questo caso, un giocatore dei Phoenix Suns è sempre bene, tuttavia, non dimenticare il così detto "effetto canadese" o più semplicemente "effetto Nash".
Senza togliere nulla agli indubbi meriti di Marion, si devono in ogni caso considerare i grandi benefici che comporta il giocare a fianco di Steve Nash, l'MVP della scorsa stagione. Il canadese ha l'assoluta capacità di migliorare in modo esponenziale i suoi compagni, portandoli a dei livelli a cui da soli non sarebbero stati in grado di accedere. Come dimostrano Quentin Richardson e Joe Johnson, i quali dopo una grandissima stagione passata in quel di Phoenix, trasferitisi ad un'altra squadra non si sono saputi ripetere.
Dando una rapida occhiata, è innegabile il fatto che anche le cifre del numero 31 siano lievitate da quando a menare le danze c'è Nash. Intanto i tifosi Suns si possono godere ogni sera un più che discreto spettacolo, messo in scena dai due. Ormai neanche stupiscono più i loro pick 'n roll che si concludono con l'alley-hoop sopra il ferro.
Una delle poche incognite per lui, tuttavia, è l'affidabilità che può garantire nella tarda primavera, quando cominciano i playoff e le partite iniziano a scottare. Dubbi in proposito sono sorti, in effetti, durante le finali di conference che i Phoenix Suns hanno giocato, e perso, contro i San Antonio Spurs l'anno scorso.
In quelle cinque sfide, Marion, come anche i suoi compagni, non seppe ripetere quello che aveva fatto nel corso della stagione, e le sue prestazioni furono piuttosto sottotono. Va considerato, a suo favore, che però come avversario diretto aveva quel Bruce Bowen, che rientra senza dubbio tra i più forti difensori d'America. Per risposte più chiare dovremo attendere ancora qualche mese.
Notizia di pochi giorni fa è che l'ex campione del mondo con gli Stati Uniti ad Indianapolis, farà parte anche della spedizione per i mondiali del prossimo autunno e per quella delle Olimpiadi di Pechino 2.008. Nessuna sorpresa per questa convocazione, dato che era già da tempo nella lista dei "sicuri" per queste due importanti manifestazioni, ma è solamente un altro importante riconoscimento che gli viene concesso.
Per quanto riguarda la situazione contrattuale, infine, c'è da dire che il suo accordo con i Suns scadrà nel 2008. Non c'è ragione per dubitare che le due parti prima di quella data troveranno velocemente un compromesso ben accetto da entrambe.
Per il momento il giocatore ha tutta l'intenzione di rimanere a vita in Arizona, essendo soddisfatto sia dal punto di vista economico, sia da quello tecnico. La dirigenza, come è logico pensare, si augura che in questi rimanenti due anni non cambi idea, dal momento che insieme ad Amare Stoudamire è l'uomo su cui puntano forte per gli anni a venire. Avendone, tra l'altro, tutte le ragioni.