Stojakovic sa d'esser stato scambiato dai Kings: chissà se lo rivedremo con questa maglia?
Predrag Stojakovic è ancora un giocatore dei Sacramento Kings; Ron Artest, almeno in teoria, fa ancora parte degli Indiana Pacers. Ma c'è mancato poco che, in un convulso martedì di gennaio, le due squadre si scambiassero i loro campioni problematici. E che si concretizzasse una delle trade da molto tempo fra le più gettonate da "Radio Mercato" Nba.
Tecnicamente è ancora possibile: mentre stiamo scrivendo è in corso un meeting fra Donnie Walsh, Larry Bird, il giocatore e il suo agente Mark Stevens. L'obiettivo dei dirigenti della franchigia dell'Indiana è semplice: convincere il giocatore ad accettare. O per lo meno capire cos'abbia veramente nella testa. "Non è che non voglia giocare là - avrebbe corretto il tiro Artest nella sua unica dichiarazione pubblica - voglio solo poter prima parlare con i dirigenti della mia nuova squadra." Il suo atteggiamento però avrebbe costretto Billy Hunter, massima figura del sindacato giocatori, a muoversi, vista la minaccia dei Pacers di ulteriori sanzioni all'atleta.
"Ron – ha spiegato Stevens - non ha accettato di andare a Sacramento; il mio giocatore vuole fortemente tornare sul campo. Ma per rendere al meglio dev'essere sicuro che la sua sistemazione sia la migliore in assoluto per lui e per la sua famiglia." Di fatto Artest non è voluto andare fra quelli che Phil Jackson definì "vaccari semicivilizzati". L'incertezza sulla situazione di Adelman e della franchigia stessa sono le motivazioni ufficiali. In realtà , esattamente come Chris Webber all'inizio, il newyorkese nemmeno vuol sentir parlare del nord della California.
Di certo Stojakovic l'ha presa male. E, dal suo punto di vista, non potrebbe essere altrimenti: il giocatore, a Philadelphia con la squadra e con un volo prenotato per tornare a Sacramento e parlare alla famiglia del cambiamento di scenario, ha partecipato alla seduta di tiro del mattino. Nel pomeriggio non ha seguito la squadra al Wachovia Center ed è arrivato con una limousine affittata apposta solo nel secondo tempo della sconfitta 109-103 con i Sixers.
"Non credo d'esser stato trattato con il rispetto che merito. - ha dichiarato il serbo ai microfoni di ESPN - Ho capito che stiamo parlando di affari e che in questa lega tutti possono essere ceduti; però non avrei voluto sapere quel che stava succedendo dalla televisione. Adelman e Petrie mi han chiamato solo dopo." A partita conclusa, Peja è partito in autobus per New York, prossima tappa di un tour a est finora costellato di sconfitte.
Una telefonata di Stevens a Geoff Petrie avrebbe bloccato quel che oramai era dato per certo. Possibile che l'agente abbia parlato dello stato mentale del giocatore e che l'uomo che, ai tempi di Webber, decise di correre il rischio questa volta non se la sia sentita.
Il problema attuale del general manager dei Kings è cosa fare del giocatore che doveva guidare la ricostruzione e che sarà free agent alla fine dell'anno.
Gli scenari possibili sono tre: nel primo la notte ha portato consiglio all'ex Chicago Bulls che decide di accettare, volente o nolente, la sua nuova sistemazione. La squadra acquista un giocatore che solo nel 2008 avrà una finestra per diventare free agent e che fino ad allora guadagnerà 15 milioni di dollari. "Stiamo parlando di un uomo di grande intensità - ha dichiarato Joe Maloof, lasciando le porte aperte al recalcitrante Artest - che col suo atteggiamento sul campo fa dimenticare tutto il resto." Stojakovich andrebbe nell'Indiana con un contratto in scadenza con la prospettiva di doversi guadagnare la riconferma in questi mesi. Altrimenti il sign & trade, la firma di un nuovo contratto per spostare ancora il giocatore, c'è chi dice non da solo, sarebbe l'ipotesi più percorribile.
La prima alternativa sarebbe ricucire col serbo per poterlo cedere a giugno dopo avergli fatto firmare un nuovo accordo che accontenti il serbo e che offra ai Kings possibilità di movimento. Altrimenti non rimane che cercare entro il 23 febbraio un altro acquirente disposto a offrire una contropartita di valore e interessante.
Quali che siano gli sviluppi, il futuro rimane nebuloso: portarsi a casa un Artest scontento, in una squadra perdente che, finisse oggi la stagione sarebbe fuori dai playoffs, sarebbe come accettare una bomba ad orologeria.
Anche se bisogna ammettere che, il suo modo di stare in campo, darebbe la sveglia ad un gruppo che troppo spesso è mancato negli attributi. D'altro canto Stojakovic sta vivendo la sua stagione maledetta, fra infortuni e scarso rendimento, lasciando ben altre impressioni rispetto al periodo in cui sembrava uno degli attaccanti più forti della lega. Il rischio di trovarsi a fine stagione con un giocatore del tutto deprezzato, col quale si dovrebbe comunque discutere per non perderlo senza avere in cambio nulla, è molto alto.
Anche perché Peja trascorrerà ogni ulteriore giorno nel nord California, sapendo di esser stato praticamente ceduto; i problemi fisici sono reali come la necessità , a pochi mesi dalla scadenza del contratto, di guadagnarne un altro alle migliori condizioni possibili. "Sapevo che poteva succedere - ha detto Stojakovic dello scambio - e mi stavo abituando all'idea. Ora non so davvero cosa possa succedere. Quest'incertezza non mi piace come non m'è piaciuta la maniera in cui mi hanno trattato."
Bisogna rimanere in attesa della prossima puntata. Sicuramente ce ne sarà almeno una.