Matt Hasselbeck è pronto per la sfida: lo sarà anche Big Ben?
Il Super Bowl numero 40 è ormai ad una settimana di distanza e come ogni anno numerosi duelli individuali, confronti e storie si intrecciano per poi lasciare il posto al confronto vero, quello sl campo. I quarterbacks che saranno protagonisti della Finale giocheranno questa partita per la prima volta nella loro carriera, che li ha condotti fino a qui su due binari decisamente diversi: Matt Hasselbeck, uno scelto al sesto giro, ci ha messo diversi anni per imporsi ad alti livelli, Ben Roethlisberger, invece, arriva a questa grande occasione con un solo anno alle spalle, un anno magico che lo ha spinto fino a giocarsi il titolo della Afc.
Matt Hasselbeck, 30 anni compiuti a settembre e 7 anni di esperienza nella Nfl, è partito da Green Bay facendo la riserva di Brett Favre e lanciando per 145 yards in 24 mesi, e la sua occasione della vita è arrivata quando i Seattle Seahawks hanno deciso di investire su di lui nel 2001 intuendone qualità e potenzialità che nel gelo del Wisconsin non sarebbero mai potute emergere dietro la gigantesca ombra della leggenda di Favre.
Matt è stato parte del paziente processo di rivitalizzazione della franchigia iniziato con l'arrivo di Mike Holmgren, un programma che intendeva, con piccoli steps annui, alzare le aspettative di una città che di bel football e di risultati ne aveva visti pochi; ragazzo talvolta disponibile e talvolta irascibile, Hasselbeck aveva trovato presto delle difficoltà nel comprendere il sistema offensivo, trovandosi a dover lasciare il posto a Trent Dilfer per poi riprenderselo con decisione. La sua crescita graduale aveva portato nel giro di un paio d'anni i Seahawks dai bassifondi della lega a classifiche più accettabili, come testimoniato dall'interruzione di assenza dai playoffs grazie alle qualificazioni consecutive ottenute nel 2003 e nel 2004 che però avevano avuto un denominatore comune negativo: l'eliminazione al primo turno.
E' ancora lampante il ricordo di Hasselbeck durante il lancio della monetina che determinò il possesso per i Seahawks nel gelo di Green Bay nella sua prima partita di postseason della carriera: Matt aveva sorriso dopo aver vinto il sorteggio, ed aveva detto all'arbitro "Scegliamo il pallone ed andiamo a segnare". Ma un suo lancio, pizzicato da Al Harris e riportato in meta per la segnatura che aveva decretato la fine della partita per 33-27, rappresentò la fine brusca della bella annata delle aquile di mare proprio in quel luogo freddo dove Matt aveva guardato giocare Brett Favre per tante volte, togliendogli dalla bocca la frase: "Non ho niente contro Matt, abbiamo giocato assieme ed è un ottimo quarterback, ma io non avrei detto quella frase dopo il lancio della monetina."
Ed è altrettanto vivo il ricordo della wild card del 2005, giocata contro i rivali divisionali di St. Louis al Qwest Field, quando una partita vergognosa di Koren Robinson ed un pallone droppato da Bobby Engram nell'ultimo gioco della partita con l'occasione di pareggiare, contribuirono ad eliminare precocemente i Seahawks dalla corsa al Super Bowl dopo un campionato che aveva fatto sperare di meglio, con Hasselbeck a sfondare a suon di pugni il tappeto verde dello stadio amico per sfogare tutta la frustrazione del momento, sapendo che egli era responsabile della sconfitta ma solo in parte, data la pessima prestazione generale dei suoi ricevitori e di una difesa che non riusciva a gestire i vantaggi.
Queste due esperienze sono state comunque importanti, in quanto solo dalle sconfitte dolenti viene forgiato il carattere di un grande vincente. E Matt, nel 2005/2006, ha dimostrato di esserlo.
Con lui al comando della cabina di regia Seattle ha registrato il miglior record della Nfc, vincendo 11 partite consecutive dopo essere partiti con un record di 2-2 terminando con il miglior risultato della storia della franchigia, 13-3, ed ottenendo la terza qualificazione consecutiva ai playoffs: i segni della maturazione del quarterback sono stati tangibili, a partire dai numeri accumulati partita dopo partita, rappresentanti una concretezza talvolta sottovalutata per il solo fatto di non essere un personaggio pubblicizzato al livello di colleghi quali Tom Brady, lo stesso Roethlisberger, o Dante Culpepper, una concretezza che però è stata sensibilmente tangibile vedendolo dirigere un attacco che per varietà di soluzioni e per produzione è stato quanto di meglio visto in questa stagione.
Lo score di fine anno ha portato ad Hasselbeck la miglior percentuale di completi in carriera (65.5%) accompagnato da 3459 yards su passaggio ed un rapporto tra Td pass ed intercetti mai avuto in precedenza, rispettivamente con 24 e 9.
Grande è stata la sua maturazione anche nelle scelte offensive: spesso in grado di prendere la decisione giusta senza forzare eccessivamente, Matt ha condotto il secondo miglior attacco della lega per le statistiche con 369.7 yards a partita assieme al grande Shaun Alexander, riuscendo a tenere alto il livello delle prestazioni anche durante l'assenza del suo miglior ricevitore, Darrell Jackson, alle prese con dei problemi fastidiosi alla schiena che lo hanno costretto a scendere in campo solamente 6 volte durante la regular season, ma degnamente sostituito da Dj Hackett e da Joe Jurevicius.
La prova definitiva della sua concretezza in campo è arrivata contro i Washington Redskins: arrivato ai playoffs dopo avere registrato qualcosa come il 75% medio di completi, 9 passaggi da Td ed un solo intercetto nelle ultime 5 partite di stagione regolare, Hasselbeck si è caricato sulle sue spalle tutte le responsabilità offensive della squadra, a causa del colpo alla testa che ha messo fuori gioco troppo presto Shaun Alexander.
Matt è riuscito a dimostrare, con giocate precise, sorprendenti (come il completo per il suo backup Seneca Fallace) e mai affrettate, che l'attacco dei Seahawks può funzionare anche senza l'Mvp della Nfl grazie ad una calma invidiabile all'interno della tasca.
Le sue decisioni sono state spesso impeccabili, l'attacco si è mosso molto bene fin dalle prime battute mettendo in crisi una difesa molto forte come quella dei Redskins, messa alle corde da lanci dalla spirale perfetta che garantivano un primo down dopo l'altro e dalle saltuarie ma efficaci escursioni fuori dagli schemi di un quarterback che si è rivelato essere un discreto improvvisatore, capace di andare in scramble guadagnando quelle 2-3 yards che altrimenti sarebbero andate perse con un sack.
La ciliegina sulla torta è arrivata nel Championship game: l'attacco dei Seahawks si è imposto da subito, la difesa ha fatto il suo lavoro e Matt ha completato i suoi passaggi ancora una volta con una percentuale superiore al 70%, sfruttando appieno gli schieramenti con 3 wide receivers che hanno costantemente costretto la difesa dei Panthers a tirare ad indovinare.
Compresi i playoffs, Hasselbeck non è mai sceso sotto il 100 nelle ultime 6 partite consecutive per quanto riguarda il rating ed anche se i numeri non dicono tutto, questo dato è davvero significativo per comprendere come l'attacco di Seattle sia risultato molto difficile da fermare e quanto il quarterback abbia aumentato il livello delle sue prestazioni, rendendosi protagonista del primo viaggio al Super Bowl nella storia della franchigia che 4 anni fa gli ha dato un posto da titolare.
Il suo avversario a Detroit sarà quel Ben Roethlisberger che ha sostanzialmente monopolizzato le cronache di football da un anno a questa parte, dopo essere stato solamente il terzo quarterback scelto del draft 2004 e dopo aver disputato una stagione sophomore che non ha fruttato agli Steelers una stagione regolare da record come l'anno passato ma che ha visto Pittsburgh vincere 4 partite consecutive tra dicembre e gennaio dopo essere stati a rischio playoffs.
Ben, come detto e ridetto, ha preso il posto da titolare a Pittsburgh grazie ad un episodio casuale, ovvero grazie all'infortunio di Tommy Maddox, e non l'ha più lasciato, rimanendo imbattuto per tutta la regular season fino alla sconfitta partita nella finale della Afc contro i Patriots.
Le gare giocate nei playoffs contro Jets e Patriots lo avevano messo sotto accusa per la chiara mancanza di esperienza in partite che contano e per gli errori che sarebbero potuti costare l'uscita già al divisional playoff, anche se non avevano completamente oscurato l'aura vincente che contraddistingue il ragazzo dal suo ingresso in campo.
Quest'anno Big Ben si è presentato con un anno in più di esperienza ed ha mantenuto alte le aspettative che la franchigia aveva riposto in lui nonostante i risultati altalenanti di squadra.
Presentatosi con capelli e barba più lunghi rispetto all'aspetto "educato" da rookie che aveva l'anno scorso, quasi a voler dimostrare di essere cresciuto nel campo come nell'aspetto, Ben ha guidato gli Steelers ad un record di 5-2 mantenendo statistiche di altissimo livello per rating e passaggi completati e lanciando soli 2 intercetti nelle 7 partite giocate, per poi mettersi da parte per 3 gare a causa di un infortunio non troppo grave al ginocchio.
Roethlisberger è tornato in campo il 28 novembre nella disfatta nel Monday Night contro Indianapolis, nel bel mezzo di una crisi che ha portato 3 sconfitte consecutive e la forte preoccupazione del rischio di esclusione dai playoffs, ma Pittsburgh ha disputato un grande finale di stagione vincendo 4 gare in fila strappando l'ultimo posto disponibile per il treno della postseason trainata dal suo quarterback prodigio, notevolmente infastidito da chi aveva messo in dubbio l'efficacia del gioco aereo della squadra di Bill Cowher.
Ma se quel Big Ben ha confermato di essere in grado di ripetere le prestazioni dello scorso anno, dimostrando maturità agonistica ben superiore ai suoi pari età e mettendo a tacere le malelingue, il Ben versione playoffs è stata una gradita sorpresa: nella trasferta di Cincinnati ha vivisezionato la difesa avversaria concludendo con 14/19 per 208 yards e 3 TD, per un impressionante 148.7 di rating a dimostrare che stavolta il ragazzo era davvero pronto per il passo successivo.
Hines Ward aveva profetizzato bene, prima di affrontare Peyton Manning ed i Colts nel turno successivo: "Ben ha un anno in più di esperienza, l'anno passato per lui era tutto nuovo, era normale non riuscire a gestire la pressione dei playoffs. In questo campionato ha dimostrato quanto vale, ed ora è in grado di fare ciò anche nel mese di gennaio e sono sicuro che ci porterà lontano."
La partita dell'anno, per lui e per i compagni, è stata proprio la rivincita di Indianapolis nei divisional playoffs, una partita che davvero pochi potevano pronosticare a favore dei ragazzi di Bill Cowher.
Ben è stato il valido esecutore degli schemi studiati da Wisenhunt, il suo offensive coordinator, grazie ad un'attitudine offensiva che ha permesso a Pittsburgh di sorprendere i Colts tramite l'uso di lanci lunghi al posto delle consuete corse che gli Steelers usavano proporre per i primi drives.
La differenza l'ha fatta, assieme alla precisione del quarterback, il vero valore aggiunto per l'attacco di Cowher, ovvero il tight end Heath Miller: abile nel fintare il bloccaggio per poi liberarsi per guadagni sempre importanti, Miller ha aggiunto la dimensione che mancava al reparto, consentendo a Roethlisberger di usufruire di un'alternativa che pochi si possono permettere il lusso di avere.
Altra chiave di volta per vincere nell'insidiosa Indianapolis è stato l'utilizzo di lanci nei terzi downs, perché spesso in campionato gli schemi chiamati in questa situazione con poche yards da prendere risultavano di corsa, prevedibili dunque vista la struttura offensiva della squadra portata al ground game ed alla difesa; gli aggiustamenti fatti da questo punto di vista hanno ampliato il portafoglio di soluzioni offensive e grazie alla leadership di Roethlisberger, gli Steelers hanno marciato per il campo confondendo la difesa con degli screens per i ricevitori, oppure con lanci da 10-15 yards sempre per il primo down.
La tattica ha funzionato ancora meglio a Denver.
Big Ben ha perseguito la strategia di Wisenhunt andando a colpire il rookie Dominique Foxworth, continuamente battuto da Cedric Wilson, e quindi, sfruttando gli ottimi bloccaggi della linea, ha ripetuto le traiettorie in out, con screens molto efficaci per Antwaan Rande-El.
Letale con le playactions, Roethlisberger ha fatto un ottimo lavoro nel confondere i defensive backs, guardando in una direzione ma lanciando con precisione dall'altra, riuscendo praticamente a chiudere la gara sul 24-3 all'intervallo e terminandola con il 72% di passaggi completati, 275 yards e 2 passaggi vincenti, liberando l'accesso per quel Super Bowl che Ben giocherà al suo secondo anno nella lega, proprio come successo a quel Dan Marino al quale viene costantemente paragonato.
Con queste premesse c'è da scommettere con certezza che il duello tra quarterbacks che la Finalissima proporrà nella sua quarantesima edizione sarà roba da palati fini; essendo la prima presenza per entrambi alla partitissima per eccellenza, è presumibile che qualcosa a livello emozionale lo pagheranno ambedue, ma le basi per una gara di notevole livello offensivo ci sono proprio tutte.
Ciò che davvero dispiace è che uno dei due dovrà per forza perdere. Ma questa crudeltà sportiva ha sempre fatto parte del gioco e sempre lo sarà : l'importante è che non definisca come perdente il regista che uscirà sconfitto da questa bellissima sfida come si usa fare di solito, perché Matt e Ben hanno lavorato duro per essere in cima al tetto del mondo.
Onore a loro.