A questo punto la sola cosa che rimbombava nello Staples era il coro MVP, MVP
Gli eventi eccezionali capitano quando meno lo si aspetta.
La trattazione di questo report infatti, doveva essere soprattutto incentrata sul peso di Lamar Odom sull'attacco angelino. La crescita dell'ala dei Lakers infatti, sembra essere una delle note più liete della nuova gestione targata Phil Jackson, ma qualche cosa si è messa in mezzo.
RISULTATI
Lakers @ Sacramento 109 - 118 dts
Lakers @Phoenix 93 – 106
Lakers Vs Toronto 122 – 104
La cronaca che questi risultati descrivono è quella di tre partite proprio da Lakers: una sconfitta all'over time con i rivali dei Kings con forti rimpianti per almeno due tiri sbagliati di Odom e una palla persa sempre dell'ala, un'altra sconfitta con una delle bestie nere dell'ultimo biennio e una vittoria sul parquet di casa conquistata partendo da una situazione di - 18 nel secondo quarto.
In definitiva nulla di trascendentale, se si escludono gli 81 punti che Kobe Bryant ha deciso di insaccare proprio nell'ultima sfida, così giusto per dare qualche cosa da scrivere ai giornalista in corrispondenza con la pausa di 5 giorni che il calendario ha regalato ai suoi.
81 punti. Anche a dirlo appare davvero un'enormità .
Ma è inutile perdersi in iperboli. Gli ottimi (n.d.r. scusate la sbrodolata a favore dei colleghi) articoli che hanno preceduto questo report hanno già analizzato come si tratti di una prestazione storica, vuoi per quantità di punti segnati e vuoi per la cattiveria agonistica che il numero 8 ha saputo infondere alla prestazione.
Ma sono due gli aspetti che possono apparire di maggiore importanza a posteriori: quanto è utile una prestazione del genere alla causa giallo viola e quanto può incidere l'atteggiamento del numero 8 sugli equilibri dello spogliatoio?
Banale a dirsi, la W posta a referto dai Lakers due giorni fa, vale esattamente quanto le altre. I Lakers in una tabella che analizzasse la loro stagione, avrebbero dovuto vincere in casa con i Raptors, ma un conto è vincere e un conto è ritrovarsi con un giocatore che mette fa un 28 su 46 dal campo, 18 su 20 nei liberi, con 6 rimbalzi e 2 assist.
Cambia l'abbrivio che una prestazione di questo livello può generare, il pungolo che potrebbe instillare nei compagni, lo svantaggio psicologico che potrebbe indurre negli avversari.
Nell'immediato dopo gara infatti, la discussione nei forum o semplicemente nelle conversazioni da bar fra appassionati, è sembrato vertere su di un solo aspetto, ovvero: MJ sarebbe riuscito a fare altrettanto? E Wilt Chamberlain? Allora è meglio Bryant o i suddetti?
A mio modesto parere, queste discussioni, pur affascinanti, lasciano il tempo che trovano e spostano il punto dagli aspetti principali della questione.
Certamente, Jordan (l'MJ di cui sopra"lo si era intuito, no?) avrebbe potuto in svariate occasione toccare quote di questo genere, così come è ovvio dire che il metro arbitrale ed il gioco che toccavano allo stesso Jordan rispetto a Chamberlain trent'anni fa e a Bryant oggi sono diversi l'uno dall'altro. Non sembra essere questo il punto.
Sarebbe come mettersi a fare una discussione sul fatto che nel tennis Pete Sampras ha vinto più titoli dello slam, ma la volèe di John McEnroe era più bella e che ai tempi di Rod Laver si tirava meno forte. Sono discorsi da bar, per l'appunto.
Non sono Jordan o Chamberlain che devono guidare ai play-off la versione dei Lakers di quest'anno. La prestazione di Bryant deve far riflettere soprattutto per due motivi: si tratta solamente di smania di protagonismo, oppure il gioco e l'ambiente dei giallo viola di quest'anno consentono che la guardia abbia la libertà d'azione necessaria per arrivare a queste cifre?
In sostanza, si ritorna alle due domande iniziali, quelle sull'utilità della prestazione e sulle sue ripercussioni future.
Per quanto riguarda l'utilità , i numeri sembrano propendere per le ragioni del capitano: la prestazione infatti è nata da uno svantaggio cospicuo ed inaspettato dei padroni di casa, una prestazione di squadra che sembrava derivare direttamente dalle due batoste subite nei giorni precedenti.
Allora Bryant ha deciso di mettere la quarta, forse, ma siamo nel campo delle supposizioni, non avesse piazzato un 15 su 21 a cavallo dei due tempi centrali non avrebbe neppure pensato di proseguire e si sarebbe limitato a lasciare giocare i compagni.
Le ripercussioni a breve? Le dichiarazioni del post gara, hanno lasciato spazio alla sola ammirazione, senza insinuazioni di sorta su invidie e dissidi di spogliatoio.
Pare sia stato Odom a sfidare il compagno con la frase: stasera ne puoi fare 60!Phil Jackson in compenso si è detto stupefatto da tanta abbondanza: (cosa avrebbe dovuto dichiarare: "Forte il mio capitano ma quando allenavo Jordan era un'altra cosa"?)
Per quanto riguarda gli avversari, vedremo se prevarrà il sentimento di sfida, il giochiamo alla morte così vediamo se sei capace di rifarlo, oppure il piccolo baco nella mente, ovvero: dobbiamo giocare bene per forza altrimenti questo ce ne può mettere una sessantina per sera.
In ogni caso Bryant potrebbe avere raggiunto il suo scopo: far parlare più di se stesso che della squadra, avere focalizzato l'attenzione sulla sua persona invece che sui rivali per la corsa al titolo di MVP e cosa di cui pochi parlano, mettere l'accento sulla statistica che vede i Lakers vincenti (11 - 6) quando a referto ci sono più di 30 tiri suoi, mentre quando Odom tira più di 15 volte per gara i Lakers hanno un bilancio di 0 Vinte e 8 perse.
E adesso?
Nel bene e nel male, la serata degli 81 che comunque resterà la miglior prestazione individuale di Laker nella storia della NBA per punti segnati è finita.
E' estremamente improbabile che da oggi in avanti Bryant si metta a cercare un'altra prestazione di questo tipo ogni singola sera.
Al contrario la consapevolezza di avere questi numeri nelle mani potrebbero renderlo ancora più letale quando conta, nei tiri sulla sirena o nelle sfide contro avversari più temibili della difesa di Toronto.
Il calendario prossimo venturo prevede proprio sfide adatte a testare l'accumulo di testosterone del numero 8 e compagnia: prima Golden State in casa poi un bella trasferta con visita a Detroit, New York, Indiana per cominciare.
Un ultima nota: in vista dell'All Star game sarà bello vedere se sarà più grande la voglia di essere l'MVP di Bryant o la voglia degli altri campioni di impedirglielo!
Alla prossima"