I Razzi non decollano

Durissima la stagione di TMac dal punto di vista fisico…

Estate 2004: due sono le megatrades che ravvivano una offseason calda ma tranquilla ed entrambe, direttamente o indirettamente hanno origine in Florida.

Difatti a Miami, poco a nord delle celebri Keys e poco a sud della sua prima destinazione, la disneyana Orlando, torna Shaquille O'Neal, dopo i trionfi californiani al fianco di Kobe Bryant, con il quale una convivenza non appare più possibile a meno di vestire i panni dello scudiero del talento da Lower Merion HS.

Un pò più a nord, proprio a Orlando, un gm proveniente dall'hockey su ghiaccio sembra sempre più desideroso di liberarsi di una stella ingombrante ed insoddisfatta, al secolo Tracy McGrady, da poco arrivato in Florida dalla fredda Toronto, dove aveva lasciato il cugino Vince Carter a godersi le luci della ribalta, convinto che a Orlando avrebbe recitato da protagonista.

Ovviamente le cose erano andate diversamente e T-Mac aveva dovuto cantare e portare la croce, fino a che, desideroso di vincere ma frustrato dal fatto che a Orlando non se ne parlasse proprio, l'ottimo Tracy aveva iniziato uno sciopero del gioco che ben presto aveva convinto il front office dei Magic a liberarsi di lui, accontentandolo.

Così proprio in quella torrida estate a Houston pensano bene di smantellare una squadra buona, però mai vincente, per assicurare a Yao Ming, l'elegante e promettente centro cinese, una stella in grado di esaltarne le qualità  tecniche.

Siccome l'affare conviene ad entrambe le parti, per non parlare di McGrady, entusiasta della nuova avventura texana, si giunge ad un accordo che prevede uno scambio a sette giocatori, con Stevie "the Franchise" Francis, Kelvin Cato e Cuttino Mobley in arrivo a Orlando in cambio del transfuga Tracy Mc Grady, di Reece Gaines, di Juwan Howard e di Tyronn Lue, che approdano alla corte di Coach Jeff Van Gundy.

A Houston, oltre all'ala da Mount Zion Christian Academy, giunge ben poco ed infatti la squadra, dopo una stagione regolare senza infamia e senza lode, in cui anche Jon Barry, Charlie Ward e Bob Sura erano entrati a far parte del gruppo di coach Van Gundy, viene eliminata nel primo turno dei playoffs in sette partite dai Mavericks, dopo aver violato per due volte il campo di Dallas.

Si cerca allora di costruire qualcosa di più competitivo e per questa ragione viene ingaggiato da Memphis l'ala Stromile Swift, esperto esterno di 206 cm, nel tentativo di rinforzare il reparto esterni della squadra. Dikembe Mutombo viene confermato per fare il back-up di Yao per un altro anno mentre da Toronto giunge Rafer Alston, meglio conosciuto come "Skip-to-my-Lou", stella dei playground newyorkesi, dopo aver litigato per un intero anno con coach Sam Mitchell.

Anche il rookie Luther Head sembra in grado di contribuire da subito alla causa così come il veterano David Wesley, giunto a rimpiazzare Ward. Atteso all'esplosione anche Moochie Norris

La squadra sembra più forte, coperta nei ruoli chiave ed in grado di sprigionare una potenza tecnica devastante grazie alla combo Yao & T-Mac, la preseason si conclude con un rispettabile bilancio di 6 vittorie e 2 sconfitte, così le premesse per la stagione 2005-06 sono ottime, ma"

Ma la stagione inizia male, e dopo sette partite la situazione è già  in passivo : 3-4 dopo la vittoria corsara in Minnesota e ci si comincia a chiedere cosa non vada.

Secondo la nota Legge di Murphy, tutto quel che potrà  andar male inevitabilmente vi andrà  ; così inizia una striscia perdente di sette partite, un disastro da mietere vittime tra i deboli di cuore ; il gioco è farraginoso, si fa poco ricorso al contropiede, la difesa, da sempre un marchio di fabbrica di Van Gundy, abbia ma non morde come un mastino senza denti.

Si intravedono segnali di ripresa nelle sette vittorie e due sconfitte che caratterizzano la prima parte di dicembre, ma le illusioni tramontano ben presto a causa di una seconda crisi di risultati che porta il bilancio complessivo dei Rockets a 12 vittorie contro 20 sconfitte nei primi giorni di questo nuovo anno.

Anno che non pare più in grado di assicurare ai tifosi quei successi che il team aveva promesso e per i quali aveva investito, dacchè Yao e soci si trovano all'ultimo posto della Southwestern Division.

Quali siano i problemi di questa squadra è relativamente difficile da intuire ; però una cosa di può dire certamente, cioè che Van Gundy sia l'uomo sbagliato al posto sbagliato ; l'ex scudiero di Pat Riley ai New York Knicks, portabandiera di un gioco chiuso, sbilanciato in chiave difensiva, opportunistico, efficace se si hanno giocatori relativamente cattivi e di grande personalità  aveva fatto bene a New York stessa, con gli Starks, gli Oakley e compagnia cantante.

Però Van Gundy ha qui a disposizione virgulti come Yao o attaccanti istintivi e propensi ad attaccare piuttosto che a difendere come McGrady e Alston, abituati a gestire la palla e fare quel che viene loro in testa al momento, non certo a seguire un canovaccio prestabilito, che vista la personalità  del coach assomiglia ad una velina del MinCulPop più che ad un discreto suggerimento…

Già , il coach Van Gundy" che dire di lui? Intanto è fratello del gioviale, disponibile e di certo più accomodante Stan; pensate che accomodante lo è stato al punto di… accomodarsi fuori dalle scatole e lasciare a Riley il bastone del comando in quel di Miami, adducendo pretesi motivi familiari che se li avesse sparati in una puntata di Zelig avrebbe fatto senz'altro il record di share.

Beh se avete presente Stan, immaginate che Jeff è agli antipodi per il carattere : le cronache ce lo dipingono spigoloso, e poco propenso al dialogo ; fisicamente ricorda un esattore delle tasse ; trovare in lui un simpatico umorista è come pretendere di trovare un iceberg all'equatore.

Secondo una delle chicche che il bravissimo Federico Buffa ha raccolto nel suo “Black Jesus” e ci dispensa nel corso delle telecronache su SKY, tornando in aereo da una sconfitta in trasferta, quando allenava New York, il buon (insomma"si fa per dire) Jeff, che nel caso di sconfitta pretendeva un clima austero e conforme alla triste circostanza, aveva sorpreso un tizio a stornellare allegramente con la chitarra e lo aveva apostrofato duramente prima di accorgersi che altri non era che il proprietario dei Knicks e (quel che più conta) suo datore di lavoro, Mr. James Dolan ; scuse a fiumi e lacrime di coccodrillo ma soprattutto rapporti inevitabilmente raffreddati tra i due, con Van Gundy a spasso di lì a breve".

Questo è il personaggio e si capisce in che modo probabilmente anche lui abbia contribuito a questo stato di cose, anche se non è forse giusto addossargli tutte le responsabilità  ; corretto osservare però che Houston è una delle poche franchigie a potersi permettere due superstars e non è certo la sola tra queste a poter offrire loro un supporting cast adeguato ma non ricchissimo. Però è preceduta in classifica da teams che di star ne hanno una o perfino mezza.

Fanno eccezione gli Spurs, campionissimi anche sul mercato dei free agents, ma solo perché negli anni, hanno saputo costruire delle stelle da giovani di belle speranze, pagati relativamente poco, come Parker e Ginobili, e quindi avevano sufficiente spazio sotto il cap da poter pagare anche due free agents come Van Exel e Finley.

12-20 non è comunque una sentenza definitiva e i Rockets potranno forse raddrizzare il bilancio nell'arco delle prossime 50 partite di regular season ; sembra però giusto dire che la squadra di Van Gundy non ha un gioco in grado di supportare le due stelle e permettere loro di crescere, soprattutto il cinesone, e che manca ancora una o due pedine, soprattutto un play affidabile ed un esterno con molti punti nelle mani, ora che Barry è stato tagliato e Sura non pare più competitivo come una volta.

Resta da capire se in Texas al progetto ci credono ancora o se questi contrattempi abbiano fiaccato la volontà  di costruire una squadra da titolo che possa restituire Houston a quei palcoscenici che le erano giustamente appartenuti al tempo di Olajuwon e Horry.

Intanto continua a preoccupare la schiena di TMac, così giovane e già  così malandato: l'impressione è, purtroppo, che non abbia ancora giocato una singola partita senza il dolore. Brutto segno, ahimè…

Il cinesone, d'altra parte, stenta parecchio a caricarsi completamente la squadra sulle spalle: appare più adatto a giocare da secondo violino piuttosto che ad essere la prima opzione offensiva del team.

Insomma, Van Gundy ha le mani piene, infortuni permettendo…

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