2006 NBA All Star Weekend

Dal suo ignresso in NBA, tutti si aspettavano questa foto…

Eccolo qua, l'Eletto. Sembra un copione già  scritto, la storia di Lebron James, troppo bella per essere reale. Ma reale lo è, e Lebron è diventato, all'età  di 21 anni ( e 51 giorni), il più giovane Mvp della storia dell' All Star game.

Un eletto appunto o, se preferite, un predestinato. Alla fine, con il suo solito disarmante sorriso che dimostra la sua capacità  di sopportare la pressione, ha anche avuto la faccia tosta di dire che lui non ha mai pensato a vincere il titolo di Mvp ma solo a portar a casa la vittoria. C'è da credergli? Considerando che la partita in questione è un All Star Game, il buon Lebron ci perdonerà  lo scetticismo.

Questo nulla toglie alla grande prova di James, che ha messo a segno 29 punti ed è stato l'anima della rimonta dell'Est che, per il secondo anno consecutivo, porta a casa l'All Star Game (122-120) dopo essere stato in svantaggio anche di diciassette punti.

Nella squadra dell'ovest ha brillato il padrone di casa Tracy McGrady, top scorer della serata con 36 punti che però, anche all'All Star Game, conferma la sua stagione sfortunata anch perché, in caso di vittoria della Western Conference (che a un certo punto sembrava quasi scontata), nessuno avrebbe potuto togliergli il titolo di miglior giocatore della gara. T-Mac ha anche avuto la possibilità  di pareggiare la gara con l'ultimo tiro, dopo che nell'azione precedente Wade aveva dato il +2 all'Est.

A questo punto la palla è andata di diritto al numero uno dei Rockets che però, dalla sua solita mattonella, ha tirato un airball, probabilmente colpito al braccio proprio da James, che stava difendendo su di lui.

Ad aiutare James nella rimonta finale ci hanno pensato in tanti nella squadra della Eastern Conference, a cominciare da Iverson e Wade (rispettivamente 12 e 20 punti) senza tralasciare Shaq O'Neal e il quartetto di All Star di Detroit, prima squadra dai tempi dei Lakers 1998 ad avere quattro giocatori all'All Star Game. Nell'Ovest si sono fatti notare soprattutto Duncan (consueta doppia doppia 15 punti e 10 rimbalzi) e Marion (14 putni e 8 rimbalzi)

I primi due quarti sono stati caratterizzati, come d'abitudine, da delle difese allegre che hanno favorito lo spettacolo e gli highlights, come la schiacciata spettacolare di Tracy McGrady sul lob di Bryant, per una volta mantenutosi in secondo piano lasciando, come in generale tutta la squadra dell'ovest, il proscenio principale al numero uno.

Dopo ventiquattro minuti di gioco il punteggio era quasi imbarazzante con la Western Conference che aveva messo a segno ben settanta punti; ma la partita era destinata a cambiare perché, nella seconda metà  di gara, i giocatori mettono da parte lo spettacolo, tolgono i fronzoli e iniziano ad impegnarsi per davvero, perché a perdere non ci sta mai nessuno.

Migliori highlights della gara? Su tutti un alleyoop incredibile di Vince Carter, la già  citata schiacciata sull'asse Bryant-McGrady e una spettacolare linea di fondo presa da Lebron James che ha impressionato il pubblico, come al solito ricco di celebrità  su tutte quelle della musica (Mary J Blige, Nelly, Jay-z, ecc) ivi compreso Ice Cube che, a quanto pare, ha anche proposto ad Allen Iverson d'iniziare la carriera di attore.

Oltre alla partita, come al solito, al week end dell'All Star Game ed in particolare la partita delle stelle della domenica, è bello vedere il contorno della manifestazione, quello che succede in campo e fuori che distingue questa partita da tutte le altre.

Sicuramente singolare la voglia di ballo che ha colpito Gilbert Arenas, esibitosi più e più volte nel corso dell'evento nei suoi passi di danza tutti speciali, e che é riuscito a contagiare tutto il quintetto dell'est che, al momento delle presentazioni, si è esibita in una danza di gruppo. L'unico osso duro da convincere a mettere in scena la pagliacciata è stato Allen Iverson, come ha confermato Vince Carter a fine gara.

Gli All Star della Western Conference non volevano essere secondi a nessuno, ed hanno anche loro messo in scena il loro numeretto, con una specie di break dance con tanto di onda tra Steve Nash, un insospettato Bryant in piena operazione-simpatia e uno stranito Yao Ming, di certo non avvezzo a questi siparietti.

Oltre al main event della domenica come al solito si sono svolte una serie di manifestazioni nel corso del week end a cominciare, venerdì sera, con il Rookie challenge che vedeva, come ormai succede da sette anni, la squadra dei rookie opposta a quella dei sophmores. Alla fine sono stati i secondo anno a portare a casa la vittoria grazie alle prove, nel primo tempo, di Ben Gordon (17 punti) e nel secondo di uno spettacolare Iguodala che ha sfruttato alla grande la partita del venerdì per allenarsi per la gara delle schiacciate del giorno successivo.

Il pupillo di Allen Iverson a Philapelphia ha segnato trenta punti (con 15 su 17 dal campo), mostrando di essere dominante a livello fisico e un tiro dalla lunga distanza molto migliore di quanto alcuni pensano. Per i rookie sicuramente da elogiare la prova di Chris Paul, che ha distribuito il pallone senza egoismi, anche se alla fine la sua squadra ha perso, visto che la partita si è conclusa sul +10 (106-96) per i sophmores, oltre a Charlie Villanueva (18 punti e 12 rimbalzi) e Luther Head, che non ha deluso i suoi fans, mettendo a segno 18 punti.

Rookie game non particolarmente probante a livello tecnico, pur essendo stato molto migliore rispetto ad alcune esibizioni da circo equestre che si sono viste in passato, riuscendo a mantenere comunque un livello abbastanza buono di gioco.

A fine gara, giustamente incoronato Iguodala, preso scherzosamente in giro dal suo ex compagno ad Arizona Channing Frye, che accusato André di aver fatto buona parte dei suoi punti con il cherry pick, ritardando cioè il ritorno in difesa per poter usufruire meglio di un eventuale passaggio di apertura su recupero o tiro sbagliato dagli avversari.

Passiamo ora al sabato, dove si sono svolti i contest organizzati dalla NBA. Oltre a due manifestazioni di contorno ed antipasto come lo Skills Challenge, vinto da Wade, e il Shooting Star, che ha visto trionfare Tony Parker sotto gli occhi della fidanzata Eva Longoria, le attrazioni principali della serata erano altre.

Gli eventi più importanti ed attesi sono stati la gara del tiro da tre punti, che ha incoronato Dirk Nowitzki, e la gara delle schiacciate, che vedeva un quartetto di sfidanti veramente interessante, capitanato dal campione in carica Josh Smith, Andre Iguoala, Nate Robinson e Hakim Warrik.

Nella gara de tiro da tre punti il tedesco di Dallas ha sconfitto una concorrenza agguerrita soprattutto per merito di Ray Allen che però, dopo un primo round spettacolare, è calato nel secondo, mentre Wunderdirk ha fatto esattamente il percorso inverso, sparando le sue cartucce migliori (ha segnato otto dei suoi primi dieci tiri) nella seconda serie: "Nel primo round non sono andato bene, non ero in ritmo ed ho sbagliato un sacco di tiri. Nel secondo, invece, sono andato decisamente meglio".

Ma l'attenzione di tutti gli appassionati accorsi sabato sera al Toyota Center era di gran lunga riservata alla gara delle schiacciate. L'attesa non è stata delusa vdato che si sono viste delle schiacciate incredibili e si è avuto il primo spareggio della storia della competizione, dopo i numeri di Iguodala, che ha mostrato la schiacciata più bella ed innovativa vista dai tempi di Carter ad Okland, facendo rimbalzare la palla sulla parte posteriore del tabellone, e Nate Robinson.

Il folletto di New York, che sta facendo impazzire Larry Brown, ha probabilmente portato a casa la vittoria con l'incredibile dunk in cui ha letteralmente saltato un altro piccolo grande uomo del basket, Spudd Webb. Alla fine Nate era contentissimo per aver portato a casa una gara che per lui contava tantissimo, ringraziando anche il compagno ai Knicks Jamal Crawford per averlo aiutato a pensare la schiacciata in cui sorvolava Webb.

Con la partita della domenica si è concluso, anche per quest'anno, il week end delle stelle, ma state tranquilli ci si rivede di nuovo tra circa un anno, con tutti i migliori giocatori del pianeta insieme sullo stesso parquet.

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