BostonCeltics midseason report

Paul Pierce sta producendo la sua migliore stagione

La stagione non sta andando bene, nessuno può negarlo, ma perché si è arrivati a questo punto? Cosa dobbiamo aspettarci da questa stagione? E dalla successive? Ed i giocatori come si sono comportati? Questo ed altro nel mid-season report dei Boston Celtics.

L'allenatore

In genere quando le cose vanno male, o non benissimo come nel caso dei Celtics di quest'anno, s'incolpa sempre l'allenatore. È un atteggiamento discutibile nella sua semplicità , perché c'è l'illusione di rendere facili cose che probabilmente sono molto più complicate. L'allontanamento in genere porta spesso un immediato ritorno positivo in termini di risultati, ma non sempre i problemi sono risolti e quindi dopo poco tempo si ritorna a navigare in acque torbide.

È questo il caso di coach Doc Rivers? Non è semplice rispondere a questa domanda, come è giusto che sia, ma possiamo individuare degli elementi che possono far pendere la bilancia da una parte o dall'altra, fermo restando che è giusto ribadire che Rivers è un allenatore prettamente offensivo, confermato da lui stesso, dirigenti e giocatori stessi, quando il commento su Rivers durante gli allenamenti è: "ci fa giocare al 90% sulla parte offensiva ed al 10% su quella difensiva". Che sia un pregio od un difetto lo vedremo dopo.

Il lato positivo più evidente è che Pierce sta giocando la sua migliore stagione in carriera. Ovviamente non è tutto merito di Rivers, anzi, gran parte del merito va al giocatore, ma non si può negare che Doc è riuscito a migliorarlo dandogli la possibilità  di elevare il suo bagaglio offensivo. Fino alla sua partenza, anche Davis stava giocando la sua migliore pallacanestro ed anche Raef non sfigura affatto quando è in forma fisicamente.

Peccato che i lati positivi finiscano qui. Quello che più gli additano i suoi detrattori è la palese mancanza di fiducia nei giovani, un playbook molto povero ed una difesa che rasenta l'assenza.

Iniziamo dalla difesa. Non è vero che Rivers non ama la difesa, è solo che preferisce concentrarsi sull'attacco perché ritiene che solo con un buon attacco si può vincere una partita. Tutto vero, tranne quella parolina di troppo, "solo", che fa capire come Doc non abbia ben capito che una buona difesa è tanto importante quanto un buon attacco. Vero è che la difesa è buona se il giocatore s'impegna mentalmente ad applicarla, ma se la trascuri in allenamento i giocatori non riescono ad applicarla in campo.

Proseguiamo col playbook. Quello che i media e qualunque persona che sia dotata di buon senso odiano sono le promesse non mantenute; la scorsa estate Rivers ha promesso un ampliamento del playbook per migliorare l'integrazione ed il gioco dei giovani (allora si parlava di Jefferson, ma è ovvio che va esteso a tutti gli under-25 in roster). Risultato: nullo. Non si è visto nessun tipo di schema utile ai giovani.

Finiamo con la mancanza di fiducia a questi poveri giovani (poveri si fa per dire, visto che prendono uno stipendio che un metalmeccanico si può solo sognare). Rivers ha fatto chiaramente capire che è tranquillo quando mette in campo giocatori con anni di esperienza alle spalle, ma purtroppo per lui i Celtics puntano tutte le loro possibilità  di vincere il titolo sui giovani, e se non li si fa giocare in modo adeguato cresceranno meno di quello che potrebbero fare. A meno che"

Il general manager

A meno che non sia stato tutto combinato. Spieghiamo meglio.

Ora siamo passati nella sezione dedicata al general manager Danny Ainge perché l'argomento del contendere riguarda il buon Danny, Rivers è solo un esecutore. Ma facciamo un passo indietro.

Ainge è stato così bravo a scegliere al draft che si ritrova in questi anni di sua gestione un pacchetto di giovani con eccellenti prospettive, ma questo ha fatto si che fosse più conveniente scambiare o non rifirmare i veterani che occupavano i ruoli di questi giovani emergenti, tenendo solo chi è virtualmente inscambiabile o chi è veramente un fuoriclasse. In questi anni ogni stagione è buona per scambiare tutti i veterani necessari, anche con strascichi polemici.

Ecco quindi che non serve un veterano in cabina di regia, di fatto lanciando West. In guardia Green è ancora molto indietro, ecco che quindi arriva Szczerbiak, in grado di portare talento nel ruolo, interscambiabile con Pierce in ala piccola. Arriviamo infine nel settore lunghi.

In questa stagione Ainge si ritrova un Jefferson in rampa di lancio ed un Perkins che accelera nella sua crescita, i quali non trovano abbastanza spazio per fare l'esperienza necessaria per crescere ulteriormente. Ecco quindi che non viene rifirmato Walker. C'è un ultimo scoglio: Blount. Rifirmato quando non si sapeva se e come i giovani lunghi potessero contribuire, ora la crescita notevole di Al e Perk rende di fatto Blount inutile, ma purtroppo ha un contratto non elevato, ma obiettivamente troppo lungo da poter scambiare facilmente sul mercato.

Conoscete tutti la conclusione: Blount scambiato per, tra le altre cose, un giocatore che ha un contratto in scadenza quest'anno che non rientra nei piani dei Celtics, quindi spazio ai giovani. Ma come si è arrivati a questa conclusione? Mago Ainge? Pollo chi lo ha preso? O c'è qualcosa d'altro? Noi crediamo che ci sia qualcosa di poco chiaro nella vicenda. Seguiteci.

Quando Blount sbagliava l'insbagliabile rimaneva tranquillamente in campo, una palla persa in modo ignobile in un finale punto a punto, un rimbalzo preso dall'avversario in testa a lui non erano sufficienti a relegarlo in panchina. Invece per i lunghi giovani era tutta un'altra storia: panchinata al minimo errore, niente prolungamento di minuti neanche in giornata di grazia. Cose assurde che hanno gridato allo scandalo, e noi con loro.

Ora però ci stiamo ricredendo, ipotizzando che dei seri professionisti non compiono errori così evidenti (anche se il passato ci dice che sono già  capitate situazioni del genere). L'ipotesi che sta nascendo è che Ainge, con la collaborazione di Rivers, ha deliberatamente messo in risalto le qualità  di Blount per farlo "mettere in vetrina" ed invitare le altre franchigie a prenderlo. Visto che alla fine Blount è stato scambiato, l'obiettivo è stato raggiunto.

Non è una pratica scandalosa, lo fanno tutti quando devono o vogliono scambiare qualcuno, anzi, è già  capitato che è la stessa squadra interessata a prenderlo che chiede di farlo giocare per vedere se fa al caso suo.

Se quest'ipotesi è vera si spiegherebbero molte cose: Blount in campo anche quando gioca male, quando gioca peggio di Al e Perk, quando non difende, quando perde palloni, quando prende un numero di rimbalzi ridicolo per il suo ruolo.

Questo aspetto positivo della vicenda però si porta il dubbio che molte partite siano state perse proprio per la "vetrina" di Blount, e questo non è positivo.

I giocatori

Analizziamo i giocatori uno per uno commentando la loro stagione e cosa potranno fare nei Celtics nelle successive.

Paul Pierce
Sta producendo la sua migliore stagione in carriera. Leader indiscusso come rendimento fatica a diventarlo in spogliatoio, se uno dei giovani (West?) potrà  diventarlo in futuro, lui di certo non si opporrà . L'arrivo di Szczerbiak ha significato una cosa certa: Pierce non si sposta da Boston, succeda quel che succeda. La speranza è che entro 3-4 anni, quando la sua parabola inizierà  inevitabilmente a discendere, i Celtics potranno essere una squadra da titolo. Nella sezione "il futuro" proveremo a capirlo.

Delonte West
Un secondo anno subito dietro a Pierce? Eggià , è proprio così. West sta giocando molto bene, un miglioramento incredibile in un solo anno che non si possono riassumere nelle sole cifre. Sta imparando a fare il play, è un lavoro lungo, ma già  iniziano a fioccare i primi paragoni con un vecchio Celtics: Billups. Nessuno sa se potrà  diventare come lui, ma le orme che ha iniziato a calcare sono proprio le sue. La sua crescita giova e potrà  giovare sempre più a tutta la squadra.

Wally Szczerbiak
Inserito solo al terzo posto perchè finora non è riuscito ad integrarsi bene nel meccanismo, se mai ne abbia uno, di coach Rivers. In ogni caso un nuovo arrivo necessita sempre di tempo per integrarsi, quindi non deve suscitare preoccupazioni. I risultati veri del suo arrivo si vedranno soltanto l'anno prossimo, ma già  nel finale di questa stagione potremo capire cosa potrà  dare Wally ai Celtics.

Raef LaFrentz
Nonostante i suoi problemi fisici lo attanaglino da alcuni mesi, Raef continua a giocare ed a contribuire come può. Recentemente sembra aver risolto i suoi problemi ed i risultati si ricominciano a vedere. Molto utile a portare fuori dall'area i lunghi avversari, può punire dalla lunga distanza e liberare l'area per i due giovani Jefferson e Perkins. La sua intelligenza cestistica è alta, purtroppo il suo fisico non riesce a far giustificare il suo faraonico contratto. In caso di costruzione di una squadra da titolo entro 3-4 anni la sua presenza in roster difficilmente sarà  di primo piano, più probabilmente non sarà  presente in roster.

Kendrick Perkins
Perkins migliore di Jefferson? Eh si, ma solo come rendimento stagionale. Più d'un osservatore lo ha indiziato come bufala nelle Summer Leagues, un'altra occasione persa per stare zitti. Non è adatto per quelle manifestazioni, a lui servono palcoscenici più seri per dare il meglio di sé, infatti in stagione regolare ha dimostrato fin da ora di poter giocare centro senza sfigurare contro nessuno. La strada per vincere gli scontri diretti è lunga, ma il ragazzo ha dimostrato di saper lavorare duro, e lo farà .

Al Jefferson
Nonostante abbia mostrato lampi di classe sopraffina, non è riuscito a dimostrare appieno il suo valore, un po' per colpa sua, un po' per altre colpe (leggi Rivers), fatto sta che è dietro al compagno di sportellate Perkins. Una cosa è certa: come prospettive a medio termine può diventare un dominatore, gli serve solo un allenatore che creda in lui.

Ryan Gomes
Esploso nelle ultime tre gare prima della pausa per l'All-Star Weekend grazie alle assenze contemporanee di Jefferson e Perkins, è il classico tweener che è troppo lento per giocare ala piccola e troppo basso per giocare ala grande. Lui sembra prediligere quest'ultimo ruolo e probabilmente lì si giocherà  le sue chance di rimanere nell'NBA, anche se questi assaggi sono molto gustosi. Gli aspettano mesi di duro lavoro, probabilmente non sarà  mai un titolare fisso di una squadra da titolo, ma anche i comprimari sono utili e lui potrà  benissimo svolgere questo ruolo.

Tony Allen
L'infortunio estivo, ancora poco chiaro nella sua esatta dinamica, continua a non dargli tregua e non vediamo come si possa risolvere a breve. È facile che si trascinerà  questo problema per tutta la stagione e solo dopo un'attenta estate dedicata a curarsi ed a rimettersi in senso dal punto di vista fisico potrà  tornare ad essere quella fantastica guardia in grado di poter giocare in quintetto fin dal suo primo anno, guai giudiziari permettendo.

Orien Greene
Ainge gli ha visto del potenziale, quindi vale la pena di scoprire le carte e vedere quanto può contribuire. Ottimo atletismo, altissimo per il ruolo (1,93 o 6-4 è raro trovarlo), ma non è chiaro cosa potrà  diventare. Una sola cosa è certa: è carente in molti aspetti del gioco, quindi dovrà  lavorare tantissimo.

Brian Scalabrine
Il suo arrivo estivo non ha fatto fare salti di gioia e la stagione giocata fino ad adesso ha solo confermato queste perplessità , se non aumentate. Qualche giocata positiva in momenti critici durante le varie partite stagionali ha evitato di etichettarlo come "bufala", ma da lui ci si aspetterebbe di più. Un allenatore che non crede in lui acuisce questo rendimento deludente.

Dan Dickau
Molto sfortunato per l'infortunio che lo terrà  fermo per tutta la stagione, ma la sua assenza non procura enormi problemi, visto che non ha inciso molto nelle poche settimane di militanza. Vero è che un play come lui necessita di conoscere bene l'ambiente e tutti i giocatori, quindi non è detto che sarebbe potuto venire fuori alla distanza. Se rimarrà  nei Celtics potremo verificarlo l'anno prossimo, una seconda opportunità  a nostro avviso non gli va negata.

Gerald Green
Lavoro, lavoro, lavoro, pesi, tecnica, tiro e poi lavoro, lavoro e lavoro. Ecco il programma del ragazzo per i prossimi mesi. La sua assegnazione alla NBDL non dev'essere identificata come bocciatura, ma la necessità  di non lasciarlo inattivo durante il suo lavoro. È stato definito "il nuovo McGrady", "il nuovo Penny", ed il bello è che non c'è motivo per pentirsene, perché l'enorme potenziale è sotto gli occhi di tutti, purtroppo si sapeva che fosse indietro nell'apprendimento del gioco a livello NBA, ma sinceramente non si pensava come fosse così indietro. Vale sicuramente la pena aspettarlo.

Dwayne Jones
Arrivato con la trade con Minnesota, ha dimostrato di poter essere un dominatore delle plance della NBDL, ma l'NBA è tutta un'altra cosa. È giovane, alto e volenteroso, non c'è motivo di non dargli una possibilità , ma anche per lui il lavoro deve occupare tutti i suoi pensieri.

Michael Olowokandi
É in roster solo perchè il suo contratto è in scadenza e non c'è nessuna possibilità  di rivederlo in biancoverde l'anno prossimo" per fortuna.

Il futuro

Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? Possiamo dividere questa risposta in tre parti: questa stagione, medio termine (due-tre stagioni) e lungo termine (oltre le tre stagioni).

Questa stagione
Se si vuole trovare come esempio una stagione dove va tutto male, forse la presente potrebbe fare al caso nostro. Tra innumerevoli finali persi punto a punto, infortuni, scambi, giovani non ancora pronti e veterani da mettere in vetrina, i Celtics non sono mai riusciti a giocare tranquillamente, e si vede nella mancanza di una striscia vincente di tre partite.

Molti azzardano che si potrebbe lasciar andare la stagione, considerarla persa per concentrarsi sulla prossima e magari poter usufruire di palline favorevoli in sede di draft, ma la voglia di lottare sempre a comunque tipica dei Celtics cozza pesantemente con questo pensiero.

In linea generale non è auspicabile avere stagione perdenti perché è da evitare come la peste l'aurea di fatalismo alla sconfitta tipica di franchigie che non vinceranno mai nulla. Vero è anche che una stagione andata male non ha proibito ad altre franchigie di poter fare la voce grossa negli anni successivi, aiutati dalla dea bendata in sede di draft (chi ha detto San Antonio?), quindi non è da vedere come fallimento completo la mancata partecipazione ai play-off, perché il talento nei Celtics c'è eccome, bisogna solo saperlo coltivare al meglio.

È altresì vero che una partecipazione ai play-off non farebbe che bene ai giovani che si stanno affacciando al mondo NBA con molti minuti sulle spalle. Questa partecipazione a nostro avviso dipende da due situazioni: quanto s'integreranno Szczerbiak e Pierce e quanto potranno migliorare i giovani lunghi. Più si risponde positivamente alle due domande, più le possibilità  di partecipare ai play-off salirà .

Non nascondiamo che vediamo disegnata dal sarto la maglia col Lepreuchan addosso ad Andrea Bargnani e non facciamo difficoltà  ad ammettere che la componente campanilistica sta influenzando pesantemente il nostro giudizio, ma se è vero (e non lo è) che Andrea sarà  chiamato mal che vada al quinto pick (ma non dicevano così anche di Gerald Green?) vuol dire che un suo approdo in biancoverde deve passare per una brutta stagione, cosa che farebbe nascere l'eterna diatriba simile al famoso "è nato prima l'uovo o la gallina?"; nel nostro caso: speriamo di perdere molto per avere un buon pick al draft o speriamo di vincere molto così partecipiamo ai play-off?

Lasciamo questa diatriba e vediamo perché Andrea potrebbe essere un buon Celtic. Il primo vero italiano con reali speranze di giocare seriamente nell'NBA sarà  una pubblicità  immensa nello stivale per quella franchigia che lo sceglierà  (sport inferiore permettendo), ma se andiamo a vedere caratteristiche più pratiche, noi vediamo in Andrea un clone di LaFrentz: ottimo nel tiro da tre, buon gioco dentro-fuori, capacità  di portare il suo uomo (necessariamente un lungo) in giro per il campo, facilità  ad affondare a canestro se è il caso. Mancano i movimenti da pivot ed è una mancanza che potrà  pesare, ma ha tutto il tempo di impararseli.

Per il resto, questo sarà  un draft molto povero e quindi un pick di medio livello non serve praticamente a nulla, ma i Celtics pensino a giocare bene, per il draft c'è tempo.

A medio termine (due-tre stagioni)
Se è relativamente facile dire cosa aspettarsi per questa stagione, farlo per le stagioni successive inizia ad essere complicato, non solo perché le previsioni a medio termine comportano sempre un certo livello di incertezza, ma soprattutto perché non si sa cosa voglia la dirigenza e cosa il mercato, la fortuna e la bravura porteranno ai Celtics.

In questo momento sappiamo che Ainge vuole portare i Celtics al titolo e lo farà  certamente con Pierce. Ovviamente questo porta a pensare che se non succederà  entro 3-4 anni difficilmente potrà  avvenire ancora con Pierce come punta di diamante per ovvi problemi legati all'età . Nei 2-3 anni in considerazione in questa sottosezione possiamo pensare che Ainge cerchi di far crescere il più velocemente possibile i giovani in roster e nel contempo affianchi a Pierce più talento possibile utile subito.

In questo contesto è facile vedere lo scambio Szczerbiak-Davis come una naturale conseguenza di questo piano: liberare spazio (Blount, Banks, Reed) ai giovani per farli crescere meglio ed aumentare se possibile il talento di giocatori pronti subito. Che poi questo talento sia utile alla causa è tutto da dimostrare, anche se logica dice che un tiratore affidabile come Szczerbiak ed in grado di fare anche altre cose (rimbalzi, recuperi ecc.) sia perfetto per un eccellente penetratore come Pierce. Tutto questo però sarà  sospeso come giudizio fino almeno all'anno prossimo, dove si potranno conoscere meglio e poter dare il massimo.

A lungo termine (oltre le tre stagioni)
Se il medio termine è difficile, si può immaginare come il lungo termine inizi a rasentare l'ipotesi fantasiosa, o quasi. Nel cercare di formulare previsioni a lungo termine il più possibile verosimili, la prima risposta da dare è: Pierce sarà  ancora in biancoverde? Si perché il giocatore ha ancora due anni garantiti ed un terzo con opzione a sua scelta, ma riteniamo che non voglia privarsi di più di 16 milioni di dollari andando a giocare altrove. Fin da ora Ainge sta cercando, a nostro avviso giustamente, di fargli firmare un'estensione di contratto che lo porterà  virtualmente a fargli concludere la carriera a Boston, il problema è vedere se Pierce vuole firmarlo.

È possibile che il giocatore voglia prima vedere se la squadra sia in grado di lottare per il titolo, ma non lo riteniamo un mercenario che vuole andare dove si vince il titolo abbandonando a cuor leggero la squadra dove ha militato per tutta la sua carriera. Lui vuole vincere e vuole farlo a Boston, questa è una cosa certa, dichiarato da lui stesso in più occasioni. Inoltre lui merita di avere una squadra che lo possa portare a lottare per il titolo, però questo è un altro paio di maniche.

Riteniamo impossibile che questa sia la squadra che leggeremo fra tre anni nel roster perché sicuramente Ainge cercherà  di migliorarla, se poi ce la farà  lo giudicheremo strada facendo. Non possiamo che ipotizzare che i giovani siano migliorati, con i lunghi che fanno la voce grossa in area, West regolarmente in cabina di regia, Allen sistemato ed un buon cambio, Green che si è già  fatto esperienza ed inizia ad avere minuti importanti, ma sono tutte cose poco certe perchè se arriva il Bosh di turno saltano tutti i programmi e si può ambire a partecipare alla finale NBA a medio termine.

Una cosa è certa: con Ainge non ci annoieremo.

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