Il nuovo Dream Team (Part I)

La patata bollente del Team USA è stata data a coach K…

15 Agosto 2004: la caduta degli dei. Il Team Usa perde 92-73 contro Puerto Rico, la prima sconfitta di una squadra americana formata da giocatori NBA, una squadra chiamata Dream Team. Solo la terza di tutta la storia del Team USA alle olimpiadi. Una vera, propria e monumentale "debacle".

La fine di un'invincibilità  che qualcuno credeva eterna, la breccia in un muro di certezze che comincia a sgretolarsi, in realtà  solo l'inizio delle olimpiadi più disastrose che un americano possa ricordare: medaglia di bronzo a stento e altre due sconfitte contro Lituania e Argentina.

Di fronte a un disastro, una catastrofe del genere, c'era bisogno di un giro di boa. Un cambio di direzione marcato e deciso, una svolta nella gestione della squadra americana.

Per questo i dirigenti dello US Basketball hanno chiamato Jerry Colangelo, presidente dei Phoenix Suns e uno dei manager più importanti della storia della NBA tanto da entrare a far parte della Hall of Fame di Springfield (Massachussets).

A Colangelo è stata data carta bianca e tutta la responsabilità . La prima cosa che ha fatto è stabilire che i giocatori che vogliono far parte della squadra devono compromettersi per tre anni, ovvero dai mondiali di ques'estate fino alle olimpiadi.

L'obbiettivo è quindi avere una lunga lista di giocatori disponibili, probabilmente venti, e così creare un gruppo fisso più qualche giovane come Chris Paul o Greg Oden che ora sono troppo giovani, ma probabilmente nel 2008 saranno già  pronti a dare il salto in nazionale.

In questo modo, finalmente, il team avrà  una continuità  che prima non aveva e che era stata indicata come una delle principali cause della disfatta. Il vantaggio che avevano le altre nazionali, che disponevano sempre degli stessi giocatori per vari anni, si era fatto insopportabile ora che le squadre FIBA hanno ridotto molto il divario di qualità  rispetto al basket NBA.

Questa decisione, tuttavia, era molto rischiosa. I giocatori della NBA non sono abituati a spendere le settimane di vacanza che hanno d'estate per giocare a Basket. Quindi c'era molto scetticismo sul successo di questa iniziativa. Alla fine invece, pare che la delusione di Atene abbia risvegliato il patriottismo di molti giocatori.

La scelta dell'allenatore è ricaduta su Mike Krzyzewski, conosciuto come "Coach K", dell'Università  di Duke. La professionalità  dell'allenatore e il suo curriculum non sono certo in discussione, il problema di questa scelta, a detta di molti giornalisti, anche oltreoceano, è un altro.

È difficile capire come sia stato scelto un allenatore che non ha alcuna esperienza in fatto di basket internazionale e neppure nessuna esperienza nella NBA, senza contare che molti giocatori non hanno nemmeno messo piede al college. E se non bastasse, il candidato perfetto era proprio sotto gli occhi di Colangelo: Mike D'Antoni.

Tutti conosciamo l'esperienza che ha l'italo-americano anche dalla nostra parte dell'oceano e il suo stile di gioco è, a mio avviso, perfetto per una squadra americana che dovrebbe puntare tutto su velocità , contropiede e tiro da fuori per sorprendere le difese a zona degli avversari. Colangelo non la pensa allo stesso modo evidentemente, anche se D'Antoni sarà  un assistente di Coach K insieme a Jim Boeheim, dell'università  di Syracuse, e Nate McMillan, allenatore dei Blazers.

Nonostante tutto, per ora Colangelo, senza dubbio, ci stia mettendo tutto il suo entusiasmo, però la scelta dell'allenatore non si può dire che sia, sulla carta, azzeccatissima. Vedremo come se la cava poi Coach K, ma sicuramente è una scommessa rischiosa, perché nelle prossime olimpiadi gli USA si giocano tutto.

Per quanto riguarda i giocatori, molti cominciano a pensare che riempire la squadre di stelle sia un errore e che sarebbe meglio costruire una squadra intorno a due o tre grandi "star" da completare con "role-players". Lo stesso Colangelo ha fatto capire che la squadra non sarà  solo un agglomerato di All-Star.

Per questo è necessario portare buoni tiratori da fuori, che ad Atene non c'erano affatto, per questo, Redd e Allen dovrebbero essere due scelte fisse. Un'altra ottima idea sarebbe portare anche qualche stopper difensivo, un Bruce Bowen, per esempio, da mettere a marcare la stella avversaria.

L'impressione è che stavolta gli Stati Uniti non sottovaluteranno nessuno e andranno sul parquet con una grande voglia di vincere, feriti nell'orgoglio dalla debacle del 2004.

Se Colangelo riesce a creare un gruppo di giocatori equilibrato e Krzyzewski riesce a gestire una squadra che sarà  comunque piena di giocatori che vorranno la palla, e riesce a fargli capire che senza gioco di squadra è impossibile vincere, sarà  dura per chiunque e saremo di fronte a un nuovo Dream Team.

Per ora è tutto, a breve pubblicheremo la seconda parte dell'articolo con una lista di cinquanta giocatori e la loro situazione: se hanno dato disponibilità , se hanno già  rifiutato o se ancora ci stanno pensando.

Stay tuned!

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