Se Diaw continua a giocare così, il premio al giocatore più migliorato è già assegnato…
Per chi quest'estate fosse fuori della portata delle notizie NBA, o per chi semplicemente si disinteressa delle off-season senza partite, riassumeremo brevemente la storia di Joe Johnson e Boris Diaw.
Johnson era un "restricted free agent" quest'estate e i Suns avevano più volte dichiarato che avrebbero eguagliato qualsiasi offerta (avvalendosi dei "Bird rights" che avevano sul giocatore). Johnson non si era pronunciato ma tutto pareva indicare che sarebbe rimasto nella valle del sole. Invece la guardia firma con gli Hawks (squadra col peggior record della NBA) e chiede a Robert Sarver, il proprietario dei Suns, di non pareggiare l'offerta e lasciarlo andare.
Arriva addirittura a dichiarare che non vuole più essere "la quarta ruota del carro". A Phoenix però non erano disposti a lasciar andare Johnson senza ricevere nulla in cambio, così propongono un "sign and trade" ad Atlanta.
Tutti si chiedono chi sarà il giocatore che i Suns vorranno in cambio per Joe, alcuni scommettono su Childress, altri, più pessimisti, credono che vorranno il "dunker" Josh Smith. Alla fine però i Suns chiedono Boris Diaw.
Una guardia francese di 2,03 e 97,5 kg, ventunesima scelta del draft del 2003 che non aveva dimostrato in sostanza nulla nei due anni in Georgia e che gli Hawks non vedevano l'ora di togliersi di dosso. Alla fine, dopo infinite vicissitudini interne degli Hawks, l'affare va in porto e i due giocatori cambiano squadra e casa.
Johnson dal canto suo se ne va come una delle migliori guardie emergenti, con un 48% nei tiri da tre e una firma su un contratto da 70 milioni di dollari.
Dopo quasi tre mesi dalla conclusione del trade, i due giocatori stanno vivendo stagioni diametralmente opposte.
JJ, che secondo lo staff degli Hakws doveva essere il playmaker titolare, sta giocando con molti alti e bassi. In attacco è il migliore della sua squadra con 19.1 punti, però la sua percentuale di tiri da tre è, a fargli un complimento, mediocre: 33.8%.
Il suo ruolo come playmaker è messo in discussione dal suo stesso allenatore che ha provato a farlo giocare insieme ad una point guard vera come Tyronn Lue in diverse partite. Oltretutto gli Hawks sono ancora la peggior squadra della NBA nonostante gli acquisti del suddetto Johnson, del sorprendente Pachulia e le scelte al draft di Stoudamire e Williams.
Boris Diaw dal canto suo è, al giorno d'oggi, il massimo candidato al premio di Most Improved Player. Racconta che sin da bambino è sempre stato un grande ammiratore di Magic Johnson, una volta disse a sua madre che voleva giocare come play, come Magic, e sua madre gli rispose che era troppo alto e avrebbe dovuto giocare come centro. Questo suo amore per quell'insolito play si dimostra ogni sera sul parquet.
Infatti Diaw eccelle in quasi tutti gli aspetti statistici, può vantare 10.5 punti, sicuramente il suo punto debole visto che preferisce sempre fare un assist che un canestro (abitudine a volte portata all'estremo, come in un'azione, contro i Kings, nella quale poteva tranquillamente schiacciare e invece l'ha passata a Barbosa), acciuffa 6.5 rimbalzi a partita e dà 6.1 assist, una cifra spettacolare se considerate che nella sua stessa squadra gioca un certo Steve Nash, il miglior assist-man della lega.
L'aspetto sicuramente più sorprendente di Diaw, oltre al suo miglioramento nelle statistiche, è la sua versatilità , un'altra caratteristica che lo accosta a Magic. Può giocare praticamente in tutte le posizioni del campo e questa stagione lo ha dimostrato giocando addirittura come centro.
Ha una gran visione di gioco come un buon playmaker che si rispetti, sa difendere uomini più alti e pesanti di lui, va molto bene a rimbalzo ed è più veloce della maggioranza dei big man della lega. D'Antoni ha un grane fiducia in lui e infatti ha detto di lui: "Può arrivare a un livello superiore, quello dei grandi giocatori".
Chi è il gran colpevole di questo sorprendente Diaw? Lo stesso che aveva reso Joe Johnson uno dei migliori tiratori l'anno scorso: Steve Nash. L'MVP dell'anno scorso ha infatti dimostrato ancora una volta che è capace di migliorare qualsiasi giocatore che si trova al suo fianco. Una qualità che da sempre ha segnato il confine tra i grandi giocatori e i campioni.
L'altro responsabile è l'allenatore Mike D'Antoni che, seguendo i suoi ideali, ha dato a Boris Diaw la libertà offensiva che tanto avrebbe voluto avere ad Atlanta. Mentre nel lontano sud-est gli chiedevano di fare più canestri possibili, limitando le sue capacità di distributore, qua nel deserto il coach gli chiede di fare ciò che meglio sa fare, senza nessuna pressione.
In Georgia l'allenatore Mike Woodson è sorpreso dalle prestazioni di Diaw. “Con me Diaw non poteva giocare. -dichiara dopo la partita a Phoenix- E poi aveva detto che voleva andarsene e così, l'abbiamo lasciato andare".
Johnson invece sembra sentire la mancanza di Nash e i suoi assist, anche se durante l'estate girava voce che avesse dichiarato che era stanco di essere "la trappola di Nash nell'angolino".
Il futuro di Joe è pieno di punti di domanda. Riuscirà a guidare gli Hawks ai playoff, se non quest'anno, almeno il prossimo? Potrà diventare All-Star in una squadra da venti vittorie l'anno? Una cosa è certa, ad Atlanta è il leader indiscutibile, e se le cose cominciano a funzionare sul serio si prenderà molti meriti, ma se le cose andassero male, dovrà digerire molte critiche e sentirà il peso di essere in primo piano e del super-contratto firmato d'estate.
Diaw invece non conosce nemmeno la parola pressione. Era arrivato come uno sconosciuto in Arizona e il suo rendimento è già al di sopra d'ogni aspettativa (anche di quelle dello staff), qualsiasi cosa in più sarà come una ciliegina sulla torta. Inoltre gioca nella squadra dell'MVP e che, col ritorno di Stoudemire, sarà una delle candidate all'anello.
Voi, se poteste scegliere in questo momento, chi vorreste essere? Joe Johnson o Boris Diaw?