Il leggendario Mick Jagger
Dopo tutte le analisi tecniche e tattiche sullo scontro tra Steelers e Seahawks, entriamo in piena fase di chill-out da Super Bowl dedicandoci a qualche frivolezza.
Dopo le prime edizioni all'insegna di una relativa sobrietà , la NFL da parecchi anni a questa parte non bada a spese per tutto ciò che riguarda l'intrattenimento nel prepartita e durante l'intervallo dell'evento sportivo dell'anno.
Doverosa premessa : in generale il pregame e l'halftime show sono apparsi deludenti, in piena coerenza con la partita. Per la serie : emozioni poche, noia tanta.
Detroit è sinonimo anche di Motown Records ed il pregame show è stato un giusto tributo a quel tipico sound, con il coinvolgimento di Stevie Wonder, Joss Stone,India.Arie, John Legend e i Four Tops.
Prima del lancio della moneta, effettuato da Tom Brady (primo giocatore ancora in attività ad avere questo onore), ha avuto luogo una cerimonia che ha visto la partecipazione di tutti gli MVP dei Super Bowl passati. Tutti, tranne Terry Bradshaw, Joe Montana, Jake Scott e Harvey Martin.
Velo pietoso sull'assenza di Montana e Bradshaw… pare che queste due leggende viventi (gli unici quarterbacks ad aver vinto 4 anelli) abbiano disertato la cerimonia per questioni di vil pecunia, mentre la ex safety dei Miami Dolphins Jake Scott era in Australia a fare il turista.
L'inno nazionale è stato proposto in una versione soul da Aretha Franklin e Aaron Neville, accompagnati dal pianista Dr.John e da un coro gospel di 150 voci, in onore di una New Orleans ancora in ricostruzione dopo le devastazioni dell'uragano Katrina. Da apprezzare la nobiltà dell'iniziativa, mentre grida ancora vendetta l'arrangiamento dell'inno, forse ancora più kitsch del pellicciotto sfoggiato da Aretha.
Il pezzo grosso è andato in scena durante l'halftime show, e due anni dopo la famosa tetta al silicone di Janet Jackson è stata la volta di un altro “scandalo” a stelle e strisce.
Dallo scorso anno la messa in onda delle esibizioni musicali avviene con un ritardo di 5 secondi, e stavolta la tagliola del puritanesimo ha colpito nientemeno che i Rolling Stones, censurati in due pezzi su tre del loro set (per la cronaca, “Start Me Up” e “Rough Justice”).
Mick Jagger resta quella "splendida puttana" di sempre, nonostante sia un pò giù di voce…
Keith Richards, la cui faccia pare sempre più scolpita nella corteccia, ti ammazza ancora con 2 note, ma l'esibizione degli Stones lascia un retrogusto un pò amaro, forse perchè la più famosa rock band del pianeta è parsa a corto di entusiasmo (e di gerovital).
In altre parole, le Pietre Rotolanti sarebbero magari state più a proprio agio nei padiglioni del Museo Egizio di Torino.
L'epilogo ha avuto come protagonista Bart Starr, MVP dei primi 2 Super Bowl della storia. L'ex numero 15 dei Green Bay Packers ha portato il Vince Lombardi Trophy sul podio della premiazione, prima che questo venisse consegnato al presisdente degli Steelers, Dan Rooney.
Poi sono iniziate le celebrazioni, lasciandoci come ultima istantanea di questa Super Sunday il sorriso di Hines Ward nell'aria piena di confetti.