Iverson fa ormai parte della galelria dei grandi dei Sixers, fra Doctor J, Moses Malone e Charles Barkley
Per quanti anni il dilemma su quale giocatore offensivo si potesse accoppiare allo smisurato talento di Allen Iverson ha avuto un ruolo preponderante al "Bar Sport" della Nba? E' passato il tempo: giocatori come Jerry Stackhouse e Toni Kukoc, per non parlare dell'ultimo "Big Dog" Robinson, si sono bruciati.
Flash back numero 1: è il 21 dicembre quando Philadelphia batte 111-100 i Golden State Warriors.
Quella rappresentazione è stata la migliore in assoluto del duo Webber&Iverson: 65 punti in due, 24 per "The Answer" nel primo tempo, 15 di C-Webb nella ripresa ad assicurare la vittoria. Quella sera con un record di 14-12 i Sixers erano primi in nell'anonima Atlantic Division in cui non s'erano ancora svegliati i New Jersey Nets.
Flash back numero 2: Philadelphia sta tornando a casa in aereo dopo l'ultima sconfitta, 119-93 sul campo dei Los Angeles Lakers, di un'infausta trasferta a ovest. In fondo all'aereo Chris Webber cerca un po' di sollievo, allungando la schiena dolorante che lo aveva bloccato durante la partita.
"Non ho mai avuto dubbi - disse Maurice Cheeks subito dopo quella vittoria contro Golden State - sulla possibilità di Allen e Chris di giocare assieme. Oggi sono stati fantastici ed hanno dimostrato quando possono dare a questa squadra."
Billy King, general manager dei Sixers, ha accettato una bella scommessa mettendo assieme un duo di giocatori che molti definirebbero egoisti: nessun dubbio che nel corso delle loro carriere i due siano stati la prima opzione costante delle loro squadre. E' altrettanto vero che già ora, Chris Webber, per le sue capacità offensive, può essere considerato l'uomo maggiormente rispettato dall'ex quarterback della Virigina.
Contro Golden State, tanto per fare un esempio, Iverson e Webber presero 50 degli 84 tiri dal campo della squadra: l'esterno ha una media di 26 tiri a partita, l'ex Michigan si ferma a 18. L'attacco atomico che sta segnando 102 punti a partita dipende in massima parte dalle loro percentuali.
Webber sta tirando col 42% dal campo: quel tiro in sospensione dal gomito che è diventato la sua arma principale da quando il terribile infortunio al ginocchio patito nel 2003 gli portò via l'atletismo, entra a serate alterne. Iverson segna più di 33 punti a gara con un impressionante 45%, se rapportato ai 43 minuti che sta in campo.
"Quando in attacco - prova a eccepire Cheeks - diamo il giusto spazio anche a Iguodala e Korver tira al suo livello siamo più forti." D'altronde pretendere che i suoi due attaccanti più forti cambino a questo punto delle loro carriere è impossibile. Lo sa bene Cheeks che è stato chiamato proprio per gestire questa situazione non facile.
Ci sono serate che non riescono bene come quella contro Golden State; Phila ha infatti appena perso 110-102 contro gli Utah Jazz, nonostante 46 punti dell'ex Georgetown e 21 di C-Webb.
L'altra faccia della luna si chiama difesa: "La gente di Philadelphia è strana - ha recentemente commentato quell'Aaron Mckie che è stato l'unico esterno in grado di convivere in attacco con Iverson - ai miei tempi molti si lamentavano quando vincevamo partite sugli 80 punti. Ora sono tutti contenti perdendo ai 100."
Quello che accade sotto il canestro difensivo è un problema; i due recuperi a partita di Iverson testimoniano di un istinto straordinario e di un giocatore che "scommette" spesso sulle linee di passaggio. D'altronde a 30 anni con quel fisico sarebbe difficile chiedergli qualcos'altro. "Dovrei chiedergli di giocare un po' meno - ammette Cheeks - per averlo più lucido alla fine e più attivo sui due lati del campo." Farlo riposare però è sempre stato un problema.
Chris Webber poi in difesa fa tappezzeria: quest'aspetto del gioco lo ha sempre distanziato da Duncan e Garnett. Su quest'altare s'è bruciato Jim O'Brien che gli chiedeva rotazioni che il giocatore non può più dare.
Il già citato infortunio alla schiena, dal quale l'ex Golden State è appena rientrato non è altro che il risultato degli equilibri precari di un uomo costretto a giocare su una gamba sola e a far affidamento esclusivamente alle sue mani di fata.
I dieci rimbalzi a gara sono un tributo al fiuto per la palla di un giocatore che, anche al massimo delle sue possibilità atletica non ha mai avuto una tecnica di "taglia fuori" di alto livello.
Per queste ragioni la coppia di Philadelphia sta facendo il massimo; la prospettiva della squadra appare abbastanza cristallizzata, i margini di miglioramento risiedono nell'eventuale crescita di Korver e, soprattutto, Iguodala. Difficile che dal mercato possa arrivare qualcosa di interessante senza rinunciare ad almeno uno di questi due giocatori.
Guardando al calendario è ragionevole ipotizzare 44, al massimo 45 vittorie e una partenza di playoffs in trasferta.
L'anno scorso il viaggio si infranse contro lo scoglio dei Detroit Pistons. Per fare più strada anche quest'anno ci si dovrà affidare al cuore di Iverson e alle mani di Webber.
Entrambi sopra i 30 anni, nel momento migliore della loro carriera si sono visti sbarrare la via verso il titolo dai Los Angeles Lakers di Shaq O'Neal; tutti e due hanno deciso che non è ancora arrivato il momento di rassegnarsi.