Bobcats: last man standing

Batti piano Jumaine, con la fortuna che ha la tua squadra quest'anno…

Più che una squadra professionistica di pallacanestro, i Charlotte Bobcats di questi ultimi tre mesi potrebbero definirsi un team di sopravvissuti, una compagine che fa fatica a mantenere il medesimo quintetto di partenza per più partite consecutive e che si è trovata ad affrontare alcune gare di questo campionato con una rotazione di 7-8 uomini, il tutto dopo il tremendo flagello di infortuni che ha colpito in questo 2005/2006 la giovane squadra del North Carolina.

Uno alla volta (o anche più d'uno) gli elementi chiave della squadra, che avrebbero dovuto aiutare la crescita della franchigia dopo un esordio comprensibilmente difficoltoso terminato con 18 vittorie e 64 sconfitte, sono infatti andati in lista infortunati per periodi più o meno lunghi ed alcuni di loro potrebbero rivedere il parquet solamente nel prossimo campionato.

Uno dopo l'altro, manco fossero tessere del domino, Emeka Okafor, Sean May, Kareem Rush, Brevin Knight, Jake Voskhul e Gerald Wallace (praticamente l'intero quintetto base) si sono dovuti accomodare nella inactive list portando via ai Bobcats il loro miglior marcatore (Wallace) il loro giocatore-franchigia e miglior rimbalzista (Okafor) ed uno dei migliori assist-men del momento (Knight).

L'ultima volta che la squadra ha avuto a disposizione 12 elementi del roster attivi in una partita è stato il 4 gennaio scorso, nella gara contro i Boston Celtics, mentre prima di una recente gara interna l'arbitro Luis Grillo ha chiesto a coach Bickerstaff se avesse bisogno di un giocatore in più perché eventualmente lui si sarebbe messo a sua disposizione.

Ma andiamo per ordine.

Emeka Okafor è stato il primo pick assoluto della storia della franchigia, il giocatore destinato a prendere per mano la squadra nel futuro e diventarne il simbolo, nonché il rookie of the year del 2004/2005 grazie a 15 punti e 10 rimbalzi ad uscita.

L'assenza di Okafor ha tolto 10 rimbalzi a gara per Charlotte, oltre a far uscire di scena il secondo miglior stoppatore del team. I suoi problemi sono cominciati con la slogatura della caviglia, che lo ha costretto a portare una sorta di stivale protettivo ed a rimanere in borghese predisponendo il suo ritorno intorno a metà  marzo o addirittura, secondo una fonte del New York Daily News, direttamente nel 2006/2007; tuttavia i Bobcats hanno smentito la notizia, facendo sapere ai media che si aspettano di riaverlo in piena forma per l'ultimo mese di stagione regolare.

Se l'assenza di Okafor ha sottratto parte del potenziale sotto canestro, l'atleticismo e la versatilità  se ne sono andate assieme ai problemi fisici che hanno colpito Gerald Wallace, 14,5 punti, 7 rimbalzi, 2,44 palloni rubati di media (primo nella Nba) nonché 2,19 stoppate ad incontro, miglior shot blocker di squadra.

Wallace, arrivato nell'expansion draft da Sacramento, è esploso nel North Carolina dove ha riscritto già  l'anno scorso i suoi records personali di carriera prima di aggiornarli ulteriormente con le ottime prestazioni viste durante il presente campionato.

Wallace ha dato prova dei suoi miglioramenti confermando le sue doti atletiche mettendosi in risalto con diverse partite in doppia cifra per punti e rimbalzi, oltre ad una presenza importante nella marcatura dei diretti avversari ai quali ha rifilato diverse stoppate, come testimoniato dalle sue eccellenti medie.

Ottimo "ladro" di palloni, Wallace ha registrato statistiche davvero esaltanti, come quelle ottenute il 13 gennaio nella sconfitta contro Milwaukee, dove l'ala ha chiuso con 21 punti (10/14 al tiro), 15 rimbalzi, 8 palloni recuperati, 4 assists e 4 stoppate, ovvero una delle singole prestazioni più dominanti ed esaltanti dell'intera stagione Nba.

Tutta questa meraviglia ha avuto temporaneamente fine il 20 gennaio nella sconfitta contro gli Orlando Magic, quando il buon Gerald è ricaduto male dopo aver preso un rimbalzo procurandosi un colpo alla tibia che fortunatamente non gli ha danneggiato il legamento del ginocchio ma che lo terrà  fuori almeno fino a dopo la pausa All-Star.

Wallace aveva già  avuto un piccolo problema al tendine di quel ginocchio una settimana prima di infortunarsi più seriamente quando aveva avvertito un "pop" inusuale durante un movimento in entrata, ma nelle partite successive il giocatore aveva performato ad ottimi livelli senza dare segni di sofferenza.

Attualmente Wallace ha ripreso gli allenamenti ma senza subire contatti per precauzione e Bickerstaff ha dichiarato che non intende comunque forzare il suo rientro in campo prima del tempo.

Kareem Rush non ha avuto problemi alle gambe o alle ginocchia, ma bensì al dito indice della mano sinistra. L'infortunio al dito lo ha tenuto fuori per 17 partite consecutive e non gli ha permesso di continuare il convincente mese di esordio: a novembre, infatti, l'ex Lakers aveva segnato 15,6 punti di media nelle 14 partite disputate ma dal suo ritorno Rush non è più riuscito ad essere efficace scendendo di molto con le percentuali al tiro, compilando un misero 28% dal campo nelle sue apparizioni di febbraio.

Dopo aver perso qualche partita anche per ragioni personali, Rush non sembra comunque sulla trading list della franchigia in prossimità  della deadline, e Bickerstaff lo ha messo in competizione con le altre guardie per riguadagnarsi un posto fisso in rotazione.

Anche Sean May non ha avuto molta fortuna in termini di salute fisica. Da quello che dicono i dottori, infatti, sembra che i suoi 8 punti e quasi 5 rimbalzi a gara torneranno a farsi vedere a fine marzo nella migliore delle ipotesi, oppure l'anno venturo nella peggiore. May ha subito un intervento in artoscopia per il danneggiamento della cartilagine del suo ginocchio destro e non è stato stabilito un tempo di recupero preciso per lui; l'intervento è stato il secondo stagionale per May, dopo quello subito il 13 settembre scorso per recuperare dal quale aveva perso il training camp.

Il suo ritorno andrà  comunque valutato con calma e l'organizzazione intende supportarlo sino al completo recupero e non lo forzerà  al rientro anticipato, conscia del valore potenzialmente alto che il giocatore dovrebbe rivestire per la società  negli anni a venire.

Fermandosi solo qui ci sarebbe già  da disperarsi, ma la lista non è affatto terminata.

Acciacchi minori hanno fatto accomodare in borghese anche Brevin Knight, assente per una manciata di gare dopo aver urtato un cameraman con il ginocchio; Jake Voskhul, assente per più di 20 partite per un problema alla caviglia ed appena rimessosi da un attacco influenzale; Raymond Felton, che ha perso solo una partita ma sta giocando con un tutore per il suo alluce dolorante ed ora, per completare la frittata, si è aggiunto il problema al tendine d'Achille di Primoz Brezec, al quale è stato consigliato al riposo dopo una stagione Nba piena (2004/2005), un'estate passata con la nazionale slovena, ed appunto il presente campionato senza mai prendersi una pausa.

Il concatenamento di eventi, visto dal lato positivo, ha permesso a figure di non primissimo piano di giocarsi minuti inaspettati e talvolta di mettersi in mostra con cifre interessanti.

Bernard Robinson Jr, ad esempio, è riuscito a segnare in doppia cifra in 12 occasioni dopo una stagione d'esordio con 3 punti di media in sole 31 comparsate, il rookie Kevin Burleson ha giocato la sua prima gara da titolare in occasione dell'assenza contemporanea di Felton e di Knight, lo stesso Felton ha giocato molti minuti in più nel mese di febbraio registrando in questo mese 16 punti e 6,4 assists a gara aumentando di molto le sue medie tanto da far scaturire delle voci su un imminente trasferimento di Knight; la guardia Matt Carroll ha giocato già  il doppio delle partite rispetto ad un anno fa mettendo il suo career high in gennaio con 26 punti, ed infine Jumaine Jones è andato in doppia cifra in 11 delle sue ultime 14 partite ritoccando anch'egli il career best con 31 punti e 5 triple messe a referto contro i Lakers di Kobe Bryant, tra l'altro battuti in quell'occasione.

Tutta esperienza guadagnata per i suddetti giocatori, ma le sconfitte sono arrivate in serie, toccando un massimo di 13 consecutive tra l'11 gennaio e l'1 febbraio e registrando solamente 4 vittorie nelle ultime 28 partite giocate.

Se esiste un conto con la sfortuna da pagare, i Bobcats lo hanno certamente saldato interamente in questa stagione. 160 partite saltate in totale dai vari giocatori sono tantissime e non consentono certo di poter fare dei miglioramenti consistenti ad una squadra giovane che ha bisogno di fiducia per ben figurare negli anni a venire.

Se da un lato questo ha permesso ai tanti volti sconosciuti di mettersi in mostra, dall'altro ha influito sul record di squadra (14-40) che a fine anno dovrebbe essere più soddisfacente del 18-64 dell'annata d'esordio, ma che la franchigia punta decisamente a migliorare l'anno venturo, quando la sfortuna forse si accanirà  contro qualcun altro.

Nel frattempo lo sviluppo della nuova franchigia di Charlotte continua, nella speranza che il 2007 riporti tutti quanti nella migliore forma fisica possibile.

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