La dura vita in difesa degli esterni di Miami
Qualcuno giura d'aver sentito tremare i muri dello spogliatoio: di certo Pat Riley non ha fatto i complimenti alla squadra. Sono bastati quindici minuti per inquadrare l'unica causa della sconfitta degli Heat contro gli Hornets 107-92: la scarsa intensità . "Ho solo detto – ha spiegato poi il coach di Miami - quello che ogni allenatore avrebbe detto al termine di una partita del genere: i nostri avversari hanno fatto quello che han voluto." Brutta cosa se questo accade all'inizio di un lungo viaggio che prevede fermate a Phoenix, Golden State e Los Angeles, sponda Lakers.
"Questa sera - ha ammesso Hudonis Haslem - ha vinto la squadra che ha avuto più voglia di giocare e vincere. D'altronde succede sempre così." Prima di partire Shaquille O'Neal aveva parlato della necessità di vincere almeno 6 partite su 7; l'unica sconfitta ammessa è già arrivata.
Dopo un primo quarto da 32-32, NewOrlenas/Oklahoma è fuggita: Speedy Claxton e Chris Paul sono sembrati imprendibili per gli esterni avversari. Nonostante la tripla doppia di Dwyane Wade già in cassaforte a fine terzo periodo, Miami nel secondo tempo non è mai scesa sotto gli otto punti di svantaggio.
Pat Riley continua a predicare sulla difesa e sulla condizione atletica senza ottenere, per ora, risultati apprezzabili. Da quando è tornato in sella l'ex coach dei Los Angeles Lakers, Miami subisce una media di 96.6 punti a gara. Il numero di per se non è molto indicativo, perché condizionato dai 70 punti concessi a Timbervolves. Basta controllare cos'è successo nelle partite più importanti per avere l'esatta dimensione del problema: 106 punti subiti nello scontro diretto di Detroit, 115 al cospetto di Lebron James e i Cavs, 113 a Washington in una serata in cui Wade e Shaq hanno messo a posto le cose in attacco.
La tattica conta fino a un certo punto. Si tratta fondamentalmente di mancanza di applicazione: contro Minnesota gli Heat hanno concesso 26 punti e il 23.5% dal campo nel secondo tempo. Dopo un inizio tragico, Posey e Haslem hanno cambiato registro limitando al massimo Garnett e Szczerbiak. "Abbiamo concesso tiri - ha spiegato a fine gara Wade - che non è possbile concedere quando si gioca in casa." "A fine primo quarto - ha commentato Riley - ho pensato a quanto eravamo fortunati a non esser sotto di 15 punti."
Il coachin' staff sta lavorando ad un diverso sistema di rotazioni il cui principio fondamentale prevede che ogni uomo corra a chiudere sull'avversario libero più vicino: "Ci vuole tempo - ha spiegato Gary Payton - per applicare quello che Pat ci sta chiedendo in allenamento: serve fiducia e conoscenza reciproca. Dobbiamo crescere come squadra." Ogni giocatore è costretto a fare delle scelte in base ai movimenti dei compagni. Tutto il contrario quindi di quello che Riley ha sempre predicato nella sua carriera di allenatore, compresi i primi giorni della sua nuova avventura a Miami: ogni giocatore è responsabile del suo uomo.
La sconfitta con i Detroit Pistons non va enfatizzata perché siamo solo al primo episodio di una saga che quest'anno sarà molto lunga. Se però il problema era contenere gli esterni per adesso non ci siamo: Chauncey Billups ha segnato 30 punti. "E' una sconfitta frustrante - ha detto dopo la gara Wade - perché abbiamo giocato bene ed avremmo potuto vincere." Sono mancate però le giocate difensive decisive nei momenti caldi: il play dei Pistons ha segnato prima da fuori poi in entrata.
Sul possesso decisivo è andato in penetrazione attirando a sé la difesa avversaria: il suo scarico ha trovato libero Rasheed Wallace per la tripla spacca partita.. Due banalità : la difesa nei finali tirati è quello che differenzia una grande squadra da una mediocre. In più non vincere a Detroit dopo aver tirato col 52.5% dal campo fa davvero pensare.
C'è da chiedersi se il cambio di mentalità difensiva contiene l'ammissione di Riley di non avere a disposizione mastini comparabili a quelli con cui costrì le difese di New York e della sua prima Miami. Rimane il fatto che da quest'aspetto passa l'intera stagione della franchigia della Florida. A cominciare da questa lunga trasferta.