Il monumnentale gancio di Shaq O'Neal che però dovrà cominciare a preoccuparsi anche della difesa
"Finalmente è finita. - ha ammesso Dwyane Wade - Ora potremo tornare a concentrarci e lavorare per migliorare." Miami - Los Angeles è passata; per fortuna il basket non è il wrestling e sbaglia chi nella Nba crede di promozionare questo sport pompando rivalità , a discapito della componente tecnica.
Gary Payton ha rubato il proscenio, segnando 21 punti nel secondo tempo nonché il tiro decisivo; l'ex Seattle ha rimediato così ai molti minuti trascorsi in panchina fra terzo e quarto periodo da Wade con problemi di falli e alla modesta prestazione di O'Neal nella seconda metà della gara.
Una tripla del "guanto", su assist di Shaq, ha dato a un minuto dalla fine il definitivo vantaggio per quelli della Florida. La sua difesa su Kobe Bryant ha fatto il resto. "Queste sono le ragioni - ha spiegato dopo la partita Riley - percui abbiamo voluto Gary con noi. Soprattutto iniziative offensive se Dwyane è in difficoltà ."
L'ex Marquette si era messo nei guai con una gomitata in faccia a Bryant, quarto fallo, " dopo averne subite almeno tre", avrebbe confidato in spogliatoio dopo la gara. "E' stato il Payton che tutti conosciamo - l'ha omaggiato O'Neal – punti, difesa e lingua lunga." Per quella s'è risentito Lamar Odom che l'ha rincorso verso la metà campo alla sirena. "Cerco sempre - ha spiegato l'uomo da San Francisco - di entrare nella testa dei miei avversari con qualche parola: la vera durezza è infischiarsene come faccio io."
La vittoria con i Lakers, di per sé non è nulla di eccezionale, ma evidenzia la principale caratteristica di questo gruppo: giocare a sprazzi. Contro LA gli Heat si sono trovati a + 14 nel secondo quarto per andare al riposo sul +6. Di nuovo a +8 nell'ultima frazione, Miami è arrivata punto a punto nel finale. Questa pericolosa tendenza è già costata la sconfitta nella partita contro i New Jersey Nets. Dell'argomento s'è parlato nell'ultimo allenamento prima della partita con Milwakee; Riley ha messo l'accento sulla necessità di giocare l'intera gara allo stesso ritmo.
"E' come se - ha riconosciuto il coach - una volta costruito il vantaggio perdessimo interesse in cosa stiamo facendo." "Abbiamo alcuni lapsus - ha minimizzato invece O'Neal - durante le gare: dobbiamo trovare un modo per essere attivi per 48 minuti. All'inizio di un mese da brividi e di un periodo di 9 gare in trasferte nelle prossime dieci gare, bisogna essere realisti. Difficile che proprio ora si schiacci a tavoletta l'acceleratore. In situazioni come queste bisogna sapersi gestire; gestire implica anche la fase difensiva del gioco.
Che è quella che finora è sempre mancata: anche nella gestione Riley siamo a qualcosa meno di 102 punti subiti a gara. Un'enormità perché questi non sono i Lakers che rifilavano 120 punti ad ogni avversario; non sono nemmeno più quei tempi. "E' ora che questa squadra - ha spiegato l'ex coach dei New York Knicks - cominci a preoccuparsi della fase difensiva. La difesa è una responsabilità individuale: ognuno deve tenere il suo uomo." In questo sta la filosofia di un allenatore che senza zone o chissà quali diavolerie, dalla Grande Mela in poi ha sempre costruito le vittorie su una difesa ermetica.
"Penso che - ha ripetuto Shaq - se ognuno sarà in grado di badare al suo uomo, le cose funzioneranno meglio." "Al momento - dice più onestamente Zo Mourning - la nostra difesa non è al livello di una squadra che vuol vincere il campionato. Dobbiamo decisamente migliorare. Per farlo bisognerà cominciare a parlare di applicazione, sforzo. Aspetti finora sottovalutati all'interno del roster rosso nero. Parlare solo della difesa individuale poi è riduttivo specie se si considerano le recenti prestazioni di Lebron James e Vince Carter contro gli Heat: "E' stata solo colpa mia", ha detto Dwyane Wade dopo i 53 punti messi a seno da "Air Canada" in Florida: fenomeni del genere però non si fermano uno contro uno. Occorre il lavoro di tutta la squadra e un'organizzazione che al momento non si vede.
Con la difesa di squadra, peraltro, un gruppo costruisce la sua identità ; ce ne sarà bisogno da domani sera al Palace di Auburn Hills per il primo rendez vous stagionale con i Pistons. Gennaio sarà un vero gran premio della montagna, non solo per le trasferte: all'orizzonte ci sono Memphis, Minnesota, San Antonio, due volte Phoenix in un panorama di 17 partite in 31 giorni con quattro back to back.
Che sia arrivato un po' di carbone per il tempo sprecato finora?