Feste con il carbone per L.A.

Lamarvelous è stato grande a Natale (e anche dopo) ma la squadra non ha seguito il suo esempio

Stasera abbiamo difeso forte e giocato in modo molto intenso. Noi cerchiamo di farlo in ogni partita, queste sono le armi con le quali possiamo fare strada.

E' finita così, con una bugia diplomatica rilasciata da Kobe Bryant la sfida di Natale che ha visto protagonisti ancora una volta i Los Angeles Lakers ed i Miami Heat di Shaquille O'Neal.

Una sfida ormai troppo pubblicizzata dal punto di vista del pathos, ma una partita che ha segnato un picco nelle prestazioni di entrambe le squadre ed un brusco risveglio dai sogni di dicembre per i Lakers.

Risultati

Lakers @ Orlando 104 – 88
Lakers @ Miami 92 – 97
Lakers @ Washington 91 – 94
Lakers Vs Memphis 99 - 100 dts
Lakers Vs Utah 94 – 98
Lakers @ Utah 80 - 90

Andiamo per ordine. Il mese straordinario della franchigia californiana era proseguito dopo la serata tutta-Kobe contro Dallas, con la trasferta di Orlando, nella quale il livello dei numeri del numero 8 era tornato ad un livello più umano: solamente 16 tiri con 21 punti e 9 assist.

Una prestazione più che sufficiente per far girare al meglio la squadra e portare a casa una vittoria che aveva dato un record abbondantemente sopra il 50 %, con tutto il quintetto a referto in doppia cifra.

E' poi arrivata la tanto attesa disfida natalizia.

Come è andata già  lo si sa.

Risultato finale a parte, del pomeriggio di Miami resteranno la stupefacente prova difensiva di un Lamar Odom finalmente a fuoco nel suo ruolo di "nuovo" Scottie Pippen, il buco al tiro manifestato da Kobe negli ultimi minuti ed in generale nella seconda metà  della gara, dopo che la guardia angelina aveva cominciato la partita con un entusiasmante prova balistica e la prova decisiva di un avvelenato Gary Payton, che ha sostituito Wade (problemi di falli) oltre che in campo anche nel ruolo di ago della bilancia nella sfida interna fra Shaq e Kobe.

Nonostante la sconfitta, L.A. si è proposta dopo questa gara, come una squadra in salute, pronta a difendere di gruppo nonostante la cronica assenza di un lungo di peso, con Brian Cook sempre più spesso titolare con compiti al tiro che ricordano molto quelli passati di Robert Horry e la panchina decisamente convinta del proprio ruolo di supporto alle due star consolidate.
Invece, da quel momento i Lakers hanno inanellato una serie di cinque sconfitte consecutive, finendo sotto nel record vinte/perse (15 - 16) e dimostrando di non aver perso la propria vocazione a complicarsi la vita esaltando più che le proprie doti, quelle dell'avversario di turno.

Prima, contro gli Wizard, i Lakers hanno forse risentito della troppa tensione accumulata nella gara di Miami e hanno nuovamente sfiorato la vittoria sbagliando però tutte le opportunità  nel finale.

Con Memphis poi, è stato un tiro allo scadere del supplementare mancato da Chris Mihm a condannare una buona versione dei californiani alla terza sconfitta di fila.

Infine le ultime due sconfitte contro gli Utah Jazz del redivivo Andrei Kirilenko , hanno dimostrato quanto l'egoismo di Bryant sia vitale e quanto la sua assenza pesi a compagni e allenatore.

Assenza? Come Kobe si infortunato?

No, il capitano dei giallo viola, non è stato limitato nella presenza da infortuni di sorta, bensì dalla splendida idea di inviare un "messaggio" alla difesa avversaria nella gara contro Memphis, nella persona di Mike Miller.

La guardia dei Grizzlies si è visto recapitare una bella gomitata dal numero 8 e le conseguenze sono state appunto due gare di sospensione.

Stendendo un velo pietoso sull'episodio, c'è da segnalare come anche le vicende fuori dal campo, abbiano reso particolarmente frizzante il finale d'anno dei californiani.

La prima bella notizia è arrivata dalla CBA. La squadra dei Yakima Sun Kings ha infatti segnato a roster il nome di Ronny Turiaf, ovvero la seconda scelta dei Lakers dello scorso draft.

Non essendo ancora pronto per la NBA, l'ala forte della Martinica ha deciso nell'ambito della rieducazione seguita all'intervento al cuore della scorsa estate, un impatto più morbido.

I tempi sono da record, ma il solo rivedere questo atleta su di un parquet a segnare 9 punti con 5 rimbalzi nella gara d'esordio, fa decisamente piacere, considerato poi il fatto che soli 6 mesi fa l'opinione comune era quella che l'idolo di Gonzaga avrebbe dovuto ritenersi fortunato se fosse rimasto vivo.

Sul fronte mercato sono due i nomi che fanno sobbalzare i tifosi: era infatti già  noto di come i Lakers fossero tra le franchigie interessate a Ron Artest, ma il rumor che gira più frequentemente è quello che vedrebbe i giallo viola in una trade a tre con Pacers e Raptors per avere l'ala ex all star da Indiana e Jalen Rose dal Canada, sostanzialmente a costo di Devean George e un altro giocatore da scegliere.

Ovviamente siamo nel campo delle supposizioni, ma c'è chi vede in un possibile quintetto Rose, Bryant, Artest, Odom, Mihm, una delle soluzioni più interessanti nella corsa d un posto nei play-off ad Ovest.

Il meglio della settimana: tornando alla gara contro Miami, si è detto che la dichiarazione da spogliatoio di Bryant è stata un bugia. Non tanto perché i Lakers in quella gara non avessero fatto il proprio dovere, quanto perché non era così scontato che applicassero quella formula in ogni gara.

Se i Lakers fossero davvero quelli visti contro Shaq e soci, la classifica parlerebbe di qualcosa di più consistente di un 15 vinte e 16 perse. Nel pomeriggio di Natale, gli angelini hanno difeso finalmente in modo convincente, hanno trovato in Kwame Brown, ormai la riserva di Cook e non è uno scherzo, un vero Shaq stopper e soprattutto hanno trovato in Odom un regista difensivo strepitoso, un atleta sempre presente a disturbare il fulcro del gioco avversario e capace di colmare le tante lacune dei compagni più grossi.

Il peggio della settimana: peccato che nelle partite successive i Lakers non siano stati quelli visti contro Shaq.

Anzi nelle sconfitte seguite nelle ultime giornate si è evidenziato ancora una volta quanto questa squadra sia troppo limitata dalla mancanza di centri.

Certo, all'indomani del sessantello abbondante rilasciato da Bryant contro i Mavs, l'argomento del giorno pareva essere il suo mancato utilizzo nell'ultimo quarto. Eppure, le ultime due uscite contro i Jazz hanno evidenziato come anche prendendo troppi tiri, il capitano giallo viola non può minimamente essere paragonato a qualsiasi altra guardia a roster.

Una dipendenza dovuta certamente al fatto che il solo Odom al di là  del fatto tecnico, non possiede la personalità  per guidare da primo violino i Lakers e non ci sono alternative tecniche che comprendano giochi per lunghi convincenti.

E adesso?
L'altalena che ha caratterizzato l'andamento californiano fino ad oggi, proseguirà  molto probabilmente nelle prossime settimane. E' infatti difficile prevedere che questa squadra riesca a fissare uno standard più alto di quanto visto fino ad ora.

Le avversarie di turno saranno nel prossimo futuro, Philadelphia e Indiana in casa, il derby con i Clippers e Portland in trasferta. In particolare, la gara contro i cugini potrebbe essere un altro gradino psicologico importante, da vedere come lo affronteranno gli ormai ex dominatori della città .

Alla prossima"

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