Quando attacca come sa, Wade può permettesi anche di polemizzare con Pat Riley
L'arrivo di Derek Anderson, per cui è stata spesa la più classica delle eccezioni salariali, per una attimo ci aveva fatto sospettare che il vero problema di Miami Heat fosse la fase offensiva; sono bastate però le due partite contro Seattle e Toronto per riportarci alla realtà dei fatti.
Gli Heat hanno vinto queste due gare, sfruttando due serate di grande vena offensiva del duo principale. Non per questo però Pat Riley s'è detto soddisfatto delle prestazioni della squadra.
"Mi sto stancando - ha esordito il coach dopo la partita contro i Sonics - di ripetere cose che i giocatori avrebbero già dovuto capire. Oggi abbiamo visto sia grandezza che incompetenza."
Contro la squadra dello stato di Washington O'Neal ha giocato la miglior partita offensiva della stagione, segnando 31 punti con un impressionante 15 su 16 dal campo; Miami è stata in vantaggio di 21 punti nel secondo quarto. Il primo tempo si è chiuso 68-53 per quelli della Florida.
Miami ha però trovato il modo di rimettere in discussione la partita: è facile capire come se si considera che a 8' dal termine della gara il punteggio era 99-98 per gli Heat. "Nel secondo tempo - ha ripetuto l'architetto dello show time - non abbiamo difeso per niente. E' chiaro che non possiamo giocare così." Evidentemente non è bastato uno Shaq finalmente esplosivo a ristabilire l'umore del suo coach. Un altro dato che fa riflettere: nel primo tempo di quella partita Miami ha segnato 33 punti in contropiede, nella seconda frazione solo 2.
"Finchè non entreremo nell'ordine di idee - ha rincarato la dose l'ex coach dei Knicks - di giocare per 48 minuti e non solo in alcune fasi non saremo mai una vera squadra".
In altri momenti della stagione la replica sarebbe venuta direttamente da Shaq. Stavolta Wade ha sorprendentemente preso il microfono: "Ci stiamo provando. - ha dichiarato l'ex Marquette con un qual certo candore - Il problema è che gli allenatori vogliono il 100% in ogni momento. Non credo che questa sia una prospettiva realizzabile."
Parole a parte, la risposta dei giocatori è arrivata sul campo: contro i Raptors, partita poi vinta 101-94, Miami ha subito 39 punti nei primi 15 minuti di partita. "Il lavoro dell'allenatore - ha risposto piuttosto indispettito Pat Riley - è quello di spingere i giocatori a giocare con la giusta intensità . Provare non è abbastanza: qui si tratta di fare quel che si deve fare."
Parole dure se uscite dalla bocca di un allenatore che poche settimane fa giustificava le ripetute sconfitte dei suoi giocatori contro le squadre d'elite. Ora, favorito da una serie di vittorie contro squadre di secondo livello, Riley ha voluto cambiare musica. Anche perché ultimamente è apparso piuttosto frustrato di non riuscire a portare i veterani che, in qualità di general manager, ha voluto ad un livello superiore.
Chi pare aver fatto finalmente un passo in avanti è Shaq O'Neal. L'esplosività mostrata in quest'ultimo periodo dall'ex centro di LSU non è neppure paragonabile a quella che si è vista finora. A dire il vero un antipasto c'era stato, prima dell'All Star Game, nella partita in cui Shaq aveva segnato 31 punti in faccia a Ben Fallace e ai Detroit Pistons. Contro Seattle O'Neal ha realizzato i suoi primi 14 tiri. Ma al di là dei numeri in parte dovuti alla mancanza d'opposizione valida, il giocatore si muove per il campo con una postura migliore e con maggiore velocità .
"Sta andando molto bene - ha commentato Riley - fisicamente non l'avevo forse mai visto così da quando è a Miami. E' pericoloso in attacco, fronteggiando ogni raddoppio con energia e decisione." Effettivamente, rispetto al periodo in cui lo stesso allenatore definiva il suo pivot "utile per il modo in cui apre gli spazi ai compagni costringendo le difese a raddoppiare", le cose sono un po' cambiate: contro Toronto O'Neal ha lasciato il proscenio a Wade ma ha segnato 27 punti con 16 tiri. E' evidente che se l'efficacia del giocatore dovesse rimanere questa, la prospettiva della lotta per la Eastern Conference ed il titolo cambierebbe in maniera sostanziale.
"Sto tirando con ottime percentuali - ha commentato Shaq dopo la vittoria con Toronto - e quindi i compagni devono continuare a cercarmi e darmi la palla dentro l'area; da queste azioni nascono sempre ottime opportunità per me e spazio per i tiratori da fuori. Una volta messo a posto quest'aspetto e cambiato passo in difeso, tutto andrà bene."
Ecco, appunto Shaq: quando? Per Pasqua, per il secondo turno dei playoffs? Si sta stancando anche il tuo allenatore.