Ron Artest porta
Avevamo assicurato che ci sarebbe stata una seconda puntata. I giocatori d'azzardo Joe e Gavin Maloof hanno preso il rischio più grosso della loro vita sportiva: Ron Artest indossa la maglia dei Sacramento Kings. In cambio Peja Stojakovic, il record man assoluto con 518 partite in nero e viola, è volato alla corte di Larry Bird e dei Pacers.
I fatti Due sono stati i momenti fondamentali per dirimere la questione. Al mattino i dirigenti degli Indiana Pacers si sono incontrati alla Conseco Field House con l'ex Chicago Bulls e l'agente Stevens. Molto semplice la linea di Donnie Walsh e Larry Bird: Artest, in quanto giocatore sotto contratto per Indiana, non può opporsi a questo movimento di mercato. Da questa constatazione ha preso corpo la minaccia di una sospensione senza stipendio fino alla fine della stagione e di una conseguente apertura di un arbitrato per la rescissione del contratto.
Qualche ora dopo il secondo atto, sotto forma di una telefonata fra i fratelli Maloof ed il giocatore. I proprietari dei Kings avrebbero assicurato il giocatore sulla loro intenzione di mantenere una squadra competiva e sulla reale possibilità di adattarsi al meglio nella nuova realtà del nord della California. "Ron non mi è sembrato recalcitrante - ha spiegato ai giornalisti Joe Maloof a margine della partita del Madison Square Garden - In realtà l'ho sentito molto positivo per questa nuova situazione. Dal canto nostro siamo sempre stati degli scommettitori e l'occasione di prendere un giocatore di questo valore non capita tutti i giorni."
Fonti vicine ai Sacramento Kings hanno parlato di un giocatore il cui unico interesse è quello di tornare in campo al più presto a fare quel che meglio sa fare: giocare a basket. Nondimeno le versioni delle due squadre nelle ultime ore sono state il più classico esempio del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. "Artest è un giocatore straordinario - ha dichiarato Jermaine O'Neal, il compagno che lo aveva attaccato più duramente quando il newyorkese chiese d'essere ceduto - ma poi c'è tutto quello che succede attorno e fuori dal campo. E si arriva ad un punto nel quale non riesci più a sopportarlo." "Forse - avrebbe commentato Donnie Walsh che volle fortemente il giocatore ad Indianapolis - siamo andati anche troppo in là con la sopportazione."
Fatto sta che Artest si unirà ai suoi nuovi compagni a Boston, prima della partita con i Celtics. Il suo esordio avverrà solo dopo un colloquio faccia a faccia con i fratelli Maloof.
Commenti e dietrologia "E' una benedizione", ha dichiarato a una radio locale Artest a proposito della sua nuova destinazione. Fatto sta che il giocatore per qualche settimana si era opposto. "Questo scambio - ha dichiarato Geoff Petrie, più defilato del solito nella vicenda - non si è concretizzato subito per diverse ragioni; però stiamo parlando di un'operazione che ci dà una nuova identità . Artest è molto versatile, ha impatto fisico sulle partite e le può vincere sotto entrambi i canestri." Nessun dubbio che, fermandosi al fatto tecnico sia così.
Secondo i beninformati il vero nocciolo del contendere sarebbero stati gli introiti pubblicitari: Sacramento non è un gran mercato, specie per un atleta che ambiva alla Grande Mela. Il particolare assume discreta rilevanza se si considera che Mark Stevens, agente giovane e da poco assunto al posto di Mark Bartelstein, beneficia solo in minima parte, a livello di percentuale, di un accordo siglato dallo stesso Bartelstein. La fonte di guadagno di Stevens è quasi esclusivamente basata sugli accordi pubblicitari.
Artest avrebbe cercato di perseguire anche gli interessi del suo legale, fino alla minaccia di sanzioni dei Pacers. "Siamo felici - ha fatto notare sull'altra sponda Larry Bird – d'aver portato a casa un grande giocatore, uno dei migliori tiratori del mondo." Di sicuro alla Conseco Field House non ne potevano più e la conclusione della vicenda è il regalo migliore che potessero chiedere.
Stojakovic Strana settimana quella del serbo: cominciata annunciando di voler rimanere un King a vita, non a caso mentre voci di colloqui fra le due squadre si facevano maggiormente insistenti, proseguita nella grande incertezza del martedì fino alla conclusione della vicenda. "Mi sembra un sogno - ha dichiarato il pupillo di Vlade Divac - non vedo l'ora di cominciare." Peja approda nella squadra di uno dei suoi più grandi estimatori, quel Larry Bird cui spesso è stato accostato per l'abilità al tiro.
Il suo ruolo sarà quello di ala piccola, permettendo a Stephen Jackson di tornare al suo naturale spot di guardia. Il serbo guadagnerà 7.5 milioni di dollari fino a giugno quando, secondo molti, uscirà dal suo contratto per diventare free agent. "Vedremo - ha dichiarato l'ex Partizan, lasciando aperta ogni possibilità - c'è ancora molta strada da fare in questa stagione." Il giocatore arriva in condizioni fisiche non brillanti: è certo che la settimana scorsa, prima della partita contro i Los Angeles Lakers, si è sottoposto a pesanti trattamenti antidolorifici. Il suo problema alla schiena ne sta limitando di molto l'efficacia: i 16.5 punti a partita con il 40.2% da 2 e il 39.4% nascondo un po' la verità di una stagione finora poco incisiva.
D'altronde se il giocatore è passato in un anno da pietra angolare della franchigia, almeno a parole, a elemento sacrificabile per Ron Artest, qualcosa dev'esser accaduto. Nella Nba è già successo però che al cambio di maglia siano corrisposte miracolose resurrezioni fisiche. Sarà comunque interessante vedere il tiratore serbo alle prese con un sistema offensivo nuovo: da quando è in America infatti, il serbo ha giocato solo per Rick Adelman.
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Per chi non avesse seguito l'intera vicenda, consigliamo di leggere anche quanto scritto mercoledì 25 gennaio a colloqui in corso nel report sui Kings