Era dalla finale 2004 che i Lakers non battevano i Pistons
10 partite. Un bilancio di 5 vittorie e di altrettante sconfitte. Almeno uno scalpo di grande valore (quello dei dominatori ad est di Detroit) compensato da almeno due sconfitte assolutamente regalate.
E' davvero un bilancio pieno di chiaro scuri quello che i Lakers hanno accumulato nelle partite a cavallo ed immediatamente successive alla pausa dell'All Star Game.
Risultati
Lakers vs Atlanta 110 – 114
Lakers vs Portland 99 – 82
Lakers vs Sacramento 106 – 85
Lakers @ Clippers 83 – 102
Lakers vs Boston 111 – 112
Lakers vs Orlando 102 – 87
Lakers @ Portland 93 – 99
Lakers @ Golden State 106 – 94
Lakers vs Detroit 105 – 94
Lakers vs San Antonio 96 - 103
Il momento di transizione dell'annata, la parata delle stelle quest'anno di scena a Houston, è tradizionalmente il punto di svolta di tante situazioni, vuoi perché gli allenatori hanno la possibilità di lavorare con un po' di calma sugli aggiustamenti tattici, vuoi perché le stelle possono prendersi un po' di vacanza dai frenetici ritmi delle schedules di gioco, vuoi perché la pausa coincide con l'avvicinarsi della trade line per la chiusura del mercato.
Chi si aspettava che i Lakers si muovessero significativamente sul mercato è rimasto deluso, l'unica mossa è arrivata nelle ultime ore quando i californiani hanno messo sotto contratto Jim Jackson, tiratore veterano scaricato dai corsaioli Phoenix Suns.
Ma come? Sin qui la stragrande maggioranza degli osservatori ha giudicato semplicemente scarso il reparto lunghi di L.A. e la dirigenza si muove solamente per avere un altro tiratore?
Sì, perché le cifre che negli ultimi turni di gioco sono state espresse dai californiani lasciano poco spazio a interpretazioni: nelle cinque occasioni nelle quali la squadra è uscita perdente dal campo, a parte la gara contro Atlanta, persa per evidente stanchezza mentale o se vogliamo dire per distrazione generalizzata, negli altri casi non è stato tanto lo scarso peso sotto le plance a determinare una sconfitta, quanto la pochezza dell'attacco in fase di tiro.
In queste ultime dieci partite infatti, Bryant, che è stato più volte, anche a ragione, accusato di voler fare tutto da solo, si è in parte trasformato.
Oltre a tenere una media ben al di sopra dei 35 punti per sera, il numero 8 da qualche settimana a questa parte è diventato anche il miglior passatore della squadra, mettendo a referto oltre 6.5 assist a partita.
Una media davvero alta, spesso però non sfruttata da coloro che hanno ricevuto questi scarichi, visto che in occasione della sconfitta contro i Portland Trail Blazers, la media nel tiro da 3 dei giallo viola è arrivata a toccare il pessimo livello di 2 su 16.
Al contrario, nelle serate nelle quali si è tirato con continuità , la squadra si è dimostrata più efficace, potendo lasciare a Kobe il compito di chiudere definitivamente la pratica, invece di sobbarcarsi l'intero carico di lavoro dell'attacco.
Nella vittoria contro Sacramento, i Lakers hanno segnato il 62.5% dei tiri da 3, nella sconfitta contro Boston i lunghi hanno vinto la sfida contro i rivali bianco verdi, ma un grande Paul Pierce e la percentuale del tiro da 3 scesa sotto al 35% hanno fatto la differenza.
Ancora contro Golden State e Detroit, la media del tiro direttamente da scarico del penetratore (praticamente sempre da Bryant) è tornata a salire ma la vera differenza l'hanno fatta i lunghi che hanno sempre vinto la sfida contro i rivali diretti.
Insomma i Lakers hanno dimostrato in queste dieci gare di essere una squadra che si sta compattando dal punto di vista difensivo, grazie anche all'ottima stagione messa in piedi da Lamar Odom, vero regista difensivo e ala grande atipica, ma alla quale mancano certamente dei tasselli importanti per un salto di qualità definitivo.
Proprio il già citato Jim Jackson potrebbe risultare in quest'ottica un inserimento azzeccato: piedi per terra si tratta ancora adesso di un cecchino importante, non toglierà spazio a Bryant, ci mancherebbe, ma potrà sfruttare i palloni che il capitano ha cominciato a distribuire in quantità più prolifica.
Quanto al bilancio, con la sconfitta contro San Antonio, ancora troppo forte per questa versione di Los Angeles, oggi le cifre parlano di 31 vinte e 30 perse.
L'ottavo spot ad ovest è quindi tutt'ora saldamente nelle mani dei californiani, ma attenzione: se è vero che gli Hornets, Memphis ed i Clippers non sono poi così lontani, pare altrettanto verosimile che la carica con la quale Houston e soprattutto Sacramento stanno affrontando la secondo parte di stagione debba essere pesata molto attentamente.
Il meglio della settimana
Fino a qualche settimana fa, il difetto con il quale si giustificava la non iscrizione nel lotto dei papabili per l'MVP stagionale del capitano Lakers, era l'egoismo.
Ora, anche questo argomento sta perdendo di credibilità , tanto che alcuni osservatori americani stanno cominciando a domandarsi perchè Bryant si limiti e non tiri addirittura di più!
A parte questo spot pro-Kobe però, c'è da registrare come il lavoro impostato su Odom stia davvero portando grossi frutti. Non tanto in fase offensiva, quanto in difesa, dove ad oggi l'ala newyorkese rappresenta un tesoro di duttilità e finalmente di leadership.
Nonostante i limiti di Cook, usato quasi solamente per le proprie capacità offensive e quelli di Kwame Brown, comunque in miglioramento dopo la pausa dell'All Star Game, il reparto lunghi sembra funzionare meglio, non fa sfracelli, ma almeno tiene sempre botta almeno contro avversari non palesemente più forti.
Da segnalare poi, la prima doppia cifra messa a referto da Ronny Turiaf nella gara contro Orlando. Non sarà un avvenimento da prima pagina, ma la storia di questo ragazzo è di quelle che fa piacere raccontare.
Il peggio della settimana
L'arrivo di Jim Jackson ha definitivamente messo a nudo il vero limite di questi Lakers: la scarsità di talento dei suoi esterni.
Certo, Bryant non è Kidd inutile ripeterlo per l'ennesima volta, ma se Parker, Vujacic, Mckey (a proposito che fine a fatto?), Wafer e Green avessero portato i numeri sperati, il numero 14 difficilmente sarebbe approdato alla corte del coach zen.
Con Laron Profit infortunato per la stagione, ora questo reparto sarà chiamato a supportare al meglio il proprio capitano, altrimenti chi parla di maxi epurazione estiva potrebbe davvero trovare argomenti convincenti per le orecchie di Jerry Buss.
E adesso?
La prossima gara dei Lakers avrà un sapore tutto speciale: si torna infatti a New Orleans, stanotte stessa, per riportare lo sport professionistico nella disastrata città a oltre 6 mesi da Katrina. Subito dopo sarà un periodo di trasferte eccellenti, con le visite a San Antonio e Sacramento, intervallate dalle sfide interne contro Seattle e Minnesota: da qui in avanti ogni sfida potrebbe valere i play-off, sarà bene che i Lakers se lo ricordino.
Alla prossima"