Chris Bosh: è nata una stella

Una simpatica espressione di Chris Bosh: finalmente Toronto può tornare a sorridere…

Numerose sono le incognite per un rookie al suo primo anno nella Lega; è logico pensare che il ragazzo, catapultato nel mondo NBA di colpo, sia una grande scommessa anche, o soprattutto, per chi lo sceglie.

Ma forse l'emozione, lo scarso minutaggio, magari la non completa fiducia del coach, e sicuramente qualche compagno di squadra ingombrante, portano il ragazzo uscito dal college in secondo piano nel vasto mondo del basket all'americana.

Non è detto però che una scommessa che sembra persa si debba rivelare per forza tale: ed ecco che nell'incredibile serie positiva dei Raptors, grande merito ce l'ha senz'altro il mancino Chris Bosh, scelto al primo giro nel Draft 2003 con il numero quattro e che quest'anno sta maturando a vista d'occhio.

Sarà  che tutta la squadra dell'Ontario sta passando un bel momento di forma; sarà  che anche la panchina sta dando un buon contributo in partita, ma gran parte del merito di questo ruolino di marcia va attribuito sicuramente al ventunenne di Georgia Tech,che sta dimostrando di valere un posto nel firmamento Nba.

Per la verità  ce ne saremmo dovuti accorgere dall'inizio della stagione che qualcosa era cambiato. In trentatre partite, non è mai calato al di sotto dei dieci punti, ma la partita che lo ha consacrato è stata sicuramente quella contro i Pistons di Ben Wallace. Le cifre parlano chiaro: quarantaquattro minuti, trentasette punti, undici rimbalzi, cinque assist e tre stoppate.

E quello non è stato che l'inizio: nelle ultime cinque gare disputate, tutte vinte da Toronto, quaranta minuti di media in campo con quasi venti punti ogni volta, e un buon contributo anche nei rimbalzi, dieci a partita.

L'unica nota negativa è stata il confronto con i Magic di Orlando, dove questa ala che predilige la mano sinistra, ha portato a casa "solo" dieci punti e un rimbalzo; ma è normale un calo di prestazioni ogni tanto. Inoltre ha giocato la metà  del suo consueto minutaggio, solo quindici primi.

Con questa serie di prove di forza, Chris si aggiunge alla nutrita schiera di buoni giocatori venuti dal freddo Canada: James, Peterson (che ha firmato con una bomba il vantaggio, poi la vittoria contro Atlanta), Villanueva, tutti atleti da venti punti di media ciascuno, e che nel trend positivo di Toronto, hanno fatto la differenza.

Per quanto riguarda Bosh, la sua arma segreta è il misto tra intelligenza e incredibile tecnica. È questo che gli permette di arrivare spesso e volentieri alla doppia-doppia.

Ma tra tanti giocatori versatili, in posizione e ruolo, tutti capaci di far male sia dentro l'area che fuori dall'arco, stupisce che questa ala, dotata di fisicità  e precisione al tiro, non annulli le difese avversarie con bombe pericolose. È curioso il fatto che non ci provi neppure a tirare da tre. Quest'anno ha tentato soltanto una volta, contro i Bulls, fallendo.

Ciò che conta è che continui a segnare per garantire alla squadra un sicuro terminale d'attacco dentro l'arco e dalla lunetta, settori sicuramente importanti per conquistare una vittoria.

Per quanto riguarda la difesa, Chris riesce a dare un apporto notevole, perché può contare su un fisico esplosivo e un'ottima presenza in area; infatti sfiora i due metri e dieci per 104 chili, garantendo comunque resistenza ed aggressività .

Infatti, nel corso delle ultime partite, nella metà  campo dei Raptors, è riuscito a catturare otto rimbalzi contro i Pacers, sei contro gli Hawks, e ben dieci contro i Rockets, privi di Yao Ming, ma con un Tmac da trentasette punti in quaranta minuti.

Ed è in questo modo che coach Mitchell lo sta cominciando a considerare imprescindibile per la vittoria. E gli avversari temibile, per la loro sconfitta.

Ora che è diventato un grande, la scelta spetta a lui: se raccogliere l'eredità  lasciatagli da Carter, di guidare la squadra verso un sicuro posto di prestigio nella Eastern Conference, o se invece cercare fortuna approdando a lidi migliori, dato che questo è l'ultimo anno che lo lega alla squadra.

La sensazione è che nonostante abbia ancora da imparare, non impiegherà  molto tempo per farlo, e per potersi permettere di scegliere dove andare, nel ricco mercato d'oltreoceano.

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