Tony Parker ha appena coronato il suo sogno: giocare all' All Star Game!
E finalmente la trasferta più lunga dell'anno è giunta al termine. Per carità , non che sia andata malissimo per Duncan e soci (8W-2L), ma evidentemente la lontananza dal Texas stava iniziando ad avere il suo peso.
Il viaggio massacrante (ogni anno in questo periodo il rodeo di San Antonio ha ovviamente la precedenza e tanti saluti al basket) è iniziato il 25 gennaio e prevedeva un totale di 8000 e più miglia. Non proprio il giro del palazzo.
Da quel giorno gli speroni hanno ottenuto otto vittorie consecutive: le prime quattro contro New Orleans, Minnesota, Utah e Portland, successi questi già citati nel precedente report; le altre conseguite invece dal 2 al 12 febbraio contro Golden State, Raptors, New Jersey ed Indiana. Poi prima della pausa dell'All Star Game sono arrivate due sconfitte consecutive.
Se la prima però poteva anche starci in quanto causata dal sempre più impressionante Lebron James, è stata la seconda "L", ottenuta all'overtime sul parquet dei 76ers di Allen Iverson, a far arrabbiare moltissimo Gregg Popovich.
Ieri notte infine il sospirato ritorno a casa. Un rientro brillante tra le mura amiche, in cui le vittime sacrificali sono stati i derelitti Seattle Sonics di Ray Allen e Rashard Lewis: i bianco verdi della città della pioggia nulla hanno potuto contro un roster e un ambiente caldissimo che di mucche e tori ne aveva fin sopra i capelli.
RISULTATI
2 febbraio: Golden State Warriors - San Antonio Spurs = 86-89
8 febbraio: Toronto Raptors - San Antonio Spurs = 118-125 (d1ts)
10 febbraio: New Jersey Nets - San Antonio Spurs = 73-83
12 febbraio: Indiana Pacers - San Antonio Spurs = 88-92
13 febbraio: Cleveland Cavaliers - San Antonio Spurs = 101-87
15 febbraio: Philadelphia 76ers - San Antonio Spurs = 103-100 (d1ts)
21 febbraio: San Antonio Spurs - Seattle SuperSonics = 103-78
Record al 23 febbraio: 41W-12L
Gli aspetti positivi
TP, ovvero Tony Parker, ovvero spina nel fianco di qualsiasi difesa NBA, ovvero freccia imprendibile che neanche il più scaltro dei difensori è in grado di arrestare. Tutto questo e molto altro e oggi Tony Parker, protagonista assoluto di questa prima metà di stagione NBA, che all'indomani della convocazione all'All Star Game (classica ciliegina sulla torta che non è capace di spiegare cosa sta facendo il franco-belga) inizia la sua lunga corsa verso i playoff.
Il francese non solo sta dimostrando di essere un atleta fantastico, in grado di meritare il ruolo di playmaker titolare della squadra campione del mondo, ma sta dando prova di grande maturità . Il ragazzo è cresciuto sia mentalmente che tecnicamente: da una parte, infatti, non accusa più quegli alti e bassi che molti gli imputavano come suo principale difetto, dall'altra è sensibilmente migliorato al tiro (dalla lunetta, dalla media e lunga distanza) e nelle penetrazioni, marchio di fabbrica della casa.
Parker sta indubbiamente disputando la sua migliore stagione NBA. Si è caricato sulle spalle tutte le responsabilità possibili, dando prova non solo della sua incredibile determinazione, ma di essere anche il più continuo sperone in circolazione. Lo ha dimostrato contro Toronto, l'otto febbraio scorso, quando l'assenza di Tim Duncan lo ha "costretto" a tirare fuori una prestazione strabiliante: 32 punti (12/19 dal campo e 8/8 ai liberi), 13 assist e 5 rimbalzi. Numeri da far paura che non a caso sono tornati d'attualità nel match contro i Seattle Sonics della scorsa notte: 30 punti (13/18 dal campo e 4/5 dalla lunetta) e 6 assist.
Ora fra Parker e i playoff ci sono due mesi. Sessanta giorni in cui il francesino dovrà dimostrare ulteriori progressi che dovranno condurre i San Anotnio Spurs al primo posto nella Western Conference e possibilmente con il fattore campo in un'eventuale finale. Poi ci sarà l'esame conclusivo. Allora finalmente sapremo se TP è il playmaker più forte della NBA.
Tim Duncan
Ancora una volta il caraibico si è dimostrato elemento indispensabile per questi Spurs. Nonostante i noti dolori al piede, infatti, il rendimento di Duncan continua ad essere di altissimo livello: 19.5 punti, 11.5 rimbalzi e 2.0 stoppate di media in 52 partite.
Inoltre Duncan ti garantisce quella "solita" straordinaria presenza difensiva che le semplici statistiche non sono in grado di spiegare. Insomma ad un giocatore di questo calibro non puoi davvero mai rinunciare. E contro Toronto se n'è avuta la conferma. Il 29enne delle isole vergini, infatti, è stato costretto a saltare il match che vedeva impegnati gli Spurs in Canada a causa di un forte attacco influenzale.
Ecco dunque che la porosità difensiva nero-argento è diventata immediatamente più evidente: 118 punti subiti (112 nei tempi regolamentari) e un passivo sostanziale a rimbalzo (39-32 il conto finale a favore di Toronto). Contro Chris Bosh &co., solo la grande vena di Tony Parker, Michael Finley (23 punti con 9/14 dal campo) e Sean Marks (16 punti con 8/9 dal campo, massimo in carriera per il neozelandese) ha permesso agli uomini di Gregg Popovich di evitare una sconfitta clamorosa.
Nelle altre partite, con Duncan presente sin dalla palla a due, le cose sono andate diversamente. Se escludiamo infatti le due sconfitte, contro Cleveland e Philadelphia, gli Spurs non hanno permesso a nessuno di superare quota 88 punti. Adirittura costretti a 73 i Nets di Jason Kidd, Vince Carter e Richard Jefferson (in questa partita si sono forse rivisti gli Spurs del finale dello scorso anno) che delle qualità offensiva fanno la loro principale prerogativa. Tutto questo indica dunque che difensivamente gli Spurs rendono meglio con Duncan in campo e forse, ancora per questo, Timoteo è il simbolo di questa squadra.
Manu Ginobili
Periodo positivo, anche se con qualche ombra, per Ginobili. L'argentino è tornato ai propri livelli. Negli ultimi quindici giorni, infatti, si è di nuovo ammirato il solito grandissimo trascinatore che nella scorsa stagione si era meritato una convocazione alla partita delle stelle in quel di Denver. Straordinaria la prestazione contro gli Indiana Pacers: 29 punti (7/12 dal campo, 4/6 dall'arco e 11/12 dalla lunetta) e 4 assist, ma soprattutto 10 punti nell'ultimo minuto e mezzo di partita, quello decisivo, che ha permesso ai San Antonio Spurs di proseguire e portare la striscia di vittorie consecutive a nove.
"Sappiamo bene che Tim non è al meglio in questo periodo. Tocca a noi togliergli qualche responsabilità e alzare il nostro livello di gioco. Stasera lo abbiamo fatto molto bene"
Ginobili ha avuto inoltre il merito di emergere quando le altre due stelle, Parker e Duncan, non stavano propriamente vivendo un seratone da ricordare(10/30 al tiro).
Ma non sono state tutte rose e fiori per l'uomo di Bahia Blanca. Partita difficile è stata quella contro i 76ers di Allen Iverson. Ginobili non solo ha messo insieme solo 12 punti (3/16 dal campo, ma con 8 assist) ma negli ultimi 10 secondi, con un errore grave dalla lunetta e una difesa porosa contro Kyle Korver (l'ala dei 76ers ha realizzato la tripla del 92-93 con 7 secondi sul cronometro), ha permesso a Philadelphia di riagguantare una partita che sembrava persa.
La panchina
Ancora una volta la panchina non è avara di soddisfazioni per Gregg Popovich. Non c'è partita di San Antonio che non veda emergere un nuovo eroe dal pino nero-argentato. Una volta è il turno di Rasho Nesterovic che risorge a nuova vita contro i Golden State Warriors: 12 punti (6/8 dal campo) e 10 rimbalzi. Ovviamente anche Nazr Mohammed ha vissuto il suo giorno di gloria contro Indiana, riuscendo a mettere a referto 12 punti (6/7 dal campo) e 9 rimbalzi. E come dimenticare i 16 punti (8/9 dal campo), 5 rimbalzi e 2 assist di Sean Marks contro Toronto? Tutto questo ha ovviamente un solo significato: mentalità vincente, altre parole sarebbero superflue.
Gli aspetti negativi
Le sconfitte
È veramente difficile trovare aspetti negativi in questa squadra che, al di là delle due sconfitte contro Philadelphia e Cleveland, si sta comportando egregiamente nel mese di febbraio. E paradossalmente, proprio le due "L" rimediate prima dell'All Star Game, non rappresentano secondo me un problema per gli Spurs. Si è trattato probabilmente di un calo fisiologico (le due grandi prestazioni personali di Lebron James - 44 punti - e Allen Iverson - 42 - ne sono una prova), comprensibile in una stagione che non concede pause e che, di lì a qualche ora, ne avrebbe proposta una abbastanza lunga.
Dopo nove vittorie consecutive dunque (striscia più lunga quest'anno per San Antonio) un certo rilassamento era forse atteso. Dispiace forse per la caduta contro i 76ers, occorsa al tempo supplementare, ma dopo aver condotto i regolamentari dall'inizio alla fine.
Forse l'unica nota preoccupante è che senza Duncan al massimo difficilmente potremmo vedere San Antonio in finale. E questo è un fatto che la partita di Toronto ha in qualche maniera confermato.
Certo si potrebbe controbattere affermando che nessuna squadra NBA al momento può prescindere dal proprio giocatore migliore ma forse, anche in questo caso, Flip Saunders e i Detroit Pistons avrebbero qualcosa da ridire.
IL FUTURO
24 febbraio: Memphis Grizzlies - San Antonio Spurs
25 febbraio: San Antonio Spurs - Golden State Warriors
27 febbraio: San Antonio Spurs - New York Knicks
2 marzo: San Antonio Spurs - Dallas Mavericks
4 marzo: San Antonio Spurs - Portalnd Trail Blazers
6 marzo: Los Angeles Lakers - San Antonio Spurs
12 marzo: San Antonio Spurs - Houston Rockets
14 marzo: San Antonio Spurs - New Orleans Hornets
17 marzo: San Antonio Spurs - Phoenix Suns
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