Mike Bibby è il leader di un gruppo che è giunto alle partite decisive della stagione
Siamo alla resa dei conti. Se n'è accorta persino Ailene Voisin che, disperata, in un cantuccio della redazione del Bee sta piangendo la cessione del suo Brian Skinner: 7 partite in 12 giorni per stabilire definitivamente se questa squadra ha una chance playoffs oppure no. Le prime cinque saranno in trasferta, a Cleveland, Atlanta, Washington, alle Meadowlands per i New Jersey Nets e Milwakee. Tornati a casa sarà la volta di avversarie di qualità della Western Conference come Dallas e Memphis
Solo dall'esito positivo di queste sfide sapremo se le successive due partite contro i Los Angeles Lakers avranno un senso. Due partite dividono le due squadre che in passato hanno dato vita a ben altre battaglie: in palio stavolta c'è l'ottavo e ultimo posto per la post season.
Coach Adelman non è del tutto tranquillo a dispetto dell'ultima vittoria sui Portland Trailblazers. Ad indispettirlo c'è stato l'allenamento di sabato mattina, concluso con una pesante reprimenda al gruppo per mancanza d'energia ed intensità . "Oggi - ha commentato Adelman il giorno dopo il fattaccio - ci siamo allenati meglio; ieri non eravamo pronti ed è un peccato perché con quest'atteggiamento non andremo da nessuna parte."
Nel ricordo di tutti c'era ancora la sconfitta dello Staples Center, l'ennesima per una squadra che fuori casa proprio non riesce a ingranare. I giocatori, a parole, sembrano aver compreso il momento: " Dobbiamo trovare un modo - ha spiegato Kevin Martin dopo la partita con Portland - per vincere queste gare fuori casa. Ne va della nostra stagione." Eppure c'è motivo di preoccuparsi se si considera che, dall'arrivo di Artest, Sacramento ha vinto fuori casa solo una partita, al supplementare allo United Center di Chicago. Le sconfitte sono 5. Specie se la squadra dimostra anche in allenamento quella mancanza di intensità che dall'inizio dell'anno è stata la principale lacuna.
"Qualche settimana fa c'era un'atmosfera molto diversa in squadra - ha precisato il general manager Geoff Petrie - oggi invece sappiamo che abbiamo la possibilità di giocarci la stagione e che dipende da noi. E' un passo avanti non da poco." Che quest'ammissione venga dal massimo dirigente della squadra per le cose cestistiche dovrebbe essere scontato; in realtà non lo è così tanto perchè indubitabilmente la decisione di portare Artest ha Sacramento ha creato un panorama nuovo del quale tener conto.
Una certa scollatura fra la proprietà e la dirigenza è palapabile, al di la di tutto. "Non potevamo lasciare che le cose - ha spiegato recentemente ad una radio locale Joe Maloof - continuassero a quel modo: la gente non aveva pagato per vedere una squadra così." Da qui l'ulteriore conferma che l'input deciso per la trade con i Pacers è venuto dai due fratelli. Gli stessi fratelli che nell'ultimo periodo, lo abbiamo già detto, sono stati molto più presenti nella vita quotidiana della squadra. Anche perché qualche volta si sono mossi come gli elefanti nel negozio di cristalleria.
Petrie l'intromissione non l'ha gradita, su questo non ce nessun dubbio. La questione di per se non ha un grande interesse, se rapportata al momento attuale. Non è nemmeno così importante chiedersi, come succede dalle nostre parti, quanto i proprietari abbiano il diritto di fare la formazione o il mercato dal momento che pagano. Tutto questo però potrebbe tornare di attualità fra quindici giorni se la trasferta a est dovesse andare male. Perché certi scazzi, passateci questo termine non proprio elegante, sotto la lente di risultati sportivi inadeguati alle attese, si ingrandiscono. Si potrebbe aprire un'altra partita che riguarda il futuro della gestione della franchigia della North California.
Prima però c'è da aspettare il responso del campo: i Kings si giocano tutto. Scuse non ce ne sono più.