Gambe dritte e mani a cercar la palla: tutta la non difesa del deludente Antoine Walker
Tira una brutta aria in questi giorni a Miami; un marino gelido che nemmeno le vittorie contro Sacramento e Memphis sono riuscite a riscaldare. Non è improvvisamente cambiato il clima della Florida. In poco meno di una settimana sono passate da qui San Antonio e Phoenix;
entrambe le squadre hanno confermato che se in questo momento rappresentano l'eccellenza Nba, gli Heat stanno un gradino sotto.
I tifosi lo hanno capito e hanno fatto sentire forte la loro disapprovazione in diversi momenti dell'ultima sconfitta, 107-98 contro i Suns. La pesante lezione subita in Arizona è servita a poco. Miami ha impostato una partita simile, subendo il ritmo degli uomini di D'Antoni e troppe conclusioni dalla lunga distanza. "Mi prendo la colpa integrale di quello che è successo - ha spiegato in sala stampa Pat Riley - Avrei dovuto trovare un modo per giocare e battere Phoenix e non ci sono riuscito. Avrei dovuto trovare i correttivi al loro gioco." Quando Miami ha cominciato a difendere un po' meglio il punteggio era sul 66-47. Spiace dirlo; ma quel che si è visto nel primo tempo è un residuato di quel che girava per la Nba negli anni '80. Quando concetti di gioco e tiratori erano un po' differenti.
"Quando affronti tiratori del genere - ha ammesso Dwyane Wade - devi al limite accettare d'esser battuto dall'uomo in penetrazione per rimanere attaccato a chi aspetta eventuali scarichi."
Facendo questo i padroni di casa sono rientrati fino al 94-89 a 6'43" dal termine. Steve Nash a quel punto ha segnato una tripla e Miami non è più riuscita a insidiare realmente gli avversari.
Un film già visto, troppo simile a quanto era già successo contro San Antonio: un primo tempo scialbo. Una furiosa rincorsa, guidata nel terzo quarto da O'Neal, fino a rimettere la testa avanti. E poi la fase finale in cui gli avversari, gradatamente riprendono il controllo e dimostrano d'essere più squadra. "Tutti hanno scritto - ha dichiarato Riley dopo la sconfitta 101-94 contro gli Spurs - che ci ha battuto Tony Parker (38 punti per lui ndr). In realtà ci hanno ucciso i canestri di Bowen e Barry."
"Continuiamo a fare troppi errori mentali nei momenti delle partite", ha continuato Shaq che contro Phoenix ha segnato 15 punti con 11 tiri e sta alimentando gli incubi peggiori sulla sua reale condizione atletica. Nella realtà dei fatti la chimica in questa squadra è ancora tutta da costruire. E i "big stop" difensivi quando contano non arrivano perché la squadra, che difende poco durante la partita, non ha ancora trovato il modo di cambiare passo nelle fasi calde. Il 34% cui è stata recentemente tenuta per tre quarti Memphis è la classica rondine che non fa primavera.
"Una metà stagione da dimenticare", ha fatto notare Riley allo scoccare della 41esima partita. E avevano appena vinto contro Sacramento. Chissà se l'ex architetto dello show time ritratterebbe la frase con la quale iniziò ufficialmente la sua seconda era sulla panchina degli Heat. "Questa squadra può diventare grande." La realtà parla invece di un gruppo abbastanza attempato di giocatori di talento, questo è fuor di dubbio, che non ha ancora trovato il modo d'essere efficace su base continuativa.
La consolazione d'aver pur sempre il secondo record della Eastern Conference è minima quando si pensa alle 6 sconfitte subite fra Detroit, Dallas, San Antonio (2) e Suns. Quello che più preoccupa tra l'altro è la gestione fisica di questi giocatori. "Vorrei avere una squadra di giocatori giovani forti - ha ammesso Riley - per farli lavorare come ho sempre fatto. Ma questo è un gruppo diverso e va gestito per quel che è."
Jason Williams, che già era stato assente in Arizona, non ha giocato nemmeno la casalinga contro i Suns. L'ex Sacramento è alla 12esima gara saltata per la sua tendinite al ginocchio che, oltretutto, lo sta sostanzialmente costringendo a non allenarsi per poter giocare.
Gary Payton non s'è mai allenato nemmeno quand'era giovane a Seattle. Alonzo Mourning ha i suoi problemi e recentemente s'è infortunato ad una caviglia. "Mi piacerebbe - ha detto ancora Riley - far giocare più minuti assieme Shaq e Zo. Ma non posso perché in allenamento ho avuto troppo poco tempo per provarli assieme." Per la verità nel corso della stessa intervista l'ex allenatore dei Lakers ha detto anche di non aver avuto il tempo di provare un quintettone con Wade, Posey, Walker e le due torri. Quasi che gli attuali problemi degli Heat si possano risolvere con una sorta di gigantismo cestistico.
L'argomento più scottante rimane legato alle condizioni di Shaq; qualcuno ha fatto notare che le attuali statistiche del gigante da LSU le sta compilando Carlos Boozer a Salt Lake City. Lo staff tecnico in sua difesa del suo contributo complessivo fa comunque notare che le percentuali di tiro di Williams e Posey sono molto buone. "Dopo esser stati fuori a lungo - spiega Shaq - è difficile riprendere subito il naturale ritmo di gioco. Arrivi in certi momenti della partita, specie se hai sempre addosso due o tre avversari e le tue gambe proprio non ce la fanno."
Questa volta Phoenix non ha raddoppiato sistematicamente come nella prima gara stagionale. Ma la partita ha confermato che se i ritmi si alzano l'incidenza del pivot tende a diminuire. Riley preferisce parlare di scarso ritmo dovuto "ai ricorrenti problemi di falli" E' successo anche contro San Antonio. Un po' perché la difesa sul perimetro non è esattamente impeccabile; un po' perché i tempi d'aiuto di O'Neal in questo momento non sono granchè.
La difesa sul perimetro è l'altra variabile inquietante della situazione. "Le nostre partite migliori - ha sottolineato ancora il coach - sono arrivate quando Wade ha alzato l'intensità della nostra difesa." "Non sono un giocatore - ha replicato l'ex Marquette - che possa stare in campo 48 minuti e essere efficace su entrambi i lati del campo. Però voglio applicarmi anche in difesa. Le parole del coach sono forse un segnale. E' improbabile che la scossa venga da Williams, per di più a mezzo servizio, o Payton. Posey per ora è stato deludente. Caro Dwyane, sembra dire Riley, con tutto quell'atletismo provaci almeno tu e chissà che non ti vengano dietro.