Per colpa di qualcuno…

Stephon Marbury e Larry Brown: una foto vale più di mille parole

E' appena iniziato il nuovo anno e si è già  senza futuro. Stagione alle ortiche, presto, troppo presto, che neanche con Lenny Wilkens come coach e con un roster neppure lontanamente paragonabile. Dissapori in spogliatoio, scioperi in campo, il General Manager che parla già  da dove si ripartirà  per l'ennesima pseudo-ricostruzione. Benvenuti a New York, ieri, oggi e domani.

Difficile decidere da dove cominciare in così tanta disgrazia sportiva. Proviamo dal record attuale: sette vinte, ventuno perse, peggiore NBA. Chi giustamente attendeva fiducioso il calendario più favorevole dopo l'inizio shock complice la lunga trasferta ad ovest per veleggiare verso il 50%, è stato progressivamente disilluso dalla regressione di un team che pareva finalmente in grado di difendere decentemente dopo gli obbrobri degli ultimi anni. La difesa, invece, è stata proprio la prima a saltare, permettendo tranquillamente agli avversari di varcare la fatidica soglia dei 100 punti.

Non esistono alibi, per nessuno. Dall'allenatore, che con le sue rotazioni strampalate e la nuova regola degli "Hometown" ha contribuito a tante sconfitte quando forse era ora di vincere qualche gara anche ad ovest, tanto per dare fiducia allo spogliatoio e ripagare il pur minimo sforzo dei Marbury che mai avevano difeso in carriera ma, seppure un minimo, si erano finalmente impegnati a provarci, agli infortuni di Eddie Curry, che onestamente ne ha sempre una ed il termine "soft" sta facendo capolino nella testa di tutta New York City, tanto che i tempi di "Bamby" Camby sembrano quelli di Willis Reed e della sua Finale su una gamba sola.

Proprio nel momento della presunta riscossa, i Knicks si sono squagliati come la più classica della neve al sole. 2-14 il bilancio dicembrino, con Antonio Davis, l'ultimo arrivato, a chiedere pubblicamente scusa ai tifosi, mentre Marbury, il presunto uomo franchigia, era impegnato a prendersela con il giornalista di turno, perché intanto non è mai colpa sua.

C'è anche la rissa nel rullino di marcia di questa squadra: Malik Rose e Nate Robinson sono venuti alle mani sotto la doccia. Ufficialmente, perché il primo non ha pagato una scommessa persa al secondo (Seattle-Philadelphia, NFL), ma la verità  è che l'ex-Spur ha criticato apertamente le scelte al tiro del rookie dopo l'ennesima sconfitta. E' arrivata anche la sospensione per Robinson, due gare saltate, pare pure per un diverbio con Brown" e che dire di Trevor Ariza, fermato dai compagni mentre stava per avventarsi sul coach dopo un pino punitivo?

Nel marasma collettivo, quello fatto anche della ventina di starting five provati da in queste 28 gare, Isaiah Thomas è stato, almeno tramite i media, molto calmo e cauto. L'unica sua dichiarazione di un certo spessore è stata quella di considerare Brown, Curry e Channing Frye gli unici intoccabili del team. Scaricato dunque Marbury, a cui è stato pure chiesto di essere "più uomo", con risultati pari a zero.

Per "The Coney Island Finest" il credito è finito. Zeke l'ha voluto, Zeke ora lo ha scaricato, giustamente. Tutti speravano che questa fosse la volta buona, che con Brown, l'uomo che ha domato Iverson, finalmente Starbury esplodesse, mettendo il sederino in carreggiata. Niente di tutto ciò: dopo aver chiesto lo spostamento in shooting guard appena iniziata la stagione regolare, ha alternato ottime prove con alcune inguardabili, culminate con il Garden che per la prima volta nella storia ha fischiato all'unisono un singolo giocatore.

Come se ciò non bastasse, qualche partita dopo ha letteralmente scioperato ad Orlando, 0/7 al tiro e solo 3 assists, dicendo alla fine che ha solamente fatto quello che il coach gli ha chiesto, mentre dall'altra parte un Brown avvilito lo scaricava pure lui pubblicamente. Due giorni dopo, l'esplosione con 23 punti e 12 assists ed i complimenti dell'allenatore. I due pare che alla fine si siano chiariti proprio ieri, ma non facciamoci ingannare, questo è l'ennesimo fuoco di paglia di un giocatore che ha chiuso anche con la sua città  natale, con l'ambiente che avrebbe dovuto dargli la scossa definitiva per viaggiare verso l'Olimpo dei Grandi, ma che invece lo ha rigettato ancora più in basso. Il risultato finale, inoltre, è il medesimo: che faccia zero canestri o oltre 20 punti, sempre una sconfitta arriva" dov'è l'inganno?

Pare ormai chiaro che Thomas lo cederebbe alla prima occasione, ma nessuno abboccherà , così come con Quentin Richardson, che si sta rivelando uno dei peggiori acquisti nella storia dei Knicks, e non stiamo esagerando. Per la verità  si era parlato di uno scambio con Washington per Chucky Atkins e Jared Jeffries, ma onestamente i Wizards ci perderebbero troppo, il che è tutto dire.

Tornando a Eddie Curry, i suoi numeri di quando è regolarmente in campo senza problemi fisici e tecnici (leggi falli) sono sorprendenti ed è letteralmente dominante, nonostante sia stato fermo per tanto tempo ed abbia solo ventitrè anni con zero di esperienza a livello di college. Con Aguirre come mentore, può davvero diventare uomo da 20+10 in scioltezza. L'unico dubbio ad oggi resta la sua presunta mancanza di voglia di stringere i denti, fermandosi al primo dolorino.

Chi invece pare davvero capito che o si esplode con Brown o si resta per sempre nel limbo è Jamal Crawford. Salvo certe serate balorde, ha regolato e di molto le sue scelte di tiro e la gestione stessa del pallone. Spesso gioca pure playmaker con discreti risultati, visto che la squadra va di più in contropiede e la palla arriva meglio ai lunghi rispetto a quando la gestisce Marbury, da sempre un play da metà  campo e palla ferma.

Certo, il problema del regista resta e si vorrebbe andare sul mercato per rimediare, ma non ci sono molti veri playmaker in giro e quelli non si spostano con le pedine che hanno i Knicks. Restando sul fronte mercato, gli altri nomi circolati sono Jalen Rose ed ancora Ron Artest. Sul primo stendiamo un velo pietoso, mentre il secondo si è capito che le speranze di averlo sono ridotte al lumicino, visto che non ci sono gli assets per convincere quelli di Indianapolis, se – come giusto – Frye è intoccabile.

Per la verità , pare che nessuno voglia Artest, o almeno non si trova chi voglia sacrificare troppo, anzi. Forse tutti stanno aspettando la deadline di febbraio così che i Pacers abbassino le richieste, ma anche in quel caso chi potrebbe essere appetibile per Indiana nel roster newyokese? Certo, piuttosto di perderlo davvero per nulla, un Ariza e qualcosa d'altro sarebbe meglio di niente, ma anche le altre 28 franchigie hanno un po' di "roba" da mettere sul piatto per pareggiare come minimo i bluarancio.

La situazione, come avete potuto leggere, è caotica. Non c'è oggi, non c'è domani" ed il futuro ancora un po' più in là ? Cercare di cedere Marbury (difficilissimo) e gli altri contratti pesanti come quelli di Richardson, Malik Rose e Jerome James per provare ad andare sul mercato nel 2007 con soldi da spendere, mantenendo nel contempo il nucleo giovane? Oppure provare aggiustamenti in corsa che però fino ad ora sono stati deleteri?

Aiutiamoci con i luoghi comuni: "Anno nuovo, vita nuova", si spera" ed è così che Brown ha annunciato che taglierà  la rotazione a nove uomini, con Nate Robinson e David Lee in quintetto (Lee fino a 10 giorni fa in lista inattiva perenne) e Frye e Crawford pronti ad entrate a partita in corso. "Ho parlato con Isaiah e sul 7-21 ci pare giusto giocare con i giovani, accorciando la rotazione per far fare esperienza ai rookie. Con la stagione andata, la cosa più importante è farli giocare". Vedremo, non è la prima volta quest'anno che l'ex-coach dei Pistoni promette di stabilizzare il quintetto.

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