Chris Mullin è stato protagonista di uno dei periodi più felici della storia dei Warriors
'7000 Coliseum Way – Oakland' e' l'indirizzo che corrisponde alla Bay Arena.
Seduto a bordo campo, e' possibile trovare spesso Chris Mullin intento ad osservare una delle tante sedute di tiro della sua squadra, i Golden State Warriors; per i quali ricopre la carica di chief basketball executive.
Una domanda di un giornalista gli fornisce lo spunto per un flashback di 18 anni prima. Tanti sono gli anni che sono passati da quando e' uscito dal Southern California Rehabilitation Center dopo essersi sottoposto al trattamento contro la dipendenza dall'alcool.
Se non lo avesse fatto dove sarebbe ora?
Lui stesso risponde: “Certamente non sarei qui!”
Certamente no, non con quella forma fisica visti i suoi 43 anni, e non a capo delle operazioni di una franchigia NBA, la "sua" franchigia.
Lui stesso aggiunge: “Certamente non sarei qui , senza ombra di dubbio; e' stata una benedizione; ripensandoci e' stata la miglior cosa che mi potesse accadere".
Mullin era arrivato ad Oakland nel 1985, 7° chiamata del draft; all'epoca aveva una bella famiglia, tanti amici ma anche una passione smisurata per la birra; per tanta birra, ed e' da questa passione che lo aveva portato nel tunnel dell'alcolismo.
Ad un certo punto della sua carriera con i Warriors comincio' a saltare ripetuti allenamenti tanto da costringere l'allora General Manager Don Nelson a convincerlo a sottoporsi a quel trattamento.
Quando ne uscì, era una cambiato psicologicamente e fisicamente, assumendo quella tipica pettinatura a spazzola con la quale lo conosciamo da sempre.
Rimane anche ora in contatto con quella realta', frequentando le riunioni degli alcolisti anonimi e leggendo tanti manuali in materia.
Ancora Chris: “Per me si tratta di non lasciare che certe cose prendano il controllo della mia mente e della mia vita, bisogna tracciare una linea di confine; tale linea non deve essere mai superata per non compromettere la mia vita ed il lavoro”.
“Ogni giorno porta delle nuove sensazioni, anche se la routine non cambia eccessivamente; tutto si riassume in una parola: vittorie“.
Sono passati 21 mesi da quando Mullin ha preso il controllo delle operazioni sportive dei Warriors, dopo 2 stagioni come assistente del'ex GM Garry St.Jean; da allora ha contribuito a riguadagnare parte del rispetto che la squadra aveva perso nella decade precedente.
I Warriors non sono ancora esclusi matematicamente dai playoff e lo stesso Chris ha garantito l'intenzione di continuare a migliorare la squadra.
Dichiara infatti: “Siamo giovani; molti degli errori che facciamo sono correggibili, ma dobbiamo continuare a migliorare; se continueremo a crederci i risultati arriveranno.”
Parte delle qualita' ereditate dal suo predecessore sono la creatività e un certo decisionismo.
Sorprese tutti infatti licenziando l'ex coach Musselman dopo poche settimane dall'inizio del suo incarico e ingaggiando l'attuale Montgomerie.
Quando tutti erano convinti che i Warriors non avessero le risorse e l'immaginazione per prendere un giocatore stellare, arrivo' Baron Davis. Poi rifirmo' Foyle e Dunleavy per una cifra totale di circa 85 millioni di $.
Decisioni criticabili si; ma mai come ora si ha la netta sensazione che la squadra abbia un capo che pensa in grande, che dimostri forse ingenuita' ma anche una forte convinzione. E' senza dubbio uno dei manager emergenti nel panorama NBA.
“C'e' stato un momento in cui l'ultima persona sulla terra a pensare di potersi sedere su questa poltrona ero io. Poche parti della mia vita sono state divertenti, tante terrificanti. Ma tutte insieme mi hanno formato. Anche se forse nel modo piu' difficile”
“C'e' chi va a scuola o altro. Io sono stato formato dagli errori e dalle cattive decisioni; questi sono gli strumenti che mi sono stati dati per fare il mio lavoro.”
Chris Mullin ha stabilizzato la sua carriera, la sua famiglia e ora ha intrapreso il difficile compito di stabilizzare la franchigia. Compito non facile certamente per svariati motivi.
Primo
A parere delle persone vicine alla squadra, l'ambiente e' spaccato dal comportamento di Baron Davis, che apertamente contesta le decisioni del coach Montgomerie non seguendo gli schemi che talvolta il coach chiama dalla panchina, arrivando al punto di non rivolgergli nemmeno la parola.
Si ha la chiara percezione che e' come se dicesse: “Coach lascia faccio io, la squadra e' mia”.
Una conferma di questo e' arrivata da una dichiarazione da parte di Mike Dunleavy alla stampa: “Non e' possibile che il miglior giocatore della squadra si comporti cosi, deve capire che ha dei buoni giocatori che gli ruotano attorno, in questo modo non si riesce a vincere”.
Se il tuo miglior giocatore non riconosce l'autorita' del coach, si possono avere solo problemi.
Per questo si sono intensificate le voci di un cambio in panchina, e si e' fatto il nome di Don Nelson. Un altro possibile candidato, e cavallo di ritorno, è il grande Mario Elie.
Difficile al momento che avvenga il cambio, molto probabile invece un avvicendamento al termine della stagione.
Secondo
Ci sono buone possibilita' che si intervenga sul mercato, magari aspettando l'ultimo giorno utile come lo scorso anno.
Davis e Richardson al momento sembrano inamovibili; i due cardini su cui ricostruire. Il contratto di Dunleavy e' difficilmente trasferibile visto il valore del rinnovo; nessuno vuole Adonal Foyle.
Ike Diogu era stato richiesto da Indiana in una possibile trade con Artest, ma al momento la dirigenza sembra intenzionata a puntare su di lui negli anni a venire.
Come pedina di scambio rimangono Troy Murphy che e' seguito da qualche squadra. Tutto dipende dalla contropartita; visto che i Warriors si priverebbero del miglior rimbalzista della squadra.
Poi rimane Michael Pietrus che potrebbe servire per arrivare ad un giocatore d'esperienza.
Questa e' la parola chiave esperienza, l'ingrediente che serve a questa squadra come ribadito da Mullin in precedenza.
Tanti problemi nelle mani di Chris Mullin, ma mai quanti ne ha avuti in passato.
Buon lavoro!