Dallas in rampa di lancio

Dirk Nowitzki è uno dei principali candidati al titolo di MVP della stagione

Le partite di regular season, come ormai abbiamo imparato, fanno storia a se. Spesso vediamo squadre vincere 50 o più partite per poi rimediare una precoce eliminazione ai playoffs (ogni riferimento a Minnesota non è assolutamente casuale), oppure squadre in grado di esprimere uno scintillante gioco d'attacco durante la stagione, per poi perdersi contro difese che quando conta sanno girare le viti giuste e soffocare le azioni delle squadre avversarie.

I Dallas Mavericks, per lungo tempo, hanno fatto del gioco d'attacco la loro arma principale: un attacco basato su tiri presi nei primi secondi dell'azione, ottimo movimento di palla e un gran numero di giocatori con punti nelle mani. Tutto questo, con Don Nelson in panchina, e Steve Nash in cabina di regia.

Nell'estate del 2004, Phoenix strappa Nash a Dallas nel mercato dei free agent con un contratto che al pur generoso Mark Cuban sembra esagerato per un giocatore di quell'età . Definire quello come un punto di svolta nella storia recente dei Dallas Mavericks è facile esercizio analitico; capire a chi sia convenuto lo è molto meno, e probabilmente ci vorrà  qualche anno per poter dare un giudizio definitivo.

Nel frattempo, i numeri sembrano dare ragione ad entrambe le squadre: Phoenix è passata dal peggiore al miglior record nella NBA della passata stagione, e quest'anno, senza avere ancora a disposizione i servigi di Amare Stoudamire, si trova in testa alla sua division. I Mavs, e già  questo è un risultato che molti critici ritenevano impossibile, hanno tenuto botta alla partenza del migliore amico del tedescone in maglia 41 lo scorso anno, ed ora lottano con San Antonio per la conquista della division, e del primo posto nella conference ai playoffs.

E allora, cosa permette ai Mavs di essere l'unica squadra insieme a San Antonio che al termine della stagione si ritroverà  ad aver vinto per la sesta stagione consecutiva almeno 50 partite, di inanellare una striscia consecutiva di 13 vittorie, e di ottenere almeno 10 vittorie al mese negli ultimi sei? E soprattutto, i Mavs sono da titolo?

Per quanto riguarda la prima domanda, le ragioni del successo di Dallas possono essere raggruppate sotto tre chiavi di lettura: Dirk Nowitzki, Avery Johnson, panchina lunga. Sulla prima delle tre chiavi non credo ci sia molto da dire: stiamo parlando del più forte giocatore europeo in circolazione, convocato anche quest'anno all'All Star Game (ci mancherebbe altro), serio candidato al titolo di MVP della Regular Season, caricato di enormi responsabilità  al momento dell'addio di Nash, eppure capace di diventare il vero leader carismatico di questa squadra.

Nowitzki ha sicuramente beneficiato dell'arrivo di Johnson come allenatore, in quanto ha accresciuto la propria gamma di movimenti offensivi andando a migliorare la fase del gioco in post basso, che sotto Don Nelson trascurava per sfruttare maggiormente la propria efficacia dietro la linea da tre punti. Questo avvicinamento a canestro ha aumentato le sue percentuali di tiro, i suoi rimbalzi offensivi, e il numero di falli subiti.

In più, è in eccellenti condizioni fisiche, visto e considerato che sin qui è stato presente in ognuna delle 50 partite disputate fino ad ora dai Mavericks. Nowitzki continua a dimostrarsi quel tipo di giocatore che riesce a migliorare chi gioca con lui: quando c'è da prendere per mano la squadra in fase realizzativa non ha problemi a metterne 30 e oltre, ma quando si rende conto che è necessario coinvolgere i compagni, si dimostra anche un ottimo passatore, fase del gioco nella quale in estate aveva detto di voler assolutamente migliorare specialmente dopo aver letto la biografia di Larry Bird, giocatore che Dirk ammira oltre che per le sue doti tecniche, anche per la freddezza nei momenti decisivi, il cosiddetto "clutch player" che anche lui mira a diventare.

La seconda chiave del successo di Dallas è sicuramente il suo nuovo coach. Avery Johnson, il più veloce allenatore della storia NBA a raggiungere 50 vittorie (gli sono bastate 62 partite) ha fatto capire ai Mavs che l'attacco riempie gli stadi, ma la difesa è ciò che fa vincere gli anelli, e lui di sicuro ne sa qualcosa. L'attacco di Dallas è più ragionato, e soprattutto è in controtendenza rispetto al resto delle squadre NBA: i Mavs sono la squadra che effettua il minor numero di assist, e questo perché i numerosi giochi di isolamento previsti dal coach Johnson permettono un maggior numero di penetrazioni, nonché di falli subiti, e più punti in vernice.

La difesa è diventata l'obiettivo numero uno di questa squadra, e la recente striscia di 13 vittorie lo dimostra: in nove occasioni gli avversari dei Mavs hanno segnato meno di 100 punti, un dato inimmaginabile ai tempi di Nelson.

Il canestro non solo viene attaccato con più aggressività , ma viene anche difeso con maggiore efficacia. Anche se la serie consecutiva di vittorie si è interrotta contro Denver, in una delle peggiori partite della stagione secondo Nowitzki, George Karl, allenatore dei Nuggets, ha dichiarato che il segreto di Dallas sta proprio nel modo in cui difendono in area, ed in uno stile di gioco più vicino a quello richiesto nei playoffs.

Inoltre, ed è la terza chiave di lettura della stagione di Dallas, la panchina è sicuramente la più profonda dell'intera lega. Keith Van Horn, forse sottovalutato al suo arrivo viste le precedenti delusioni, si è rivelato importante per le sue doti di tiratore e rimbalzista. Stackhouse, un vero lusso come sesto uomo, si trova perfettamente a suo agio con lo stile di gioco richiesto da Avery Johnson: sa attaccare il canestro come pochi altri, ed ha enorme aggressività , infatti non è un caso che nelle 23 partite da lui disputate, i Mavs ne abbiano vinte 20.

Marquis Daniels continua a crescere soprattutto nella continuità  al tiro, e Devin Harris attacca molto di più il canestro, anche se va ancora incontro a qualche stoppata di troppo; entrambi vanno ad una media di 10 ad allacciata di scarpe, il che permette di far ruotare il quintetto di partenza a piacimento. Eric Dampier, senza più il peso della partenza in quintetto, sembra essere più efficace, anche se quel contrattone da 50 milioni di dollari per i prossimi cinque anni resta ancora un mistero visto il modo in cui è stato lasciato andare via Nash.

Ora, la domanda fondamentale si ripresenta, e non possiamo esimerci dal cercare una risposta: i Mavs ce la possono fare ad arrivare fino in fondo? Tutti i risultati fin qui ottenuti non bastano per ora a convincere i critici e gli addetti ai lavori: Phil Jackson, affrontato e sconfitto il 7 febbraio, dopo la partita ha affermato che secondo lui il momento chiave nella Western Conference sarà  il rientro di Amare Stoudamire, e che i Mavs nella loro striscia hanno avuto un calendario favorevole.

Il coach Avery Johnson sembra accettare lo scetticismo che circonda la sua squadra, ma sicuramente non per scarsa fiducia nei suoi giocatori: il suo obiettivo è quello di isolare la squadra da voci esterne (i giornalisti hanno battuto molto sul tasto del record di vittorie), e di evitare facili entusiasmi. L'ex play degli Spurs campioni nel 1999 sa benissimo che anche 30 vittorie consecutive nella stagione regolare non farebbero il palio con la vittoria del titolo.

13 vittorie consecutive e 29 giorni senza subire sconfitte non sono bastati ai Mavs per superare gli Spurs, e questo preoccupa Johnson, perché mentre vincere la Southwest garantirebbe il primo posto nella conference, il secondo posto nella division vorrebbe dire partire dallo spot numero 4 nella post season, il che farebbe tutta la differenza del mondo, a partire da un avversario più tosto già  dal primo turno.

Nei playoff, tra l'altro, a detta anche di molti osservatori, uno dei punti di forza di Dallas perderà  parte della sua importanza: la panchina nei playoff conta meno, in quanto è preferibile avere quei 5-7 giocatori molto forti (vedi Detroit) attorno ai quali limitare la rotazione. I Mavs hanno grande profondità , ma nel cinque contro cinque rischiano di andare sotto sia contro i Suns, sia contro gli Spurs (se entrambe queste squadre avranno i roster al completo quando conterà ), ma la loro forza si vedrà  nella capacità  di adattare il proprio gioco ad una serie di sette partite, e di fare quegli aggiustamenti che sono necessari per portare una serie di playoff dalla propria parte.

Il giudizio finale sui Mavs, e sulla partenza di Nash, potrà  essere quindi dato soltanto alla luce di ciò che riusciranno a fare nei playoffs, in questa e nelle prossime stagioni, visto che stiamo parlando di una squadra piuttosto giovane.

I risultati in Regular Season sono importanti per arrivare a maggio nel migliore dei modi, ma il record di 7 vittorie contro 11 sconfitte nelle ultime due apparizioni in post season va assolutamente migliorato, quindi l'umore della squadra deve rimanere alto, ma la fame di vittorie dovrà  farsi sentire soprattutto quando Tim Duncan e soci dovranno fare sul serio per difendere il titolo conquistato lo scorso anno.

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