La pallacanestro di Ron Artest prevede anche la possibilità di limitare la stella avversaria
Non tutte le partite sono uguali nella Nba, non tutte le vittorie hanno lo stesso peso. Se in passato, a metà stagione, il problema dei Kings era lanciare messaggi alle prime squadre della Western Conference in vista dei playoffs, oggi è urgente vincere gli scontri diretti con le avversarie che gravitano attorno all'ottavo posto.
Questo è il tuo destino se, con 21 vinte e 27 perse, sei a tre partite da quel fatidico lascia passare per la post season. Forse per le ultime due vittorie, Utah e Memphis, Adelman, per la prima volta negli ultimi mesi s'è presentato ai giornalisti più rilassato e gioviale, convinto che questa squadra abbia una reale possibilità di ribaltare la stagione: "Dipende solo da noi - ha spiegato il coach il giorno dopo la vittoria contro gli uomini di Jerry Sloan – fare qualcosa per cambiare il corso delle cose. Dovremo metterci impegno e dedizione e remare tutti nella stessa direzione."
Contro i Jazz, Sacramento ha fatto quello che raramente gli capita di fare: ha vinto a dispetto di una brutta prestazione offensiva. Il 42% al tiro non ha impedito a Bibby e compagni di cambiare ritmo e di firmare un parziale di 18-4 in sette minuti a cavallo fra terzo e quarto periodo. Il segnale di quanto la difesa abbia contribuito è venuto dalle due violazioni di 24" commesse d Utah in questo lasso di tempo; una cosa che all'Arco Arena non si ricordava da tempo.
Ron Artest è stato il leader occulto della compagnia; costretto ad uscire per un infortunio agli addominali, nel quarto periodo della precedente sfida, sul campo di Salt Lake City, l'ex Pacer ha stretto i denti per essere in campo e dare il suo contributo a dispetto di una serata offensiva inferiore alla media. "Tutti noi abbiamo visto - ha spiegato Shareef Abdur Rahim in sala stampa - che ieri Ron poteva a mala pena camminare. Per questo quel che ha fatto oggi è ancora più incredibile."
Alcune smorfie di evidente dolore nelle pause del gioco hanno contribuito ad alimentare l'attuale luna di miele fra il nuovo arrivato ed il pubblico.
"Quello che più mi ha sorpreso - ha spiegato Adelman - è la sua presenza sul campo: è un giocatore davvero duro se consideriamo il suo attuale stato fisico." Per ora il suo esempio ha contaggiato Brad Miller, rientrato nella gara contro i Grizzlies, a dispetto del suo infortunio al pollice, e decisivo per la vittoria con 12 punti consecutivi nell'ultima frazione.
Quanto sta succedendo alla squadra, sembra venire incontro a una frase sibillina, pronunciata da Rick Adelman nei giorni della trade: "E' facile dare etichette agli allenatori - aveva spiegato il coach ex Portland - a dispetto dei giocatori a loro disposizione: io non sono considerato un buon allenatore difensivo. Larry Brown è giustamente considerato un genio della difesa. Però l'impressione che sta destando a New York è diversa rispetto a quella di Detroit."
Una spiegazione non richiesta che testimonia di quanto l'allenatore sia sotto pressione.
"Rick è un ottimo allenatore - ha dichiarato Joe Maloof in un articolo pubblicato recentemente da Sports Illustrated - sarebbe bello poterlo avere con noi ancora per molti anni." "Non è il mio primo problema. - ha replicato seccamente il coach - Io mi devo preoccupare di far giocare bene questa squadra. Fa piacere sapere che il tuo datore di lavoro ha una buona opinione di te però altra cosa è ricevere offerta per rinnovare il contratto." Il peccato originale che divide le due parti risale all'estate scorsa: Adelman si spazientì non poco quando la proprietà della squadra si mosse per ingaggiare Phil Jackson. "E' qualcosa - taglia corto il coach - che appartiene al passato." In realtà mente sapendo di mentire anche perché, fin dalle sfide con i Lakers di qualche anno fa, Phil Jackson è il coach più odiato in assoluto.
"Sono realista - ammette ancora Adelman - e so che la mia prospettiva è domani: devo fare il mio lavoro ed eventualmente non permettere che la mia situazione personale influisca sulla squadra." Sarebbe stato difficile ad inizio stagione immaginare di doversi presentare al tavolo delle trattative, in una situazione così precaria. Anche se nel già citato articolo di Sports Illustrated, Maloof ha riconosciuto i meriti del suo allenatore che dal '99 ha sempre portato la squadra ai playoffs.
In una situazione così fluida le prossime partite varranno molto, non solo per le implicazioni di classifica. Il coach sa bene che nel prossimo mese e mezzo, con il secondo insidioso tour a est, si giocherà una grossa fetta di riconferma.