Contro Houston 3 su 4 da tre per Cook, ma non dovrebbe essere un'ala grande?
Si è chiusa con il bilancio di cinque partite perse e di due sole partite vinte, la seconda tornata di sfide in trasferta ad Est per i Lakers.
Una trasferta davvero povera di sensazioni positive quella di inizio febbraio per i Lakers che, partiti con ancora negli occhi gli 81 punti del proprio capitano contro Toronto, si sono ritrovati nel giro delle due settimane successive a fare il conto con problemi di ogni tipo.
Risultati
Lakers vs Golden 106-105 dts
Lakers @ Detroit 93 – 102
Lakers @ New York 130-97
Lakers @ Indiana 79 - 105
Lakers @ Charlotte 102 – 112
Lakers @ NO/Okla. City 90 – 106
Lakers @ Dallas 187 – 102
Lakers @ Houston 89-78
Lakers vs Memphis 99 -100
Lakers vs Utah 94-88
Sì, nonostante il bilancio delle ultime dieci gare reciti di un modesto 4 - 6, si può tranquillamente dire che la situazione in Lakerlandia potrebbe andare molto peggio ed in fondo l'attuale situazione di 26 vinte e 25 perse totali non è poi da buttare (ancora) via.
La gara dello Staples Center contro i Raptors avrebbe potuto rappresentare il vertice e l'inizio di una crescente presa di fiducia della squadra, ma a posteriori, quella partita rappresenta invece fino ad oggi più un problema che un'opportunità .
I detrattori di Kobe Bryant infatti, sembrano avere azzeccato le proprie previsioni.
A seguito di quella serata le polveri del capitano giallo viola si sono abbondantemente bagnate e pur continuando a segnare con costanza sopra i 30 punti, sono le percentuali del numero 8 ad essersi pesantemente assestate verso il basso.
E' poi bastato che un paio di infortuni malcapitati abbiano messo in luce le potenzialità tendenti al mediocre di questa franchigia.
Ma andiamo per ordine.
Dopo la vittoria più faticosa del previsto su Golden State con annesso gran duello Kobe - Baron Davis e la sconfitta più che prevedibile contro Detroit, la squadra di Phil Jackson ha proseguito il suo viaggio nella Eastern Conference incontrando in sequenza New York, Indiana, Charlotte e gli Hornets.
Ebbene, di queste quattro partite solamente quella contro i disastrati Knicks di Larry Brown ha portato fieno nella cascina dei californiani.
Anzi, per dirla tutta, il Madison Square Garden sembrava essersi riunito solo per osservare una possibile prestazione da 82 punti di Bryant, invece che tifare per i colori blu - arancio.
Alla fine è arrivato solo un quarantello, ma anche tante illusioni per il futuro vista l'ottima impressione destata dalla squadra in quella serata.
Purtroppo si trattava di un fuoco fatuo: a riportare con i piedi per terra i Lakers ci pensavano prima i Pacers, con la prima gara degna di questo nome di Peja Stojakovic (alla fine per lui 26 punti e 13 rimbalzi) e poi gli infortuni.
Il già precario equilibrio dei lunghi giallo viola infatti, si è ritrovato, causa infortuni, con una lista infortunati recitante i nomi di Lamar Odom e Chris Mihm.
Le partite successive non hanno quindi riservato più alcuna soddisfazione ai Lakers con coach Jackson costretto in quel di Oklahoma City ad inventarsi un quintetto con Kwame Brown da centro, Vujacic da numero 3 e Cook ala grande titolare.
Solamente nelle ultime tre partite la situazione è tornata alla normalità per quanto riguarda l'organico ed in coincidenza con il rientro in L.A. la squadra è tornata a dare segnali positivi.
Prima una vittoria in quel di Houston contro i rinati Rockets, poi la sconfitta rocambolesca contro i Grizzlies ed infine la vittoria contro gli Utah Jazz della notte scorsa.
Da segnalare che in entrambe le vittorie, Bryant ha segnato si, oltre 30 punti, ma ha anche distribuito 9 assist per gara e difeso in maniera molto più organica alla squadra, raccogliendo la bellezza di 13 palle rubate in sole due gare.
I segnali sono contrastanti quindi: da una parte una squadra che non riesce a fare il salto di qualità auspicato, dall'altra però qualche segnale di miglioramento e di consolidamento di un ruolo da settima forza della conference.
Come spesso accade la verità sta nel mezzo: come da molti rilevato, questa versione dei Lakers ha dei limiti precisi, dei limiti che non consentiranno probabilmente di andare oltre la settima posizione nel ranking della Western Conference, ma per far questo sarà necessario che la squadra sia integra e soprattutto gran parte dipenderà da Bryant, elemento al quale, volenti o nolenti, i Lakers sono dipendenti.
Sul fronte mercato, i rumors sono più attivi che mai.
Le ultime indicazioni danno addirittura in partenza Lamar Odom, che sarebbe appetito dai Knicks. Come sempre siamo nell'ambito delle illazioni, quello che appare invece chiaro è come sia Chris Bosh l'oggetto del desiderio della famiglia Buss per il prossimo futuro.
Il lungo d'istanza in Canada è stato più volte occhieggiato anche dal coach zen, ma ad oggi non è dato sapere chi dovrebbe essere sacrificato per arrivare a prenderlo. Certamente su questo fronte, il rendimento di Brown appare essere più che sospetto.
Il meglio della settimana
Nel paradiso delle tempeste ormonali che è lo spogliatoio Lakers, questa settimana il barometro non poteva che puntare decisamente verso il basso.
Nel grigiore generale però, da segnare il lavoro estremamente intenso che il grande Kareem Abdul Jabbar sta facendo con i giovani lunghi dei Lakers.
In particolare pare che frutti più di un entusiasmo il lavoro di svezzamento che si sta operando sulla prima scelta Andrei Bynum.
Il ragazzone con il numero 17 è passato da sicuro elemento per la lega di sviluppo a membro effettivo del roster e nelle ultime settimane si è anche preso qualche soddisfazione.
Prima si è permesso di schiacciare in testa a Shaquille O'Neal nella rivincita contro gli Heat, rimediando applausi a non finire ed un mezzo ceffone dal precedente padrone del palazzetto.
Poi in una partita onestamente già scritta, ha colto l'occasione e ha messo a referto la prima partita in doppia cifra con 16 punti, 7 su 7 dal campo e 4 rimbalzi.
Considerate le possibilità di crescita, si direbbe che i Lakers si potrebbero ritrovare con un gran tesoro già comodamente accomodato nelle scrigno di casa.
Il peggio della settimana
Che Kobe Bryant dopo l'ubriacatura della gara con Toronto abbia tirato il fiato è davvero palese. Neppure un ego sconfinato come quello del numero 8 avrebbe potuto reggere come se nulla fosse la pressione mediatica rimediata con la suddetta prestazione.
Detto questo, ciò che affligge il cuore di tanti tifosi Lakers è la risposta che il resto della compagine ha palesato in questa occasione.
Ma come? L'accentratore per eccellenza si riposa, è anche disposto a passarla un po' di più, i lunghi titolari sono fuori per infortunio e cosa fanno i fedeli comprimari?
Inanellano una serie di prestazioni definibili "scarsine" dando giustamente l'impressione di essere realmente kobe-dipendenti. Non è davvero questo il segno di maturità che molti si aspettavano!
E adesso?
Ora siamo alla vigilia dell'All Star Game, un momento tradizionalmente di transizione.
Kobe potrà sfoggiare il suo amor proprio sotto le luce di Houston, ma prima sono in attesa gli Atlanta Hawks, mentre al rientro dalla pausa Portland, Sacramento ed i Clippers saranno gli avversari che testeranno i progressi dei giallo viola.
Alla prossima"