La storia di Adam Morrison

Adam Morrison, ennesimo grande prodotto di Gonzaga

Quando nel 1984 gli Utah Jazz scelsero un certo John Stockton da Gonzaga, solo gli esperti e i più profondi conoscitori sapevano chi fosse e dove si trovasse questo college.

A distanza di oltre vent'anni, dopo numerose partecipazioni alla postseason NCAA, dopo aver "prodotto" i vari Matt Santangelo, Blake Stepp, Ronny Turiaf per citarne alcuni, è difficile trovare qualcuno che non abbia mai perlomeno sentito parlare di Gonzaga.

E sembra quasi naturale che dopo tanti ottimi giocatori, tra gli Zags quest'anno ci sia un All-America, noto non solo per il gioco e le cifre, ma anche per la personalità  ed il carisma dentro e fuori dal campo; parliamo di Adam Morrison, ala di 203 cm, al momento primo marcatore di Division I con oltre 28 punti di media a partita.

Per cominciare ad inquadrare il personaggio, è giusto snocciolare qualche numero:
11.4 punti di media da freshman in poco più di 20 minuti di impiego.
19.0 punti da sophomore in 34 minuti e honorable mention All-America
quest'anno, oltre ad essere il primo marcatore, ha "sciorinato" le seguenti prestazioni: 43 punti nella vittoria dopo 2 supplementari contro Michigan State; canestro vincente da 3 sulla sirena contro Oklahoma State; ancora 43 punti nella sconfitta di misura contro Washington.

I numeri sono un bel biglietto da visita, ma quello che colpisce maggiormente di Morrison è il gioco.

Quando lo vidi per la prima volta due anni fa era un freshman sconosciuto per me, e non aspettavo nulla di particolare da questo ragazzo bianco, magro e dinoccolato, dalle movenze quantomeno "inconsuete" per il basket moderno ". e invece ecco un giocatore sempre in movimento, con un gran senso del canestro, capace di attaccarlo e di guadagnarsi falli con una serie di movimenti e virate decisamente "old style", che sembrano (e spesso lo sono) del tutto improvvisati.

Sembrava uno di quei giocatori da campetto (o playground se preferite), sul quale non punteresti un centesimo e che invece fa impazzire chiunque provi a marcarlo con la sua imprevedibilità .

E come se non bastasse, notai che ogni volta che si sedeva in panchina dopo un cambio faceva una serie di "operazioni" che non riuscivo cosa fossero. L'arcano fu presto svelato: Morrison è diabetico, e quindi ad ogni sostituzione si controllava il rapporto sangue/zucchero, e se necessario si faceva seduta stante una iniezione di insulina.

Quest'anno gioca oltre 30 minuti di media, fugando così i dubbi sulla sua tenuta atletica, e ha fatto di Morrison un esempio per tutti i diabetici, dimostrando che il diabete non impedisce l'attività  sportiva ad alto livello.

Da allora Morrison è continuamente progredito, specialmente nel tiro da fuori; è diventato un tiratore da 3 da non battezzare, anzi, come testimoniato dal 40% di questa stagione, una bella differenza rispetto al 31% delle prime due annate. Restano ovviamente non pochi aspetti da migliorare, come difesa, rimbalzi e visione di passaggio per farne un giocatore davvero completo.

Il coach di Michigan State Larry Izzo lo ha definito "il Larry Bird dei poveri"; se a mio modestissimo parere occorre andarci piano prima di scomodare uno dei più grandi di sempre, viene comunque spontaneo il paragone, vista la tecnica di tiro con il rilascio del pallone molto in alto, il look con baffetti e il fatto che lo stesso Morrison ha dichiarato che Bird è il suo idolo da sempre.

All-America, diabetico, Larry Bird ": ce n'è abbastanza per scriverci un libro, ma siamo davanti ad un personaggio che fa' e farà  parlare di sé a lungo. Perché? Quanti altri giocatori hanno in camera un poster di Che Guevara? E ancora: quando coach Few invitò la squadra a frequentare le chiese locali, Morrison rispose scrivendo sulla lavagna in spogliatoio la famosa frase di Marx "La religione è l'oppio dei popoli""..

Come se tutto questo non bastasse, ecco il look: capelli lunghi stile anni '70, con l'aggiunta dei baffetti (poco curati) che si è fatto crescere in questa stagione. Le tifoserie avversarie non aspettavano altro per dargli contro ancora di più, ma Morrison non sembra risentire di questo "trattamento" speciale, anzi ne trae ulteriori motivazioni, dote tipica di molti campioni del passato più e meno recente.

Per concludere, gli Zags sono avviati verso l'ennesima stagione di successo; la WCC non dovrebbe sfuggire a Gonzaga e le partite extraconference dei mesi scorsi saranno tenute in debita considerazione dal comitato che compilerà  il tabellone del torneo NCAA. E, ciliegina sulla torta, qualche giornalista prevede pure che Morrison sarà  nel roster della nazionale statunitense per le Olimpiadi di Pechino 2008.

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