Lebron James esulta: è una stagione d'oro per lui e suoi Cavaliers…
Draft 2003: David Stern, il commissioner NBA, chiama sul palco LeBron James che si presenta in un completo candido, quasi come se fosse disceso il nuovo Messia sulla terra, alla ricerca disperata dell'erede del grande MJ.
Cleveland, che aveva giocato la stagione 2002/03 col preciso obiettivo di perdere quante più partite possibile(sì, nello sport americano succede anche questo") per avere più possibilità di pescare il pick numero 1 della salvezza(non che con i successivi si sia pescato malissimo, intendiamoci, ma di Chosen One ce n'è uno) si vedeva piovere questa autentica manna dal cielo che contribuì a collocare "The mistake on the lake" nella geografia non solo dell'NBA, ma in quella dell'America e del mondo intero(la sua jersey è la più venduta di tutte).
E tale sforzo era giustificato, visto ciò che è diventato ora "The Chosen One", ovvero un'arma totale e letale.
Talento offensivo sconfinato fin da subito, in contropiede e nelle scorribande vicino al ferro è sempre stato uno dei primi della classe, ora ha inserito nel suo arsenale anche tre armi temibilissime per l'avversario di turno: il tiro da 3 affidabile, un tiro dalla media mortale(ed erano questi due i principali appunti che gli venivano mossi) e la tendenza jordanesca a cominciare a giocare quando le partite si fanno più calde, il tutto senza trascurare le voci rimbalzi , assist e coinvolgimento dei compagni ed è questa la cosa che stupisce di più.
Ma il dato statistico che lascia ancora più stupiti in positivo è un altro: se nel primo anno tirava col 41% dal campo e lo scorso col 47%, quest'anno viaggia a oltre il 50%!
Sì signori, avete capito bene: tira col 50% che per una guardia prima opzione offensiva(che in genere prende quindi tiri molto più difficili di un lungo) è un dato assolutamente incredibile.
Realizzare oltre 30 punti di media prendendo solo 20 tiri di media fa sì che ci sia spazio anche per i compagni, e in questo senso l'arrivo di Damon Jones a sfruttare i raddoppi che inevitabilmente le sue penetrazioni in area pitturata richiamano è stato fondamentale per la buona stagione disputata fin qui dai Cavs, una stagione in cui i grandi numeri di Lebron sono abbinati per la prima volta anche risultati di squadra soddisfacenti.
Si diceva inoltre di lui che non difendesse: ebbene è migliorato anche sotto questo aspetto. Certo non è un Artest, ma la sua intelligenza gli permette di effettuare diversi steal sulle linee di passaggio e le sue eccezionali qualità atletiche gli permettono anche di dare qualche stoppata notevole. È qui forse che deve fare un ulteriore piccolo miglioramento,ma già così LeBrone tutto sommato così malaccio non è.
Dopotutto dove lo trovate un ventiduenne che gioca nell'NBA come se ne avesse 30 e che rientra nella ristrettissima elite dei giocatori che oltre ad segnare tanto, oltre 30 punti ad uscita, abbina anche 6 rimbalzi e 6 assist circa di media?
E, last but not the least, un ventiduenne con la testa sulle spalle come lui, che non crea polemiche, sposato e che difficilmente sarà implicato in storie di amori clandestini con la Maria(e non stiamo parlando di una biondina")e in risse?
Resta da vedere se anche nei Playoff, a cui finalmente prenderà parte salvo cataclismi del livello di un'influenza aviaria confermerà le sue qualità portando i Cavaliers più avanti possibile, ma le premesse ci son davvero tutte.
Siccome la perfezione non è di questo mondo(ma in questo caso ci siamo molto vicini) qualche appunto al figlio di Akron si può fare: seppur migliorato sensibilmente in difesa ancora non è un fattore nella sua metà campo in uno contro uno, ma il ragazzo è giovane e ha tutto il tempo per lavorare su questo aspetto del suo gioco.
E quando sarà migliorato anche in difesa, l'arma totale della NBA del 2000 avrà preso forma definitivamente, e chissà che incastonato non vi sia pure un anello o più di uno"