Marco Sturm sta confermando tutto il suo valore a Boston…
"Cedere Joe Thornton in cambio di tre sconosciuti è stata la peggior operazione di mercato della storia della squadra". Questo e tantissimi altri commenti hanno bombardato i vari forum di tifosi dei Boston Bruins all'indomani della clamorosa cessione del capitano ai San José Sharks in cambio di Brad Stuart, Wayne Primeau e Marco Sturm.
Tre sconosciuti? Non proprio. Ex scelta di primo turno, Brad Stuart è un difensore molto solido, bravissimo negli inserimenti offensivi e potenzialmente devastante in Power Play. Wayne Primeau, fratello del più conosciuto Keith, nell'arco di una carriera purtroppo costellata da molti infortuni si è sempre dimostrato un checker affidabile e uno specialista delle situazioni in inferiorità numerica. E Marco Sturm?
Nato l'8 settembre 1978 a Dingolfing, cittadina di 19'000 abitanti a un centinaio di chilometri da Monaco di Baviera, Sturm muove i primi passi hockeystici in un campionato di chiara impronta nordamericana. Pur non raggiungendo i livelli tecnici dei tornei russo, svedese e finlandese, infatti, la DEL tedesca, invasa da giocatori e allenatori americani e canadesi, propone forse il gioco più fisico a livello europeo.
Cresciuto nel Landshut, Marco è già nell'orbita della prima squadra quando, nel 1994, la NHL si ferma a causa dello sciopero e diversi campioni approdano nel Vecchio Continente. Non gli sembra vero di poter ammirare da vicino una stella come Scott Young e Sua Maestà Pavel Bure che nell'unico incontro giocato con la maglia della squadra tedesca realizza una tripletta.
Dalla stagione successiva viene schierato regolarmente e in due annate (1995-97), a 19 anni non ancora compiuti, realizza la bellezza di 75 punti in 93 partite meritandosi l'interesse dei San José Sharks, che lo scelgono al primo turno.
La partenza per la California in giovanissima età non sembra creargli problemi. Sturm esce dalle grinfie del preparatore atletico con 13 chili in più e con la consapevolezza di poter proporre la sua intensità di gioco anche in un campionato da 82 partite. La duttilità (può giocare su entrambe le ali), la tenacia difensiva, la velocità e le doti di playmaker lo rendono da subito indispensabile agli occhi dell'allenatore, Darryl Sutter.
La costanza di rendimento è il suo marchio di fabbrica: per sette stagioni consecutive, infatti, l'attaccante tedesco garantisce un'ottantina di partite e una quarantina di punti, conditi da un infaticabile lavoro difensivo, all'insegna dello splendido +23 della stagione 2001-02.
E così, 10 anni dopo aver ammirato con aria trasognata le stelle NHL impegnate ad "ingannare il tempo" in Europa durante il lockout, ora tocca a lui. È Marco Sturm che, in compagnia di Andy McDonald (Anaheim Mighty Ducks), Jamie Langenbrunner (New Jersey Devils) e Aaron Ward (Carolina Hurricanes) decide di tornare in patria, nell'Ingolstadt, dopo la cancellazione della stagione 2004-05.
Di ritorno al sole della California, la stagione in corso sembra ricominciare, per lo meno a livello personale, sotto i migliori auspici. Dopo 23 partite e 16 punti, infatti, solo Patrick Marleau lo precede nella classifica marcatori dei Sharks. Poi, come un fulmine a ciel sereno, ecco la notizia bomba.
Il 30 novembre i San José sono di scena in Texas, contro i Dallas Stars. Brad Stuart, Wayne Primeau e Marco Sturm effettuano il normale riscaldamento prepartita prima di rientrare negli spogliatoi per le ultime direttive del tecnico. È in quel momento, a una ventina di minuti dall'inizio dell'incontro, che Doug Wilson, il General Manager, ordina loro di cambiarsi. Non fanno più parte degli squali.
Meno di 24 ore dopo, dall'altra parte degli Stati Uniti, i tre sono già pronti a scendere in pista con la maglia dei Boston Bruins contro gli Ottawa Senators. Passano 77 secondi e Sturm, al primo cambio, raccoglie un assist di Brad Boyes e batte Dominik Hasek.
Marco Sturm non possiede certo lo strapotere fisico e la straordinaria visione di gioco di Joe Thornton ma, con 14 punti in 16 partite, si è inserito con grande facilità negli schemi di gioco di una squadra alquanto deludente.
Chi ha tratto i maggiori vantaggi dallo scambio? Le conclusioni, forse, si potranno tirare solo alla fine, quando 14 squadre saluteranno la compagnia e si accomoderanno sul divano per seguire i Play Off. Nel frattempo, però, molti tifosi di Boston avranno cambiato idea: il capitano è il capitano, ma quel tedesco non è uno qualunque.